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dalla redazioneSacrosanta severità
06/02/2007

Chi ha avuto in questi anni la bontà di leggermi, conosce le mie posizioni sulla violenza e quant’altro che, da troppo tempo, sta oramai  rovinando irrimediabilmente l’immagine del nostro sport preferito e può, dunque, darmi atto che non m’interessa né mi appartiene di andare ingrossare le file dei moralisti "d’occasione" che oggi s’indignano scoprendo, all’improvviso, la violenza nel calcio.

 


Mi si perdoni questa premessa molto personale, ma poiché credo molto nel valore della coerenza sarei sinceramente dispiaciuto se qualcuno potesse o volesse assimilarmi ad altri che, peraltro, non reputo peggiori, anzi forse anche migliori, del sottoscritto, comunque diversi.

Detto questo vorrei fare alcune considerazioni sui provvedimenti che, pare, le istituzioni (Governo, CONI e Federcalcio) hanno in animo di assumere per tentare di dire basta ad una deriva di malcostume, di prepotenze e, purtroppo ancora, di tragica violenza assassina o come dice Gianni Mura "per spazzare via - si spera definitivamente - un mondo d’ombre, violenze, collusioni, ricatti".

I provvedimenti più significativi e d’impatto notevolissimo sembrano essere:

- la sospensione dei campionati, già attuata per un turno settimanale (che, a mio giudizio, dovrebbe essere confermata almeno anche per il prossimo week end e riproposta ogniqualvolta dovessero ripetersi fatti gravi ed intollerabili come quelli ai quali siamo oramai tristemente abituati);
- lo svolgimento delle partite a porte chiuse negli stadi (la maggioranza) non ancora in regola;
- rendere molto difficoltose le trasferte organizzate;
- l’allargamento dei provvedimenti di diffida: il "daspo" sarà possibile anche a livello preventivo, nei confronti di chi, come ha spiegato Amato, «ha tenuto un comportamento indice di pericolosità», e questo vale anche per i minori: chi ha precedenti, quindi sarà messo al bando per anni dagli stadi.

Si tratta, sia chiaro, di medicine amarissime, di provvedimenti, se volete in parte anche discutibili, che colpiscono soprattutto la parte sana delle tifoserie, che ne costituisce la stragrande maggioranza e che danneggia non poco le stesse società.

Come sottolinea sempre il Ministro dell’interno «è una stravaganza pensare al gioco del calcio senza pubblico, ma è una stravaganza ancor peggiore che qualcuno muoia per qualcosa del genere».

Per la parte sana delle tifoserie rappresenta, ad esempio, davvero una dolorosa rinuncia quella di non poter più seguire la propria squadra in trasferta, per la tifoseria genoana in particolare che ha dimostrato il suo attaccamento seguendo in massa e sempre molto civilmente, la squadra anche sui campi davvero poco attraenti della serie C.

Alcune società minacciano di non scendere in campo se, davvero, si dovesse giocare a porte chiuse, altre si dicono pronte a portare i libri i Tribunale.

Ci si deve inoltre guardare bene dal fare d’ogni erba un fascio, anche nei riguardi del mondo ultras, che offre anche e soprattutto esempi di grande generosità ed altruismo, oltre alla smisurata passione per i propri colori, ma in quel mondo c’è, eccome, anche dell’altro e non altrettanto rispettabile ed ammirevole.

Sarò banale, ma non posso non chiedere cosa proveremmo se toccasse ad uno di noi, a causa d'una partita di calcio, perdere un figlio, od il proprio genitore o diventare invalidi per essere stati centrati da un razzo fumogeno e cosi via?

Chi non si è commosso ascoltando le semplici orazioni funebri della moglie e della figlia del commissario assassinato, così accorate, genuine ed anche prive di risentimento, ma che dovrebbero toccare ciascuno di noi nel profondo: la sportività è bella, la violenza no……..

So anche che le partite a porte chiuse daranno un grande insperato, anche ingiusto, vantaggio a Sky ed alle TV con il digitale.

