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l'opinione''Romanticismo'' di Maurizio Pezzolo
22/05/2009

 

Il romanticismo nella sua essenza è la condizione dell’uomo che si affida alle dolcezze del sentimento per sfuggire alle asprezze della ragione.

*
Messa così, caro Mario, allora la risposta è obbligata: certo che è lecito continuare a essere romantici.

Ma a chi con le asprezze della ragione si trova bene, sarà lecito non diventare romantico?

*


 


Non c’è bisogno di essere romantici per sorprendersi con le lacrime agli occhi nel profondo della Nord, o per custodire ricordi carissimi legati al vento, alle bandiere, alle nuvole, ai suoni, ai colori, ai volti amati che ancora sa evocare il Ferraris.

*
Ma c’è bisogno di non essere romantici per capire che la valutazione di 45 milioni per Milito e Thiago Motta è allegato necessario alla richiesta (solo alla richiesta!) di un passaporto per la Stella?

*

Rispetto chi vaticina disastri: mai come in questi ultimi anni le Cassandre (per la verità non tutte genuinamente ispirate dal dio) hanno depistato la sfiga.

Non trovo invece niente di romantico in quelli (ma tu Mario sei ben lontano da loro) che all’alba del 22 maggio hanno già calato la pietra tombale sulle ambizioni del Genoa 2009-2010.

*
Diverso è il discorso dello stadio.

Questo Ferraris è fuori dal tempo, irrimediabilmente vecchio perfino al confronto col “nostro” Ferraris, quello vero impietosamente demolito senza che nessun romantico dicesse bau.

Siamo arrivati rocambolescamente (mi riferisco a Stellini e a Lopez) dopo 44 anni a vincervi con pieno merito due derby nella stessa stagione: questi successi (il secondo segnato in tribuna d’onore dal viso paonazzo dei perdenti) hanno sgretolato il disegno che prevedeva un Genoa definitivamente minore, privato delle sue memorie, umile comprimario in uno stadio di altri, e che altri!

La rivendicazione di Preziosi di un ruolo per il Genoa su questo tema cruciale io l’ho letta come la proclamazione della vittoria definitiva.

*
Poi i percorsi saranno lunghi e intricati, non mi soffermo.

L’argomento però si lega all’altro, delicatissimo: può il Genoa, in questo calcio, ambire a una posizione di vertice, e difenderla?

La proprietà degli stadi non approfondisce il solco fra pochi grandi club e gli altri che si affollano in una fascia battagliata e piena di rischi?

*

Nell’anno breve durante il quale ho cercato di dare un contributo alla Fondazione GenoA 1893 avevo proposto il tema stadio come oggetto di attenzione prioritaria, sia per dare al Genoa una sponda verso i media e l’opinione pubblica, sia per contrastare le mire di Corte Lambruschini, sia per dare ai Genoani una ragione importante di affetto verso la Fondazione stessa.

*
Dalle parole di Preziosi ad essa dedicate mi è sembrato di capire che l’occasione sia stata mancata, che quello che la Fondazione potrebbe essere (o avrebbe potuto essere?) non sia stato compreso e che vada benissimo quello che sembra profilarsi come suo prossimo destino: diventare la Sezione Museo dell’ACG (con tutto il rispetto per il Museo e per l’ACG).

*
Ecco, forse questo è un esempio di asprezza della ragione, che purtroppo nessun romantico ha saputo o potuto scongiurare.

 

Maurizio Pezzolo

 

 



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"''Romanticismo'' di Maurizio Pezzolo " | 2 commenti
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Stai visualizzando i commenti del giorno 25/05/2009


Calcio e letteratura
di Franci il 25/05/2009 15.50

ho esitato se inserire questo intervento nella "provocazione emotiva" di Mario o in quella "ragionata" di Maurizio. Poteva stare in entrambe. Poi l'intervento di Rabax mi ha fatto propendere per questa seconda soluzione.

Non intendo certo trattenervi sull'esaltazione lirica  dedicata da Saba alla tristezza del portiere che ha subito il gol,  se non altro perchè, come l'evoluzione delle tattiche ha rivoluzionato il gioco, così ha fatto giustizia del ruolo del numero 1 come del più sfigato sul rettangolo verde avendoci, ad esempio, Soriano parlato della "solitudine" dell'ala destra; nè dire della lucida analisi di Valdano, a dispetto di un titolo "Il sogno di Futbolandia" nel quale manca solo il capitolo dedicato al nostro sogno della Stella, contrapponendolo ai 90° di febbrile passione "tifoidea" di Nick Hornby.

