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dalla redazioneI pensieri cattivi
24/01/2009

 

I pensieri cattivi sono il contrario dei pensieri in libertà, così vivaci qui nel loro guscio.

 

Cattivi in origine vuol dire presi prigionieri, presi in cattività. Il termine “cattivi”, caratteristico della lingua italiana, prese posto a “mali” come contrario di “buoni” da quando un buon frate, in un secolo lontano, nella sua predica definì i peccatori “prigionieri del demonio” (captivi diaboli): una definizione non cattiva, quasi buona.

 

 


Di che sono prigionieri, i pensieri cattivi?

 

Del più terribile dei padroni. Del perbenismo, dell’adeguarsi, dell’autocensura, della schiavitù al pensiero corrente.

 

Della voglia di spregiare i pensieri in libertà altrui se non conformi.

 

Della voglia di estendere lo spregio ai pensatori in libertà non conformi, anche se genoani.

 

La storia dell’umanità è un impressionante esempio di come i pensieri correnti in ogni era sappiano generalizzarsi ed acquisire tali forme di oppressione.

 

E qual’è la libertà dei loro opposti, i pensieri in libertà?

 

E’ la libertà dell’acqua, che, indicata come esempio da quel Vecchio-Saggio cinese che visse agli antichi tempi di Socrate, sempre cede e mai recede, scorre dappertutto, tutto accoglie, entra in tutti i recipienti, ne assume tutte le forme.

 

Sappiamo noi distinguere i pensieri cattivi tra i nostri pensieri in libertà?

 

E’ facile.

 

Il pensiero in libertà, quando un altro pensiero in libertà esprime un giudizio negativo su un particolare, riflette e dà un giudizio su questo particolare, secondo una logica di comprensione attinente all’argomento.

 

Il pensiero cattivo, quando un altro pensiero in libertà dà un giudizio negativo su un particolare aspetto, considera questo fatto un’espressione indebita da reprimere comunque. Il pensiero cattivo passa facilmente a contrapporre altre considerazioni non pertinenti all’argomento, instaura una dialettica forzata spostando la questione, sfrutta le armi della rettorica e dell’ironia.

 

C’è chi ritiene che Di Vaio (ma è soltanto un esempio) poteva essere meglio sfruttato?

 

Il pensiero in libertà non ha paura di ammetterlo ma sa discutere serenamente degli aspetti tattici in cui i giocatori si devono inquadrare.

 

Il pensiero cattivo invece trova difficoltà anche ad ammettere l’evidenza e si rivolge alle osservazioni personali, insinua che il pensatore in libertà sia un  incompetente o un “nemico della patria” – intendo, naturalmente, un oppositore di qualcuno della nostra amata squadra, ad esempio dell’allenatore.

 

Così, pian piano, gli autori dei pensieri in libertà rifuggono e il campo resta ai pensieri cattivi.

 

Siate come l’acqua.

 

 

Vittorio Riccadonna

 

 

 



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"I pensieri cattivi" | 3 commenti
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Stai visualizzando i commenti del giorno 25/01/2009


libertà
di Adams il 25/01/2009 10.41

I pensieri devono sempre essere in libertà.

Ma se uno dice delle belinate, deve anche mettere in conto che qualcuno glielo segnali.



Perbenismo e schiavitù.
di RABAX il 25/01/2009 08.10

Vittorio, lasciando trasparire, almeno parrebbe, un po' d'amarezza, definisce gli “allineati e coperti”  schiavi ..."Del più terribile dei padroni. Del perbenismo, dell’adeguarsi, dell’autocensura, della schiavitù al pensiero corrente”.

Un po' crudo, ma efficace.

La domanda allora che uno si pone: posso, devo riconoscermi in quel pensiero, immagino buono in quanto non condizionato dalle problematiche di cui sopra? 

Può essere.

Anche se quando, a parte il riferimento concreto a Di Vaio (Lucho probabilmente è passato un po’ di moda) quando si ragiona abbastanza in astratto, cosa che non coinvolge al massimo, non ne sei mai troppo sicuro.

Ci provo.

