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dalla redazioneLa Forza della Tradizione
04/01/2009

 

Ci sono buoni giocatori nella rosa del Genoa.
Lo si sapeva già dalla scorsa estate, ma adesso giunti quasi a metà campionato, c'è anche l'ottima posizione in classifica a dare conferma del buon lavoro fatto dalla Società.

Sesto posto in classifica a due giornate dalla fine del girone di andata, e una Società intenzionata a mantenere le posizioni e possibilmente a migliorarle ancora.

Tutti felici, dunque?

No. Non è proprio così.

 

 

 


La felicità, ammesso che ci sia, appare come velata da paure e apprensioni infinite.

Il nostro atteggiamento, oggi, sembrerebbe lo stesso di quei personaggi che, raggiunta fama e ricchezza dopo un'infanzia di povertà, dichiarano di vivere con la paura di ricadere nella miseria, perché "chi l'ha provata una volta non la dimentica più".

Ma forse c'è anche  dell'altro. Forse il problema è più complesso e per niente banale.

*

Mi viene alla mente una frase di Bataille, scrittore, antropologo e filosofo francese che ha influenzato personaggi della levatura di Foucault, Baudrillard e Lacan:

"Non è la necessità ma il suo contrario, il lusso, che pone agli esseri umani i problemi fondamentali"

e, senza volerla fare troppo grossa, penso che in effetti noi genoani ci troviamo non molto lontani dalla situazione di chi, dopo aver provato lo stato di necessità per molti decenni, un bel giorno si ritrova tra le mani, facendosi cogliere impreparato, una ricchezza lungamente attesa.

La fantasia corre sfrenata in tutte le direzioni, viene da pensare a tutto quello che per anni si è sognato con la triste consapevolezza che non fosse roba per noi, e si vorrebbe tutto e subito per la paura di ritrovarci da un momento all'altro di nuovo in braghe di tela.

 

Non è facile abituarsi alla ricchezza.
Non è facile imparare a comportarsi senza ostentarla volgarmente e nello stesso tempo tenere un giusto contegno adeguato al nuovo stato sociale.

Siamo una squadra da parte sinistra della classifica, che sta facendo la sua apparizione nei quartieri alti del calcio italiano.

La Dirigenza del Genoa, che ha costruito questa ascesa con determinazione e passione, possiede la consapevolezza del nuovo stato sociale acquisito e si comporta di conseguenza. Tratta da pari  a pari con le grandi società, arricchisce l'organico della squadra con i migliori talenti giovanili ed è aperta a tutti i tipi di trattative che possano far crescere il livello tecnico del parco giocatori, senza legarsi ai giocatori stessi ma avendo sempre presente l'interesse del Genoa.

Noi tifosi, invece, che stiamo assistendo tra l'incredulo e l'entusiasta a questa crescita disperatamente sognata per anni con una fede incrollabile riconosciutaci da tutti, forse non abbiamo ancora assimilato del tutto quello che sta avvenendo, e viviamo con  eccessiva apprensione quello che dovrebbe essere vissuto, al contrario, con entusiasmo e gioia.


L'improvvisa ricchezza ci sta forse creando un problema di crescita e scopriamo che abituarsi a vincere non è poi così semplice.

Forse è anche più difficile che abituarsi alle sconfitte.

Nella sconfitta, infatti,  per chi ha fede, c'è la speranza di una rinascita, capace di dare forza e fiducia nel futuro.

La vittoria, invece, per chi non ha consuetudine con essa, istilla il timore di non riuscire più a vincere e, guardando al futuro, viene paradossalmente vissuta come una possibile perdita.

*
Il timore che questo momento di improvvisa ricchezza non possa durare ci porta a volere tutto subito.

Subito l'Uefa, no anzi, la Champions e, perché no, la vittoria del campionato con la conquista dell'agognata "stella".

Tutto adesso, in cinque minuti, come se intimamente fossimo convinti che questo momento non potesse durare che pochi attimi e dunque che sia necessario arraffare in fretta più che sia possibile, prima di ritornare a quella mediocrità nella quale siamo nati e cresciuti e che forse per questo sentiamo "nostra".

 

Tutto questo è forse normale, fa parte del vissuto. Non si dice forse che ognuno sia figlio dell'ambiente dove è nato e cresciuto?

Ma non esiste solo l'ambiente, questo è il punto!

E bisogna dirlo, affermarlo con forza, gridarlo se è il caso: ci sono anche la tradizione, la storia e la cultura, che hanno la loro importanza e che devono essere tenute nella dovuta considerazione.

E noi genoani non possiamo continuare a comportarci come tifosi che abbiano passato la vita in povertà di risultati, solo perché questa è stata la nostra personale esperienza.
Il Genoa ha una storia e una tradizione antica e gloriosa, che va oltre la nostra esperienza personale ed è a essa che dobbiamo guardare per riceverne forza e consapevolezza!

E' venuto il momento, credo, di distogliere lo sguardo dalla nostra esperienza personale e, senza per questo dimenticare il nostro vissuto,  provare a guardare decisamente in alto, dove stanno la nostra Storia e la nostra Tradizione.

E dove stanno anche le stelle......

 

Franco Venturelli

 

 

 



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"La Forza della Tradizione" | 2 commenti
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[Nessun Soggetto]
di shamrock il 07/01/2009 11.36

Concordo, nel nostro intimo esiste un retaggio di cocenti delusioni e tradimenti che albergherà per sempre, in quell'anfratto del cervello che ci impedisce di "crescere".

Non scorderò mai la cessione di Pruzzo e neanche il rigore ceffato contro l'Inter, mai i vari presidenti che vendevano i migliori per questioni di bilancio, mai e poi mai la retrocessione in serie C dell'estate 2005.

Ma sono conscio di sostenere una squadra destinata a migliorare anno dopo anno, non sono di quelli che dicono - quest'anno uefa sennò è un fallimento - bensì di quelli, e per fortuna siamo tanti, che affermano QUEST'ANNO L'OBIETTIVO è CERCARE DI MIGLIORARE IL PIAZZAMENTO DELLO SCORSO ANNO e, obiettivamente, il Genoa mi pare in grado di giungere a questa meta. Io sono pronto per il Genoa presente e futuro, non scordando niente del passato, anche la tradizione...buona giornata e DAGGHE ZENA.





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