Tutto vero, tutto sacrosanto, ma si può andare avanti con scontri continui tra tifosi, tra tifosi e forze dell'ordine, treni sfasciati, razzie negli autogrill, ecc., ecc., ma soprattutto con un morto la settimana sui campi di calcio o nelle loro adiacenze?

Ai presidenti piagnucolosi come Ruggeri dell’Atalanta viene da dire: certo che con gli stadi vuoti in conseguenza d’impedimenti di legge diminuiscono grandemente gli incassi, ma non sarebbe peggio se domani, inevitabilmente continuando su questa stada, gli stadi dovessere cominciare a svuotarsi non più per divieto, ma per libera scelta?

La passione per il calcio fortunatamente è ancora viva e diffusa, ma quanto potrà resistere con il ripetersi uno dopo l’altro di tanti disastri?

Resteranno, resteremo, in pochi irriducibili, ma la gente comune, le famiglie e la parte migliore della gioventù inevitabilmente se ne starà alla larga dal calcio, cercherà e si affezionerà a nuovi svaghi che siano e restino tali, in cui ci si possa riconoscere senza vergognarsi, come tifoso, come cittadino, come italiano.

Perché poi, oltre ai rischi personali degli addetti all’ordine pubblico, come collettività ci deve accollare l’enorme costo della gestione dell’ordine pubblico per consentire ogni settimana lo svolgimento dei campionati di calcio?

O.K. si tratta di una delle più redditizie attività economiche della penisola con un giro d’affari d’enorme importanza, ma si tratta, od almeno dovrebbe trattarsi, pur sempre di un gioco, di uno svago che potrebbe essere sostituito o rimpiazzata da altri: nel tempo, si sa, cambiano le mode e le abitudini.

I presidenti di calcio, mi viene in mente per esempio Zamparini, che ora tanto strillano, visto i miliardi che “sprecano” per loro passione nell’acquisto e nelle retribuzioni dei giocatori, perché sono poi tanto restii ad investire quanto necessario per la sicurezza degli stadi?

E’ ragionevole che ci debba sempre pensare “Pantalone”?

Qui termino, mi si perdoni la franchezza con cui ho tentato d'affrontare argomenti comunque sgradevoli, ci tengo ad affermare che non sono mai stato un estremista né da una parte né dall’altra, ma credo che a questo punto ripetere i comportamenti eccessivamente buonisti e tolleranti tenuti sin qui, da parte di tutti, noi compresi, non è più possibile.

Sacrosanta severità, costi quel che costi.

Giancarlo Rabacchi

 



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"Sacrosanta severità" | 1 commento
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sacrosanta severità
di Bogenoa il 06/02/2007 19.13

Il tuo messaggio è forte e chiaro e fà eco alle parole della vedova Raciti. Il problema degli ultras è come in tutte le cose della vita una questione di bene o di male, di bianco o di nero. Non ci sono vie di mezzo. Ci sono ultra che esprimono passione, incoraggiamento, sportività ed allora essi sono il sale del calcio, l'orgoglio della nostra gente, l'avanguardia di quella tifoseria rossoblù che tutti c'invidiano. Oppure ci sono i pattonatori della Nord, quelli che girano armati, che razziano gli autogrill, che rubano in trasferta (come l'anno scorso)  gli incassi del bar dello stadio. In questo caso io parlerei di delinquenti che si vestono da ultras solo a scopo mimetico, per meglio operare nel più totale disprezzo delle leggi. Allora chiamiamoli con il loro nome di delinquenti . Basta confondere lo sport con questa gente che della violenza, del ricatto (ai presidenti ed alle società) hanno creato un mezzo di sostentamento. Non abbiamo bisogno di nuove leggi, ma diusare quelle che già ci sono. I diffidati debbono farsi sei mesi di galera a ripulire lo stadio ad imbiancarlo, a riparare a loro spese i guasti che in questi anni hanno provocato alle città agli impianti sportivi. Il ripristino della vecchia divisa dei carcerati a righe dovrebbe essere rimessa in vigore per loro. Magari con una bella scritta sulla schiena: Sono uno che credeva di essere un ultrà ed invece ho imparato che sono solo un cretino".





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