Il vespaio suscitato da una considerazione di Preziosi sullo stadio e le reazioni delle due opposte anime subito manifestatesi all'interno della tifoseria genoana, mi hanno indotto  ad un (ipotetico), più che raffronto direi passaggio del testimone, tra il Foscolo ed il Verga. Il perchè del Foscolo è sin troppo chiaro, visto l'esplicito richiamo del Presidente al rilievo della componente "romanticismo". Il perchè del riferimento al Verga cercherò di spiegarlo in corso d'opera.

Quello che proprio non mi riesce di accettare è l'assioma per cui un futuro roseo e pieno di soddisfazioni per il Genoa non possa prescindere da un nuovo stadio. Sintetizzato nei messaggi alle tv o sui siti internet in frasi lapidee per le quali, se  è per giocare col Manchester o col Barcellona o per un Genoa vincente, " vado anche a Torriglia". Precisato che allo stesso modo non apprezzo l'enunciazione - e soprattutto i termini - della teoria opposta mediante l'esposizione di striscioni, mi auguro veramente che accanto al "sei genoano e vuoi anche vincere?" trovi definitivo collocamento a riposo, senza neppure un adeguato TFR, anche l'altro grande  teorema - quello rivelatosi fasullo e altrettanto privo di senso quanto appunto l'analogo certificato anagrafico di esistenza in vita che ogni tanto ci viene richiesto - in base al quale altri esisterebbero perchè vincenti mentre la nostra indiscutibile esistenza sarebbe invece la fonte delle nostre vittorie.

A chi sostiene che nel corso degli anni il Genoa ha sovente cambiato terreno di gioco senza che mai vi siano state rimostranze, non è neppure il caso di replicare quanto capziosa sia tale affermazione. Può essere sufficiente l'invito a rileggersi su un qualunque testo che parli della Storia del Genoa (fatico, fatico davvero a contenere un senso di fastidio nel dover rivolgere a dei genoani questo invito che sino ad ora ha avuto quali esclusivi destinatari   quelli là) per quanti anni abbia giocato, quanti campionati il Genoa abbia disputato sui terreni di San Gottardo e Ponte Carrega e ad imprimersi poi bene nella mente l'anno di costruzione del campo di Marassi. Sarebbe da inserire nell'elenco dei records anche la dismissione del nostro stadio in concomitanza del secolo di esistenza!

E mi suona quale grave dimenticanza l'affermazione per cui non vi sono state rimostranze in occasione dei lavori di rifacimento dello stadio per il mondiale '90. Io ricordo una catena umana attorno al Ferraris, ricordo le lacrime di molti soprattutto anziani o vecchi genoani, ricordo i tanti che si portarono a casa un pezzo di cemento della Nord...Ma questo è sciocco "romanticismo"! Quel che fa specie è che simili situazioni sono in genere riservate alle schermaglie tra "vecchi" e "giovani", con questi ultimi che rimproverano ai padri che bisogna guardare avanti, bandire i sentimentalismi, che queste son cose che non hanno oggi più valore...In questo caso, tra i progressisti, tra coloro in grado di traguardare il futuro, di gente su di età ce n'è "a straggio".

Mi spiace, ma non vedo nel nuovo stadio la conditio sine qua non i nostri sogni sono destinati a restare "romantico" testimone da passarsi di padre in figlio. Se riesco a farmi andar bene, a "collare" - assieme a Govi - il principio che se voglio sperare in qualcosa di più e di meglio devo  (solo per il presente, mi si assicura, sino a quando cioè non avremo raggiunto una consolidata struttura da "grande" e il rispetto e il trattamento che ne costituiscono il logico corollario) accettare di dire ciao ai Milito ed ai Motta che si susseguiranno come arrivi e partenze sul display del Colombo, questa dello stadio non riesco a buttarla giù.

