Nessuna minaccia a nessuno, ci mancherebbe, solo che è un po' troppo comodo pensare di venirne fuori eliminando i due giudici (pare) rei confessi del misfatto e, come se niente fosse, andare tranquillamente avanti.

Troppo comodo, ingiusto, immorale e contro qualsiasi principio di etica sportiva, quella a cui in primo luogo dovrebbe essere (in teoria) ispirata tutta l'attività di un organo giudicante della FIGC e della stessa Federazione.

In qualsiasi altro paese civile un fatto del genere avrebbe portato all'azzeramento di tutto, gli stessi giudici, tutti sia chiaro, al di là della possibilità di ricusazione (scontata in un caso come questo) avrebbero, con un minimo di decoro, rimesso il mandato.

Tanto più che tutto questo avviene dopo che lo stesso Presidente della precedente "Corte" aveva manifestato dubbi su possibili interferenze esterne.

Tutto questo dopo che non si è potuto approfondire il filone delle "azioni di disturbo" del Torino (c'è una indagine penale in corso, il Presidente del Venezia è in carcere per atti connessi ai rapporti con il Torino compiuti nel periodo "cruciale") perché il Tribunale ha rifiutato gli atti.

E volendo si potrebbe andare avanti (eccezioni respinte con riserva di emanare le motivazioni, ecc.). 

Abbiamo già dato atto delle particolari esigenze in cui è ristretta la giustizia sportiva e la logica di fondo che ha ispirato le regole in vigore.

Tutto quello che è avvenuto e sta avvenendo è però davvero troppo e la sentenza, quale che sia, non può che essere la negazione di qualsiasi logica  di equità e di giustizia ed è, pertanto, inaccettabile, non può e non potrà essere accettata.

Ripeto non è una minaccia, ma una legittima richiesta di un minimo di giustizia, equità e di garanzie visto che sono in ballo enormi interessi morali ed economici.

Non è possibile che queste legittime istanze cadano nel vuoto e che non ci sia tempo e modo per farle valere, sarebbe veramente l'assurdo.

Giancarlo Rabacchi