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dalla redazione''In memoriam''
14/11/2006

 

Un incontro commovente tra Genoani questo pomeriggio alla annuale Messa in suffragio dei giocatori, degli allenatori, dei dirigenti, dei collaboratori e -possiamo ben dirlo- di tutti i tifosi genoani scomparsi, voluta da Guido De Prà e dalla figlia di Edilio Pesce. Aggiungiamo subito che ci saremmo aspettati una maggior presenza della Società (nessun dirigente) e di tifosi  nella Chiesa di Santa Caterina, ma l'atmosfera è stata ugualmente toccante e raccolta.

Una tifosa, salutando Guido De Prà in chiesa, gli ha detto: "E' un dovere di genoani essere qua". Questa frase riassume da sola i sentimenti provati.

 


Che emozione parlare col figlio di Giovanni De Prà, col figlio di Ottavio Barbieri e col figlio di Daniele Moruzzi, riuniti insieme in questa circostanza, e ripensare con loro all'epoca d'oro del Genoa degli scudetti e della Nazionale!

E che dire del vuoto lasciato da Edilio Pesce? Quanto sarebbe servita la sua penna in questi tempi così difficili per il Grifone: e quelle di Manlio Fantini e del grande Gianni Brera. Giornalismo d'altri tempi davvero.

Ma non vogliamo cominciare un elenco (col rischio di dimenticare qualcuno) di genoani veri e cari che abbiamo ricordato tutti nella preghiera: conosciuti o sconosciuti, con una o più presenze, ma tutti Grifoni.

Il celebrante, fratel Vittorio, ha opportunamente individuato nella lealtà il valore più alto sia per lo sport che per la vita. E può proprio dirsi che il Genoa continua a combattere con lealtà la sua battaglia, nonostante gli alti prezzi pagati (non pensiamo solo ai giorni nostri, ricordiamoci dello scudetto "rapinato" al Genoa nel 1925).

Il passaggio di testimone al piccolo drappello di Allievi Nazionali presenti alla commemorazione è riuscito in pieno, perché il Genoa non solo vive intensamente i suoi 113 anni di storia sportiva, ma dimostra di possedere le risorse migliori per rinverdire gli allori.

mario epifani

 



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"''In memoriam''" | 1 commento
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Messa per i genoani scomparsi
di Abbadie56 il 15/11/2006 05.21

caro Mario, ti ringrazio per quello che hai scritto e per il modo con cui lo hai scritto. Io, quando sono a Genova, non manco mai a questo incontro cosi intenso. In questa circostanza mi trovo lontano, ma le tue parole mi hanno fatto vivere quei momenti come se fossi stato tra voi.

Ti ringrazio anche per aver citato Edilio Pesce,  che leggevo sempre da adolescente. Se in famiglia ho ricevuto la fede rossoblù, Edilio Pesce e' quello che mi ha trasmesso il senso della storia e della memoria.  E mi ha trasmesso anche la passione per il gioco del calcio. Se io oggi, non sono nel mucchio di quelli che urlano: "Conta solo vincere" , ma appartengo invece all'esigua minoranza (in Italia) di chi chiede di "vincere col gioco", molto lo devo a Lui, che non dimenticherò mai.

E ti ringrazio anche per aver ricordato Manlio Fantini, di pochi anni più anziano di me, che da giovane abitava nel mio quartiere e quindi conoscevo. Con Manlio Fantini mi sono ritrovato, dieci anni dopo i tempi della giovinezza,  gomito a gomito, attaccati alla rete di cinta del campo di Bergamo, in occasione dello spareggio decisivo col Venezia, l'indimenticabile estate del '68, in cui rischiammo la C per la prima volta.  L'ho visto tifare con la passione di un grande genoano quale era. Il che non gli impediva di essere anche giornalista equilibrato e intelligente, oltre che competente. Ha scritto anche una storia del Genoa, forse a torto non molto divulgata, che e' estremamente interessante, soprattutto per la ricerca da lui fatta sui giornali d'epoca. Anche a lui, come genoano, devo qualcosa.

 





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