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l'opinione''Fare il sindaco o fare lo stadio?'' di voce sommessa
29/01/2007

 

La maratona elettorale genovese è partita con un botto veramente originale, pieno di promesse per chi crede che più presto l’imbarbarimento della politica toccherà il suo culmine più presto questo paese potrà avere in circolazione anticorpi efficaci.

 

Il botto poi in realtà sono tre, uno più sorprendente dell’altro.

 


Tutto è cominciato col prolungato minuetto in casa Unione, primarie sì… primarie no… quasi meglio di Boccherini.

Alla fine, tra un inchino e l’altro, nel Salone delle Feste imprevedibilmente rimaneva esanime per terra il Candidato Gradito, sfiancato da una Dama di lungo corso ma ancora bene in fiato, però ahimé povera di garanzie per il Primo Imprenditore.

 

Tralasciando l’inutile disvelamento della metafora, anzi insistendo ancora un attimo, ecco il primo botto: irrompe sulla scena un Cavaliere Bianco, meglio, Bianchissimo, che col grido “Il presepio non mi piace!” getta nell’ambascia tutti gli invitati alla festa.

 

Che farà?

Ma che domande, farà una Lista Civica alternativa all’Unione (che si faccia le sue primarie…), di grande respiro e di pacificazione, in grado di recuperare le migliori energie  morali e imprenditoriali della città: questo spiega Riccardo Garrone, oggi a Genova principalmente presente come Presidente della Sampdoria, squadra per la quale sogna grandi imprese in un nuovo stadio, moderno ed efficiente.

 

Il secondo botto arriva inatteso forse anche per lui: niente Lista Civica!

Stefano Zara coerente con la sua storia si candida quasi fuori tempo massimo a quelle primarie dell’Unione che fino all’ultimo non lo avevano interessato.

 

Il terzo botto ha fatto meno rumore nelle frequenze udibili, ma ha lacerato i timpani sensibili agli ultrasuoni: l’appello di Riccardo Garrone agli elettori di centrodestra.

Che la domenica delle primarie non vadano a sciare (nonostante le recenti nevicate) e si presentino compatti alle primarie dell’Unione per incoronare Stefano Zara quale candidato sindaco!

 

Ognuno può dare di questa creatività politica ed etica l’interpretazione che crede, ma non può sottrarla al confronto con “la rivoluzione che Riccardo Garrone vuole trasformare in realtà”, come si è letto sulla stampa cittadina, “affrancando la Sampdoria dalla condivisione dei costi di gestione del Ferraris”.

La rivoluzione vuol dire (sempre leggendo la stampa) “nuova stazione ferroviaria, silos multipiano, e strade sottosopra” a Sestri, tutto funzionale al nuovo stadio, teatro delle nuove imprese dei nuovi giocatori della seconda squadra di Genova.

 

La relazione fra i botti e questa “rivoluzione” è nei fatti e nella loro successione, e ciò chiama in causa chi si candiderà alla guida della città.

 

Lasciando perdere la non secondaria questione dei soldi (ci sono, non ci sono, sono pubblici, sono privati), di volta in volta richiamata da Riccardo Garrone in termini sempre più sconcertanti, il punto è: può decentemente un candidato sindaco chiedere il voto degli elettori ignorando (o peggio accettando) la prescrizione di un privato che pretende di “rivoluzionare” un quartiere della città senza passare al vaglio di una pubblica approvazione formale candidandosi “lui” a sindaco con questa “rivoluzione” adeguatamente in evidenza nella sua piattaforma elettorale?

 

La risposta, anche solo ad un livello minimo di democrazia, è evidentemente no.

 

Ma il no diventa un macigno se appena si considera che senza dirlo viene richiesto un massiccio concorso pubblico in fatto di infrastrutture, senza contare l’apporto di fondi pubblici invocato nonostante tutto indichi che non ci saranno.

 

Ma se per assurdo i fondi ci fossero, se per assurdo ci fosse perfino un minimo di utilità generale, un candidato sindaco (genoano o no, è veramente l’ultima cosa che interessa) proprio qui dovrebbe esporsi, rispondendo a questa domanda, più secca e più pregnante di qualunque questionario:

“L’Amministrazione Comunale ritiene di fare l’interesse della città sostenendo un progetto che ha come obiettivo principale quello di mortificare i valori dei quali lo stadio Luigi Ferraris è simbolo e monumento, patrimonio di generazioni che nel ventesimo secolo hanno col loro lavoro, le loro lotte, il loro sacrificio e (anche) con la loro passione per due antichi colori, fatto la storia di Genova?”

 

voce sommessa

 



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"''Fare il sindaco o fare lo stadio?'' di voce sommessa" | 2 commenti
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Stai visualizzando i commenti del giorno 29/01/2007


ribadisco
di everton il 29/01/2007 19.22

a costo di sembrare paranoico, che il via libera alla posa della prima pietra del nuovo stadio, da qualsiasi parte arrivino i finanziamenti, rappresentera' la pietra tombale del Ferraris.

Per quanto riguarda poi le dichiarazioni dei candidati sindaci, rilasciate in piena campagna elettorale, non hanno alcuna valenza, hanno spessore zero perche' impermeate dall'unico intento di raccattare voti.

Per carpire le reali intenzioni, bisogna fare riferimento ai fatti del recente passato, alle esternazioni rilasciate fuori campagna elettorale, in tempi non sospetti, quando la massa non e' direttamente sintonizzata sulle stesse.

Cio' che dicono adesso, almeno per quanto mi riguarda, vale meno di zero.



Il nuovo stadio è INUTILE
di Nemesis il 29/01/2007 14.44

I candidati alle Amministrative hanno, come obiettivo principale, quello di non bruciarsi possibili consensi.

E' ovvio quindi che annuncino programmi bivalenti che non scontentino nessuno.

Chi sarebbe così pazzo da presentarsi al grido di "abbattiamo il Ferraris"?

Ed ecco il minuetto a cui accennava Voce Sommessa.

Si vuole accontentare tutti navigando fra la conservazione dell'esistente e il non precludere iniziative future.

Affermare però, pur con tutte le cautele, che il nuovo stadio sarà possibile, significa ipotecare risorse attualmente inesistenti e comunque utilizzabili per scopi assai più nobili, più utili, socialmente più necessari.

Non si può pretendere che un candidato si esponga etichettando il progetto Garrone come fosse "una boiata pazzesca", ma si deve esigere che prometta rigore assoluto nella negazione di finanziamenti e nel veto di sconvolgimenti urbanistici funzionali solo alla speculazione di un privato.

Anche perchè, come i presidenti del calcio, i politici e le giunte cambiano e si alternano, e i cocci restano in mano ai cittadini beffati.

Lo stadio nuovo non si deve fare perchè è INUTILE, e renderebbe insostenibile la gestione del vecchio Ferraris.

La vogliamo capire che il nuovo stadio (che probabilmente si chiamerà "Mantovani") potrà esistere solo se sarà riempito da tutti i genovesi?

L'Arena di cui si favoleggia, per ammortizzare i costi, dovrà attrarre anche il Genoa e i Genoani, e l'unico modo per convincerli sarà togliere loro la casa naturale.

Chi pensa a un trasloco indolore dei doriani perde di vista la realtà di una città decadente, e sopravvaluta le risorse del Grifone che non riuscirebbe mai ad assorbire i costi di un Ferraris esclusivo.





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