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dalla redazioneIl senso di una protesta
31/07/2005

La decisione della Commissione Disciplinare che ha inflitto al Genoa più del massimo della pena ha indignato i tifosi rossoblù ed ha impressionato un po' tutti.

A Genova convivono due squadre, la rivalità è enorme, ma le parole più diffuse, anche tra i tifosi dell'altra sponda, sono state le stesse di S.E. il Cardinale Arcivescivo Bertone.."hanno esagerato".

Questo è il primo punto importante, al senso comune della gente la punizione è subito apparsa sproporzionata.


La Disciplinare  ha poi completamente ignorato le ragioni della difesa, nonostante siano state esposte con maestria dal Collegio difensivo.

Da qui la sensazione e, quindi, la protesta della gente, di una decisione già presa, già scritta, si immagina  voluta dall'alto.

Ed ecco i cartelli contro Carraro che deve andarsene dopo aver portato il calcio a questi livelli e che ora, troppo tardi, sta tentando un impossibile recupero.

Se si è deciso di rifondare il calcio bisogna cominciare dai suoi vertici, quelli che hanno permesso sino ad oggi tutto e di più. Allora magari si che si potrà accettare la linea dura della tolleranza zero, da Carraro & Company proprio NO.

Altro punto che ha ferito il popolo rossoblù è l'ipocrisia di fondo che permea il testo con le motivazioni della decisione (evitiamo anche di definirla sentenza).

Li, leggetelo, si descrive un calcio che non esite più, ammesso che sia mai esistito, quello del lindore e della trasparenza, quello in cui, ad esempio, tutte le partite, anche a fine campionato, si giocano nella più perfetta regolarità.

Questo è l'altro punto che indigna perchè, ripeto e sottolineo, quel calcio puro ed incontaminato è solo un'astrazione teorica della Disciplinare.

A fine stagione nelle ultime partite si sa benissimo che succede di tutto, è solare come la famosa valigetta dell'accusa, basterebbe per constatarlo che le cimici le mettessero un po' tutte le procure non solo i solerti P.M genovesi.

Sempre e solo per capire i "veri" valori ed i principi a cui fa riferimento la Disciplinare come non parlare delle accuse di doping che da anni lancia Zeman e si fa finta di niente, nonostante ci siano stati processi e condanne, anzi il boemo viene boicottato.

C'è il marcio del calcio scommesse, c'è la concorrenza sleale di squadre intoccabili che non pagano le tasse (e continuano a non pagarle) e con quei soldi acquistano giocatori per rinforzarsi.

Ci sono altre squadre intoccabili che impiegano giocatori non regolari alle quali non si da partita persa ogni volta che costoro sono scesi in campo, ecc., ecc.

Sia chiaro che non si vuole giustificare una colpa con la circostanza che lo fanno tutti, solo che non si possono nemmeno assumere decisioni tanto gravi sbandierando concetti etici ed ispirandosi a dei principi dimenticati troppe volte per essere credibili.

In un contesto del genere non ha dunque senso e, soprattutto, non può essere accettato che si colpisca tanto duramente una squadra gloriosa come il Genoa per fatti e situazioni che si interpretano solo a senso unico.

Non si può non tenere conto delle argomentazioni della difesa che dimostra che si è agito per scopi chiari ed evidenti di legittima difesa.

E' francamente sconcertante che per giustificare una decisione pesantissima si fa anche finta di scandalizzarsi, peccato, ripeto, che solo i solerti procuratori di Genova abbiano disseminato di cimici i protagonisti di questa dannata partita.

Ed anche questo, che si sia controllata solo una partita, non è giusto ne accettabile.

Se, sempre equanimente, le cimici fossero state messe un po' dappertutto si sarebbero sentiti discorsi molto diversi?

O.K. peggio per chi è stato maldestro e/o sfortunato, ma qui è di tutta evidenza che si è voluto trasformare un "omicidio colposo" in un "omicidio volontario" e questo, di nuovo, non può essere accettato.

Chi emette sentenze deve applicare le regole, ma deve anche calarsi nella realtà e non fare pretestuose astrazioni di comodo.

In ultimo appare a tutti incongruente la circostanza, cui di fatto la Disciplinare ha messo il sigillo, che una partita si possa accomodare usando, oltretutto part time, un solo giocatore (il portiere di riseva Lejsal) al quale, appunto, sarebbe stato chiesto di uscire dopo un tempo.

Questo ragazzotto straniero avrebbe fatto delle ammissioni nella caserma di Venezia, facile immaginare dopo essere stato messo in difficoltà dagli inquisitori.

Dopo ha rettificato con chiarezza le sue posizioni ed ha spiegato le sue perplessità a giocare.

Non è più stato creduto ed anzi ha costituito il pilastro della tesi accusatoria, la quadratura del cerchio, lo strumento con cui il "patto scellarato" sarebbe stato attuato.

Nessun dubbio agli inquirenti sul fatto che per assicurarsi la certezza di un risultato logica e buon senso insegnano che occorre comprarsi almeno sei o sette giocatori e soprattuto i più anziani ed i più bravi e spesso ai più giovani non si dice neppure niente?

Nelle carte e nel dispositivo della Disciplinare non c'è traccia di tutto questo.

Al limite dunque si potrebbe parlare di tentativo d'illecito e mai d'illecito consumato, ma appare del tutto plausibile, se solo si ha voglia di fare mente locale, anche la tesi difensiva di aver agito per evitare illeciti altrui ed avere una gara "normale" non il regalo della vittoria

Si può rovinare la reputazione di una sqadra gloriosa ed ultracentenaria come il Genoa e sostanzialmente condannarla alla sparizione anche senza dare una logica spiegazione a contaddizioni come queste ignorando del tutto ogni ragione diversa?

Ecco  alcuni dei perchè della rabbia di tanta gente, soprattutto famiglie, che sono scese in piazza pacificamente per dire NO, che così non può andare bene e chiedere che, al più presto, si fermi quello che, in tutta evidenza, appare come un regolamneto di conti.

Questo inaccettabile sitauazione è resa possibile dall'uso (meglio dall'abuso) di una giustizia, quella sportiva, che può agire al di sopra di ogni regola (si era voluto così per ben altri fini di quelli persecutori) e quindi può essere, a sua discrezione, giusta ed equanime quanto sommaria ed arbitraria.

In conclusione non si può accettare che la giustizia sportiva possa trasformarsi in un'arma nelle mani di qualcuno diventando così gravenente lesiva delle più elementari garanzie che nei paesi più civili ed avanzati lo Stato deve garantire a tutti i suoi cittadini..

Giancarlo Rabacchi



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