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dalla redazioneNel gabbione dell'incomunicabilità - II : Le amicizie proibite
28/12/2005

 

Gli spessi vetri che ci separano non lasciano passare suono, la voce non arriva.

 

Al di là, rinchiusi nel loro settore, ci sono gli sportivi giunti da Teramo.

 

Se faccio un saluto con la mano, c’è rischio che venga preso per uno scherno.

 

Hanno sciarpe con altri colori, ma sono trasportati dalla stessa passione sportiva che trasporta i nostri ragazzi; nei loro occhi vedo il medesimo sguardo che illumina i nostri.

 

Vedo anche che hanno attaccato, dall’interno, al vetro un piccolo manifestino.

 


 

Sono curioso. Mi prende desiderio di parlare con loro.

 

Pertanto, appena terminata la partita, esco fuori dallo stadio Ferraris di buon passo, per recarmi ai pesanti cancelli che ora delimitano lo spiazzo antistante il loro settore, lato sud delle tribune. I cancelli sono ancora chiusi e guardati dalle forze dell’ordine. Chiedo di poter entrare ed esprimo le mie intenzioni amichevoli.

 

Nossignori!

-  Non si può.

-  Ma perché?

-  Disposizioni per l’ordine pubblico.

-  Ma guardate che non ho nessuna intenzione di turbare l’ordine pubblico!

-  Niente da fare, le disposizioni sono queste.

-  Mi assumo ogni responsabilità se mi picchiano.

-  Non faccia battute di spirito.

 

Ci rinuncio. Vuol dire che il manifestino cercherò di ottenerlo in altra maniera.

 

E, tornando indietro, rifletto.

 

Penso ai tanti ricordi piacevoli che mi hanno lasciato gli incontri occasionali sui campi sportivi e mi ritorna il sorriso. Mi viene in mente, tra i tanti, in una vecchia trasferta a Torino, quel tifoso granata con cui ho parlato a lungo delle cose passate. Mentre Aguilera stava per battere un rigore; mi raccontava che il suo allenatore gli aveva insegnato che nel tirare un rigore il pallone deve "cantare"; io gli spiegavo: se il portiere si muove prima, con Aguilera è fregato. Alla fine ci siamo quasi abbracciati.  Il legame del nostro passato sportivo e dei comuni ricordi e sentimenti non cedeva al tifo che ci aveva divisi.

 

Sarebbe troppo bello che fosse stato sempre così ….rare volte, mi è anche capitato di venire alle mani. Ma niente di grave, è sempre uno sfogo sportivo, succede anche tra fratelli.

 

Non si è sempre detto che lo sport affratella?

 

Eppure, ecco che oggi tutto questo ci viene vietato. Le Istituzioni stesse ci proibiscono che possa nascere un’amicizia con gli sportivi che vengono come ospiti.

 

Quale nuovo maleficio è questo, che fa sì che proprio la mano della Repubblica si protenda a separarci?

 

E’ una aberrazione che contraddice lo spirito dello sport.

 

E’ una negazione di diritti di libertà di ogni cittadino.

 

Indica la decadenza di valori della nostra epoca e della nostra nazione.

 

Certo, quando arrivano quelle orde di vandali sciammannati che tutti ben sappiamo, ben venga il serraglio. Bisogna tuttavia proteggersi e ancora ringraziamo chi ci  protegge.

 

Il problema dunque è quello di saper distinguere.

 

Un grande, vecchio dilemma. Concedere spazio alla violenza sul piano materiale oppure, soluzione più comoda, cedere su quello concettuale, contraddicendo i nostri principi?

 

Come pensare di non riparlarne!

 

A presto.

 

 

 

Vittorio Riccadonna

 

 

 



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"Nel gabbione dell'incomunicabilità - II : Le amicizie proibite" | 3 commenti
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Stai visualizzando i commenti del giorno 30/12/2005


Re: Nel gabbione dell'incomunicabilità - II : Le amicizie proibite
di marioepifani il 30/12/2005 01.00

Grazie, Vittorio, per la qualità del doppio pezzo. Grazie, voce sommessa, per la lezione di stile alla nostra, ma -direi- a tutte le tifoserie di calcio.





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