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l'opinione''La scatola nera'' di Nemesis
23/05/2008

 

Che altro si può ancora dire sulla stagione del Genoa appena conclusa?

Tutto è stato già scritto, e scovare un pensiero inedito sarebbe come pretendere da Saccani un rigore a favore.

Torna in mente Massimo Troisi e la sua memorabile gag sullo scudetto del Napoli da poco conquistato: dopo aver scartato tutti gli argomenti triti e ritriti della saga partenopea, non gli restò che invitare i concittadini a chiudere il gas prima di uscire di casa.

 


Come Lazzaro, il Genoa si è alzato e ha camminato, e chi sperava di assistere alla sua autopsia s'è ritrovato il tavolo di marmo senza il cadavere.

Si son visti anche altri miracoli inediti, e se Borriello saltellava sull'acqua (fresca) moltiplicando i pani e i pesci e i goal, il vino di Konko s'è evoluto da Tavernello a Brunello, un po' per la rima e po' per il colore.

Nel finale purtroppo, il carrello s'è inceppato e un atterraggio di sfortuna ha costretto tutti a contenere l'euforia, per altro delegata ai favoriti e ai privilegiati di Desenzano.

Rovistando nella "scatola nera", m'imbatto subito in una provocazione: le ultime 4 sconfitte con zero reti segnate... sono state una benedizione... unico vero antidoto contro il rischio di sopravvalutare l'esistente e di illudere la piazza.

Solo così potrà avvenire l'evoluzione genetica di una rosa che pure ha stupito gli scettici e ha esaltato le doti di motivatore del Gasp.

L'allenatore ha sopperito con il gioco avvolgente alla globale incapacità dei singoli di saltare l'uomo, e nel motore dei suoi fedeli esecutori ha inserito grinta, ritmo e organizzazione, oltre a una condizione fisica esemplare.

Ha colto frutti proibiti in giardini protetti, perché per vincere a Napoli, Udine, Palermo e "a Lazio", non basta una favorevole congiunzione degli astri.

Tanto è vero che, nei primi tre campi, il rigorino casalingo è arrivato puntuale a complicarci la vita.

A proposito di rigori, dopo la Reggina siamo la squadra che ne ha subiti di più, ben 9 e incredibilmente tutti realizzati; forse abbiamo il record di cartellini rossi e gialli, pur giocando un calcio propositivo e quasi mai ostruzionistico: queste considerazioni sono inquietanti se vogliamo valutare il peso politico della Società e l'atteggiamento ostile del Palazzo.

Rimarrà nella storia l'arbitraggio subdolo e velenoso a Roma con i giallorossi, piccola e ignorata escrescenza del grande problema della sudditanza, praticamente irrisolvibile.

Ed ecco un argomento dai più trascurato, ma che alla lunga pesa: il numero dei pali colpiti.

Dopo la dozzina ho smesso di contare, anche perché Rubinho continuava a schiantarcisi contro alterando le statistiche.

Nella scatola nera di questo Genoa c'è anche un quesito metafisico, e quindi insidioso.

I 48 punti rappresentano l'effettivo valore della squadra, o sono piuttosto la straordinaria convergenza di un generale rendimento sopra le righe?

Un mercato senza botti aveva generato diffidenza e mugugno, ma anche chi alzava il bicchiere mezzo vuoto ha potuto brindare con i fideisti del mezzo pieno, tutti appagati da una salvezza stranamente precoce.

Non è reato sottolineare qualche carenza sul piano della qualità che, mutando l'obiettivo, verrà certamente sanata tra poco.

Ma qui si apre il dibattito su cosa s'intenda per qualità.

Gasperini l'apprezza soltanto se finalizzata al rendimento e già un Leon, che azzecca solo le partite nei giorni pari dei mesi dispari, lo manda fuori dai gangheri.

Non gli interessano i grandi nomi, gli piace plasmare la creta e con un soffio elevarli a potenza.

Si è autodefinito "duttile" ma ora dovrà dimostrarlo individuando moduli e schemi adatti ai talenti che gli fornirà Preziosi.

Il Presidente, da parte sua, con i dobloni accumulati nello scrigno sociale (speriamo), sembra più propenso a gratificare gli occhi oltre che a misurare la funzionalità, perché sa che i Genoani hanno bisogno di un giocatore che accenda l'entusiasmo e che disegni arabeschi sul prato.

Sarà questa frastagliata linea di confine a connotare il Genoa di domani, operaio e organizzato...  ma anche (come direbbe Veltroni)... fantasioso e geniale.