Cerco di ragionare sulle motivazioni addottemi, prima fra tutte quella che "anche grandi club storici hanno abbandonato il vecchio stadio per nuovi impianti funzionali". Intanto, funzionali a che? Comunque...Il primo nome che viene in mente è l'Arsenal. Abbandonata Highbury (che trasudava romanticismo già solo nel nome e non anche per i soli ricordi) per un roboante e avveniristico stadio nel nome quanto nella struttura...Emirates Stadium...Fruscio di petrodollari, rombare di turbine...Intanto, esborso di denaro da parte degli sceicchi e stop e poi la vogliamo considerare la motivazione principale? Highbury conteneva tanti spettatori quanti il Ferraris oggi. Pochi di più. Per competere - si è detto - ad alti livelli, occorre uno stadio che ne contenga almeno 70mila, come l'Old Trafford, come Anfield...Questa motivazione, mi pare, nel nostro caso non regga. A parte che da tempo ci dicono che ormai la voce "incassi dai botteghini" incide in misura quasi risibile (forse per farci sentire, noi tifosi, sempre meno elemento portante?), nel campionato più esaltante regalatoci dalla squadra da una vita a questa parte, se arriviamo ai 25/26 mila ormai ci diciamo "e beh, oggi gente ne è venuta...". E non posso non notare che, dal momento del trasferimento all'Emirates, i risultati ottenuti dai Gunners nel vetusto e non più "funzionale" Highbury hanno ottenuto un ridimensionamento, pur a livelli sempre di eccellenza. Certo, non si è migliorato. Per dirla alla Mourinho, "seru tituli". E potete starvene, senza chiedere conferma al nostro beneamato coach Mark, dichiarato tifoso dei londinesi.

Al tempo stesso, noto che dopo lavori di ristrutturazione, un paio di anni fa il Fulham, squadra londinese diciamo così di seconda fascia ma onusta di gloria (seppur non di titoli), ha ripreso a disputare i propri incontri nello storico e secolare Craven Cottage. *****, non so come facciate voi a trattenervi, ma a me sobbalza il cuore solo a sentire Marianella che esordisce "Benvenuti al Craven Cottage...". Solo il nome è poesia. E l'avete presente la struttura di questo stadietto da 20mila poco più? La tribuna, che subito immagini un panorama sul lungo Tamigi dove scorrono imbarcazioni di canottieri e ladies con ombrellino parasole e cappellino...Sì, sì, sono un coglione romantico ma me ne vanto. Altrochè se me ne vanto...E non mi cambio col vostro pragmatismo.

Per la cronaca, il Fulham rischiamo di incontrarlo nella nostra avventura europea, visto che si è qualificato per la EL. Ed entrare a Craven Cottage avrà, per me, la stessa emozione di quando entrai ad Anfield. Cambierà solo una coordinata geografica: perchè se allora, varcando i cancelli di Anfield e leggendo effigiata nel ferro battuto la frase "Youll' never walk alone" mi dissi: "Pier, per arrivare sin qui sei passato da Montevarchi", stavolta mi dirò che per arrivare sin lì ho dovuto arrancare sulle strade della valle che portava a Lumezzane.

C'è arrivato il Fulham, in Europa, a dispetto di squadre che hanno stadi "più funzionali" ma dal nome che fa stringere i cuori...Reebok Stadium, City of Manchester (miii, che fantasia, ma vuoi mettere la funzionalità sette giorni su sette alla settimana...Andateci in uno stadio inglese per verificare la "vita" che c'è al di fuori degli incontri, andateci e poi riempitevi ancora, se riuscite, la bocca di stadi multifunzionali...). Ieri è ufficialmente retrocesso in serie B inglese il Middlesbrough. Sino a qualche tempo fa giocava nel vecchio Ayresome Park. Vi dice niente questo nome? Pak Do Ik...Corea...1966...pomodori all'aereoporto...Comunque sia, quello stadio è stato sostituito dal più moderno e - ovviamente - più "funzionale" Riverside Stadium. Chissà se ai tifosi hanno detto che era il passo per un futuro più luminoso, per reggere il passo dei tempi e del Manchester. Magari per un po' ci hanno anche creduto, visto che nel 2005 hanno vinto la Coppa di Lega e sono arrivati in finale nella Coppa UEFA. Però, ieri, nel loro stadio "funzionale", sono retrocessi. Fra due sere il Manchester United si gioca l'ennesima finale di Champions. Conquistata, come tutte le precedenti, nel vecchio e (forse) meno "funzionale" (di sicuro rispetto a quello avveniristico dei cugini) Old Trafford.

Vi chiedo una sola cortesia: evitate proprio di volermi far passare per uno che, essendo romantico, è destinato a finire inevitabilmente nel "ciclo dei vinti" verghiano.





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