Comunque, intanto per aggiungere che, oltre ai buoni e cattivi pensieri, conta molto anche il modo con cui uno si pone, con cui espongono i propri pensieri (forse meglio, come fa Franco, "declassarli" un po' più umilmente a punti di vista).

Ricordandoci un famoso detto dell'economia, e cioè che la moneta cattiva scaccia quella buona, probabilmente Vittorio pensa a certi abbandoni di writers da questo sito.

Premesso che, almeno personalmente, qualcuno (leggi Nemesis) onestamente lo rimpiango (anche se mi sembrava, un tantinello condizionato dalla "nota" telenovela), altri o meglio qualcun’altro, inutile fare nomi, davvero no, anzi.

Mai chiesto e del resto qui, immagino sarebbe improponibile,la censura, la sospensione, l'espulsione, ecc. di qualcuno.

Certo che nel primo caso, anche se, come detto, con punti di vista spesso molto diversi,  Nemesis lo si leggeva, comunque, con grande piacere, mentre nell'altra situazione, già dopo la prima riga, che dico il titolo, comunque ti irritavi e t’infastidivi a prescindere (è un cattivo pensiero?).

Anche circa il "perbenismo" e la "schiavitù" può essere.

L'eleganza e l'educazione del Vecchio marcatore, ancora una volta, sono apprezzabili e sono molto diverse da quella dei “soliti” duri che vanno diretti al bersaglio e parlano di “lacchè” e di .”servi”.

Ora, almeno per quello che mi riguarda, sarò invecchiato, magari ne avrò anche meno voglia, ecc., ecc., ma per contestare bisognerà pur “crederci”.

Dopo anni ed anni di “dilettanti allo sbaraglio” e di personaggi indecorosi, finalmente in società, in panchina ed in campo abbiamo qualcosa di molto serio, professionale, importante.

I risultati buoni, come quelli cattivi, non sono mai opera del caso, della fortuna e/o della “sfiga”: per cosa ci dovrebbe mettere a contestare?

Una volta vendevano Meroni e prendevano Koeble, o come diavolo si chiamava, davano via Pruzzo ed arrivava Musiello e, peggio di peggio, volevano convincerci pure che i nuovi erano meglio (lo ricordo benissimo per Musiello).

Oggi mi pare che le cose stiano andando un po' diversamente.

E’ proprio un cattivo pensiero dirlo e, come logica conseguenza contraddire chi, per mille ed un motivo, sia chiaro lecitamente, preferisce trovare sempre il pelo nell'uovo, oppure andare avanti a “menarla” ad esempio prima con Barasso ora con Lucho (a proposito che fine hanno fatto?) ed avanti di questo passo?

Tra l'altro si sa che le cose belle non durano a lungo.

In questo momento il Genoa è una “cosa bella”.

Su questo, credo, si sia tutti d'accordo.

Chiedo e non certo solo a Vittorio, sperando non sia anche questo un pensiero "cattivo”, ma perchè non godercela fino in fondo?

Almeno sin che dura.

Buona domenica.

 



caro Vecchio Marciatore
di Abbadie56 il 25/01/2009 02.58

il mio pensiero in libertà è che Di Vaio non sia stato utilizzato al meglio, per il semplice fatto che il lavoro dell'allenatore -secondo il mio modesto parere- consiste nel fare il meglio per la squadra, e non per un singolo giocatore.

Agli inizi degli anni '60 Helenio Herrera ha fatto vendere a Moratti il grande Angelillo che aveva il record di aver segnato 33 reti in 33 partite. Record tuttora imbattuto.
Così facendo l'Inter perse un grande attaccante ma migliorò come squadra e vinse campionati, coppe dei campioni e coppe intercontinentali.

Le due posizioni sono:
è meglio valorizzare un giocatore, o valorizzare la squadra?
Non credo che uno sia un pensiero buono e l'altro cattivo. Sono due punti di vista.
Ognuno ha la libertà di scegliere l'uno o l'altro. Sono entrambi pensieri in libertà.
E non è detto che l'uno escluda necessariamente l'altro. Dipende.

 

 





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