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dalla redazioneSindelar: quando il football è cultura di vita
13/07/2007

Questa storia non l'ho sentita alla Rametta, ma credo meriti egualmente di essere raccontata.

Sindelar era una creatura di Meisel, il genio del calcio danubiano ideatore del celebre "Wunderteam" austriaco degli anni '20/30, una delle più grandi squadre di tutti i tempi che hanno fatto la storia del football.

 


L'Austria di quei tempi infatti, a detta di chi ha avuto la fortuna di vederla, giocava un calcio da favola. Un calcio che rifletteva negli schemi di gioco la grande cultura mitteleuropea del primo novecento, quella degli Hofmannsthal e dei Rilke, che in pittura aveva visto l'ascesa di Klimt e della Secessione Viennese. L'ultima grande cultura espressa dalla vecchia Europa, prima che Parigi cedesse a New York l'onore e l'onere di città capitale del mondo.

Era un calcio colto, fatto di tecnica e intelligenza, giocato con palla rigorosamente rasoterra come i sudamericani, ma che alla fantasia istintiva di questi ultimi preferiva  mosse ragionate, tatticamente perfette.

Il grande giornalista inglese Ivan Sharpe, non a caso, in un articolo comparso su un Calcio Illustrato di inizio anni '50, lo aveva definito "Calcio da Scacchi".   

 

Sindelar è stato il leggendario eroe di questo calcio.

Alto e magro, era chiamato "Cartavelina" eppure giocava centravanti.

Sembrava fragile, ma era duro a morire.

Non aveva fisico ma lottava su ogni pallone. E aveva una classe da campione.

Era l'anima della grande Austria di quei tempi.

In una celebre partita in Inghilterra contro i Maestri inglesi, a quei tempi inaccessibili al resto dell'Europa, Sindelar riuscì a trascinare l'Austria a sfiorare il pareggio in un memorabile 4-3 che suonò ad onore degli austriaci, risultando nello stesso tempo il miglior giocatore in campo.

Gli inglesi, che mai avevano riconosciuto ad altri meriti paragonabili ai propri, si umiliarono a chiedergli di andare a giocare in Inghilterra, tanta fu l'impressione che questa leggenda del football aveva suscitato in loro.

Era pronto per lui un ricco contratto che in tempi di ristrettezze economiche rappresentava una vera fortuna.

Ma lui sorprendentemente rispose:

- No, grazie.

Parole che fecero scalpore.

Gli chiesero allora come avesse potuto rifiutare tanto ben di Dio sotto forma di benedette sterline, e lui senza esitazioni sentenziò:

- Le sterline? Mi basta il cuore dei viennesi!!

 

La sua età era ed è rimasta, a quanto io sappia, un mistero. E anche lui era misterioso.

Parlava poco e alle interviste dava risposte impossibili. Gli chiedevano di un'azione della partita e lui rispondeva parlando del tempo.

Visse misteriosamente e misteriosamente morì.

Lo trovarono disteso a terra in un ambiente saturo di gas.

Suicidio o disgrazia?

Col tempo prevalse la tesi del suicidio.

La Germania nazista che voleva ben figurare ai mondiali del '38 e aveva già inglobato l'Austria, lo aveva a suo tempo convocato, ma lui aveva risposto negativamente.

Non aveva accettato.

Un rifiuto che pagò a caro prezzo, dimostrando di essere un campione non solo sul campo da gioco ma anche nella vita.

Meisel, il suo creatore, era morto poco tempo prima.

Insieme erano diventati grandi.  E insieme sono entrati nella leggenda non solo del football mondiale, ma della grande cultura mitteleuropea della quale erano espressione.
 
Franco Venturelli
 


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"Sindelar: quando il football è cultura di vita" | 4 commenti
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Vieux
di Abbadie56 il 17/07/2007 23.58

Ciao!

No, peggio dell'Italia dei mondiali degli anni '30, c'è solo l'Italia dei decenni successivi.

All'estero hanno sempre detto tutto chiaramente, ma in Italia per decenni è stato tenuto tutto nascosto. Ora qualcosa comincia ad emergere. Persino La Gazzetta dello Sport nell'edizione di lunedì scorso fa capire che nel '34 l'Italia riuscì a pareggiare con la Spagna rompendo un braccio a Zamora nell'azione del gol, senza che l'arbitrro intervenisse!!

. Poi superò l'Austria grazie ad un arbitraggio pilotato sotto l'egida del Duce, che era intervenuto di persona. Stessa cosa in finale con la Cecoslovacchia che ci era superiore, battuta solo ai supplementari e dopo tre pali colpiti dai ceki, nonostante gli aiuti arbitrali! E nel '38 c'è la testimonianza di un nazionale brasiliano che afferma che il leggendario Leonidas non giocò nel Brasile contro l'Italia, pur essendo sanissimo, perchè prese un bel pacco di danaro dall'Italia.

L'Italia riuscì poi a vincere di misura su un rigore concesso nonostante la palla fosse nella metà campo degli azzurri, perchè un'altra leggenda del calcio brasiliano, Domingo Da Guias, colpì per reazione Piola che continuava ad insultarlo per provocarlo.

Tra l'altro si vede come le marcature durissime di Maradona e Zico ai mondiali dell'82 da parte di Gentile e le botte date a Zidane e Henry da Cannavaro nei primi minuti della finale dell'ultimo mondiale, facciano parte di una scelta "tattica" dell'Italia, tesa ad eliminare fisicamente l'avversario migliore, "tattica" che viene da molto lontano.

Per non parlare degli insulti continuati di Materazzi a Zidane fino a provocarne l'espulsione per reazione nella finale mondiale, che ripete pari pari l'atteggiamento di Piola nei confronti del temurissimo Domingo Da Guias.

Nessuno nasce orfano. Materazzi non è che un figlio d'arte di un calcio all'italiana che da sempre, quando incontra avversari pericolosi, cerca la rissa, l'eliminazione fisica dell'avversario, o l'espulsione  per reazione a seguito di offese personali, ovviamente con la compiacenza di arbitraggi sempre molto chiacchierata.

 .....E dopo tutto questo, che è documentato da libri (anche italiani, vedi quelli di Oliviero Beha) e da cinegiornali d'epoca, hanno avuto la faccia tosta di accusare Preziosi per una belinata da ridere.....

Non credo che ti stupirai, a questo punto, se ti confesso che detesto il calcio all'italiana. Abbracci rossoblù!!

 





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