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l'opinione"Un'omelia riuscita bene" di Nemesis
23/04/2006

I campionati volgono al termine e, lo sappiamo bene, le ultime partite si snoderanno nel tradizionale intreccio fra i rispettivi interessi, in qualche caso coincidenti, in altri antagonisti. L'Ufficio Inchieste, come di consueto, vigilerà affinchè tutto si svolga nel rispetto dei princìpi dello sport. A questo proposito, sarà utile per tutti ripassare il vero caposaldo dell'etica e della lealtà scritto nella sentenza con cui la Disciplinare condannò il Genoa.


 


E' un vero richiamo alla nobiltà degli intenti e un punto fermo che agirà da deterrente contro i cali psicologici, lo schieramento delle riserve in luogo dei titolari, lo scambio di favori, il rispetto delle amicizie, le scommesse date per certe, e ovviamente livellerà il divario delle motivazioni in campo.

Con queste chiare e ferme parole, la giustizia sportiva pone un argine invalicabile agli accordi e alle intese di primavera, agitando il capo mozzato del Genoa come ammonimento per chi intende sgarrare.

Ieri la serie A, sulla pelle dello spacciato Messina, ha mostrato di aver compreso la lezione.
Se ne son viste di tutti i colori.

Oggi toccherà alla B e alla C.

La predicozza di questo alieno caduto sulla terra nel 2005, fra i motivi della condanna, dice così: 

................................. La Commissione, esaminati gli atti, rileva quanto segue.
L'elemento paradossale emerso in questo procedimento... è rappresentato dalla circostanza che si è dato, e si dà, per scontato e per accettato il fatto che una squadra, giunta a fine campionato senza particolari stimoli di classifica o di necessità di risultato, debba - ove impegnata in una gara con un avversario che invece sia spinto da tali stimoli o necessità - mantenere un comportamento di giuoco ed un atteggiamento "allineati" alle aspettative dell'avversario stesso.

In quest'ottica - palesemente incompatibile con i principi di lealtà, correttezza e probità ai quali l'ordinamento sportivo non può abdicare, pena la sua irrimediabile caduta di credibilità e financo la sua stessa sopravvivenza - viene dunque considerata essere condotta del tutto normale e adeguata al caso.........

È una logica, questa, che... svuota di significato l'essenza stessa della competizione sportiva, in quanto di fronte all'inattesa motivazione agonistica dell'avversario (motivazione che in realtà non dovrebbe mai essere "inattesa") l'unica autentica reazione deve essere semplicemente quella di dare il massimo e sconfiggere sul campo l'avversario.

È evidente, dunque, che nessuna legittimazione può essere data nell'ambito dell'ordinamento sportivo al concetto secondo cui un tesserato possa fornire ad un altro tesserato la "garanzia" che il comportamento della propria squadra nella gara tra le rispettive formazioni sarà "normale", intendendosi la normalità in quella accezione di "non particolare intensità agonistica" che è assolutamente incompatibile con i già richiamati principi di lealtà, correttezza e probità.

L'unica e legittima forma di garanzia (sembra paradossale doverlo sottolineare) è rappresentata dal pieno rispetto dalle norme comportamentali a cui debbono attenersi tutti i tesserati, a cominciare proprio dai dirigenti: dovendosi cioè stigmatizzare - al di là della spontaneità e della vivacità con cui alcuni dei deferiti hanno espresso il proprio pensiero - l'assunto secondo cui "se la squadra senza troppe motivazioni gioca con eccessivo impeto contro quella che deve solo vincere quello è illecito sportivo" assunto che inaccettabilmente presuppone la "normalità" di un ridotto impegno ed implica la conseguente patologia rappresentata dalla necessità di "vigilare" perché tale normalità sia rispettata e l'amico dirigente della squadra avversaria sia "garantito" e "tranquillizzato".

Ad avviso della Commissione, le predette considerazioni preliminari valgono a evidenziare l'intrinseca gravità dei fatti e le aberranti conseguenze a cui conduce quel modo di concepire la competizione sportiva ed i rapporti tra le società partecipanti ai campionati e tra tesserati. .......................

firmato Prof. Claudio Franchini (quello della mail sui motivi extracalcistici che avrebbero pesato)

Nemesis

 



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""Un'omelia riuscita bene" di Nemesis" | 1 commento
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Re: Un'omelia riuscita bene di Nemesis
di RABAX il 23/04/2006 11.11

Allora è un vizio!
Penserà l'autore, visto che, ancora una volta, mi permetto spostare in home dai "Pensieri in libertà" l'ironico (e con un retrogusto un po' amaro) intervento di Nemesis, come sempre efficace e con un'attualità di particolare momento.
Scuse e complimenti che mi auguro siano accettati.





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