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dalla redazioneAlba Fatale
08/06/2007

In questo bellissimo film western di William Wellman del 1943, si vedono le conseguenze tragiche della ricerca del colpevole a tutti i costi sulla spinta dell'emotività.

Gli abitanti di un paesino del vecchio west, esasperati per i continui furti di bestiame, approfittando dell'assenza dello sceriffo, decidono di giustiziare con l'impiccagione tre cow boy di passaggio, colpevoli solo di essere stranieri.

Alla fine del film si scoprirà poi che i colpevoli non erano loro.

Un tema molto attuale, come si vede, e non solo per ciò che attiene i fatti sociali del nostro tempo.

A me, per esempio, il tema di questo film è venuto in mente domenica scorsa quando, appena finita la partita Mantova-Genoa, sullo slancio emotivo ho sentito dei tifosi rossoblù dare la responsabilità del gol subito a DeRosa, colpevole di essersi spinto in avanti, lasciando sguarnita la difesa.

 

 


Il mio punto di vista è molto diverso. Il gol del Mantova è venuto per responsabilità collettiva e non di un singolo.

In quegli ultimi concitati minuti di gioco, tutta la squadra del Genoa era tesa nello scopo di raggiungere una vittoria che avrebbe voluto dire serie A, facendo saltare i meccanismi interni del gioco.

Per 93 minuti filati il Genoa non aveva mai concesso un solo contropiede al Mantova. La squadra si era comportata come un meccanismo perfetto. Era stata capace di attaccare in continuazione senza mai scoprirsi, dimostrando di aver raggiunto una maturità da grande squadra.

De Rosa per tutto il secondo tempo si era portato spesso in attacco senza che per questo la fase difensiva avesse a risentirne, perché i meccanismi interni stavano funzionando a meraviglia.

Solo negli ultimi venti secondi, dopo 93 minuti e quaranta secondi di gioco tatticamente perfetto, si è verificato il primo e unico errore della squadra, che purtroppo abbiamo puntualmente pagato.

 

*

Non mi sento personalmente di fare colpe ai giocatori o al tecnico, che casomai elogio in blocco per aver disputato secondo me una partita magnifica, mancando il gol solo per pura sorte.

E tanto meno mi sento di fare accuse a De Rosa che ancora una volta è stato un trascinatore e ha avuto il solo torto di   vedersi togliere la gioia di un gol decisivo da una sorte diabolicamente avversa.

Rifuggo pertanto dalla tentazione di fare giustizia sommaria cercando un colpevole a tutti i costi e mi rifugio invece nei ricordi di tante partite di calcio viste nel passato, dove situazioni simili a quella verificatasi in occasione della partita di Mantova, con tutto il Genoa proteso alla ricerca della vittoria, erano la norma.

Mi limito a citare un Genoa-Messina del lontanissimo 1953, con il Genoa in lotta per la promozione che attaccava in continuazione alla ricerca di un gol che non arrivava, finché sull'ennesimo calcio d'angolo Cattani azzeccò il colpo di testa vincente e il Genoa incamerò i due preziosi punti.

Cattani era lo stopper del Genoa, ed era fortissimo di testa, esattamente come oggi lo è  De Rosa.

Ed esattamente come oggi fa De Rosa, anche Cattani, più di 50 anni fa, si portava in attacco per cercare di sfruttare il suo colpo di testa.

Quando avanzava, il suo posto veniva preso da un altro difensore, come accade nel Genoa di oggi quando De Rosa si porta in attacco.

I giornali scrissero che Cattani era andato all'attacco per cercare il gol di testa alla maniera degli stopper inglesi -anche essi fortissimi di testa- e questo mi fece capire che questa pratica era "normale" nel gioco del calcio.

Casomai non è normale giocare con i ruoli fissi, perché nelle squadre, da quando il calcio è calcio, ci sono dei meccanismi interni capaci di permettere ai giocatori di eseguire sul campo movimenti che rientrano in un gioco di squadra studiato e provato durante la settimana.

Quando questi meccanismi si inceppano può accadere di perdere una partita, ma non è il caso di fare processi perché non tutto può sempre funzionare perfettamente.

 

*

Cattani non è l'unico centrale, prima di De Rosa, che io abbia visto andare all'attacco.

Anche Maldini padre, che nel Milan ha giocato da stopper e da libero, usciva spesso dall'area palla al piede per andare in avanti a impostare l'azione. E anche un certo Koeman, che i genoani sicuramente non hanno dimenticato, era un centrale che andava all'attacco.

Ma non solo i centrali dai piedi buoni usavano e usano andare all'attacco per cercare gol decisivi.

Anche centrali come Schwarzenbeck, roccioso difensore del Bayern di Monaco, dai piedi non certo vellutati che faceva coppia con il leggendario Beckembauer, in un Bayern-Atletico Madrid, finale di Coppa dei Campioni del '74, col Bayern sotto di un gol, a un certo punto abbandonò la posizione difensiva per spingersi in avanti.

Così facendo il Bayern si espose al rischio del contropiede, ma all'ultimo minuto, proprio grazie a una sciabolata del rude Schwarzembeck, agguantò un miracoloso pareggio, che gli permise di rigiocare la finale e di vincerla.

Il coraggio di Schwaerzembeck era stato così premiato con una Coppa dei Campioni che il Bayern non avrebbe vinto se si fosse fatto prendere dalla paura di sguarnire la difesa.

 

*

Ma la paura è dei deboli che giustamente non vincono mai niente.

Chi sa di valere non ha paura, e bene hanno fatto, secondo il mio modesto parere, i giocatori del Genoa a cercare fino all'ultimo la vittoria a Mantova.

E pazienza se i tifosi meno coraggiosi, sempre alla caccia di colpevoli, hanno tentato di innalzare patiboli come gli allevatori di bestiame di Alba Fatale.

E' stato, credo, solo la reazione dovuta a un momento di grande delusione.

Il giorno dopo la maggior parte dei tifosi rossoblù era già pronta ad affrontare la nuova sfida, quella con il Napoli, con la convinzione di vincere.

Perché questo Genoa gioca da grande squadra, e può davvero farcela!!!
 
Franco Venturelli
 


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"Alba Fatale" | 1 commento
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Stai visualizzando i commenti del giorno 09/06/2007


Caro Franco
di RABAX il 09/06/2007 07.23

forse quel giocatore del Mantova andava steso.

Loro ci hanno preso a gomitate,, noi troppo buoni.

Mai più.

Ciao.





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