Preziosi ha ricevuto il tributo di quasi tutto il Ferraris (oltre a un bel deferimento di quel Palazzi del Palazzo) per aver composto un'opera in tre atti, dalla C alla quasi Uefa.

Ci sono e ci saranno anche le critiche di alcuni, sicuramente motivate, ma ciò che colpisce è la loro irreversibilità, come se nulla potesse attenuare il contenzioso e la conquista della Champions non garantisse neppure l'indulto: siamo alla Cassazione che conferma l'ergastolo e, se ci fosse un pulsante per annientare Preziosi, verrebbe premuto senza domandarsi... "che ne sarà del Genoa?"

I tifosi hanno pagato un prezzo altissimo ma, una stagione come questa, avrebbe potuto ricucire gli strappi e ridare voce a un entusiasmo che timido annaspa: non occorre sbavare nè santificare, ma neppure ignorare quella "normalità" per troppo tempo negata e finalmente acchiappata.

Dalla scatola nera escono strani numeri, ma sono freddi come le trame degli almanacchi e soprattutto ignorano il vulcano di emozioni che li ha eruttati.

23 goal fatti in casa e 21 fuori, curioso equilibrio.

5 vittorie in trasferta, ottime e abbondanti.

7 inciampi casalinghi, decisamente troppi.

-8 è la differenza reti, quel perfido conteggio che nel 1978 ci costò la retrocessione per un misero goal di troppo.

25.016 è la media delle presenze allo stadio, e quindi il Ferraris basta e avanza.

230.000 circa è la nostra media di audience Sky, perché gli spettatori in ciabatte si moltiplicano come i conigli.

Ma nella scatola nera del Genoa si colgono anche indizi sul futuro, piccole tracce di un insperato benessere.

La Primavera si gioca le finali, e un Raggio di sole annuncia la crescita del vivaio.

Preziosi Junior scende in campo, dando continuità alle risorse del bilancio.

Il Genoa è stato ammirato e generalmente apprezzato, e il rispetto delle platee avversarie dopo la gogna del 2005 equivale a un'altra promozione.

La salvezza acquisita per tempo, invocata per programmare in anticipo, dovrebbe tra poco rivelarci il nuovo profilo.

Per la verità non sembra che tale vantaggio si sia concretizzato, ma intanto la pesca magica procede fra decine di nomi soffiati dai procuratori, fra i consueti allarmi per i quattrini che son finiti, e nella contraria sensazione che Preziosi sia più ricco di prima.

I problemi sono gli ingaggi e non i cartellini, ma almeno oggi è lecito sognare una Q nel cognome, o una sorsata di Acquafresca, una porzione di Polenta, le Lodi di chi ci apprezza o i Diamanti che, essendo preziosi, si sentono già a casa.

Nel frattempo, stormi di avvoltoi planano su Saragozza, su Parma Empoli e Livorno, e per una volta potremmo lasciare in pace la ridente Crotone e la geometria dei suoi Pitagorici.

La storia dell'Alpinismo racconta che, una volta conquistate tutte le vette del mondo, fu necessario complicarsi la vita.

E così cominciarono le gelide scalate invernali, rigorosamente sulle pareti Nord e solo con i chiodi tradizionali.

Sull'Everest si arrivò rinunciando all'ausilio dell'ossigeno, in solitudine e senza sherpa e, prima o poi, un Pistorius qualunque violerà il K2.

Questa gara a handicap, in un certo senso, somiglia al percorso del Genoa nel dopoguerra, un autentico fuoriclasse nell'arte di ingarbugliare la propria esistenza, capace di retrocedere con Pruzzo e Damiani o di decomporre la squadra che arriva quarta.

Abbiamo respirato la tormenta, arginato le frane e addomesticato i fulmini; abbiamo collaudato la profondità di tutti i crepacci disponibili, bivaccando in parete come acrobati riciclati; abbiamo confuso l'aurora con il tramonto e il rifugio con il baratro, mentre qualcuno imbavagliava l'eco dei nostri disperati richiami.

E ora che abbiamo piantato un chiodo sicuro, a dieci metri dalla vetta, saturi di energia e di coraggio, è giunto il momento di frugare nello zaino per trovare l'ultimo decisivo moschettone: il suo nome è "fiducia".

 

Nemesis

 

 



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"''La scatola nera'' di Nemesis" | 3 commenti
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Un'ampia veduta
di vieux_marcheur il 26/05/2008 10.26

Non solo, Nemesis, hai fatto ancora una volta ricorso alla tua arte letteraria. Abbiamo qui una scorsa sui diversi nodi critici del "sistema Genoa", ciascuno dei quali si presterebbe a singola approfondita chiosa.

 





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