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il Grifone in campoGenoa e arbitro rilanciano anche la Lazio
13/12/2009

 

 

S.S. Lazio                                  1

(39’ I t. Colaroff)

 

Genoa  C.F.C.                           0

 

 

Ben m’immaginavo una gara difficile, temevo una congiura delle circostanze, era già successo di trovarci a Roma sotto un forte vento contrario, quante altre volte una squadra in difficoltà ha chiamato a raccolta le residue forze proprio contro un Genoa poco arcigno.

 

Dunque gioca Scarpi, non gioca Floccari e neanche Crespo: osserviamo con attenzione come va ad impiantarsi la partita, nei primi minuti.

 

  


Diversi soci del G.C. Verdeal, con cui mi trovo, reputano la nostra formazione troppo prudente. Essi vorrebbero aggredire, attaccare, distruggere!

 

(Dovete sapere che il G.C.Verdeal è pieno di soci intemperanti: non è il posto più tranquillo. Gridano, anche. Applaudono persino. Applaudire un apparecchio tecnologico sembra ridicolo, ma questa volta sono stati tutti più seri).

 

Essi così ragionano. Quelli della Lazio sono in crisi, hanno un mucchio di mediani fuori squadra, il centro campo deve essere nostra conquista; sono demoralizzati, se li lasciamo venire avanti ritrovano coraggio, se li pressiamo la loro volitività crolla. Dobbiamo schiacciarli indietro.

 

Ma, obietto entro di me, proprio il nostro tridente con Sculli e Mesto ci rafforza nel centro del campo: sono giocatori specialisti nel dare una mano alla mediana. La formazione con Sculli centravanti è collaudata, il nostro allenatore l’ha studiata bene. Il nostro gioco avvolgente li metterà nel sacco.

 

Ahimé!: già i primi minuti dicono che tutt’e due gli aspetti non soddisfano. Il nostro attacco non punge e la nostra mediana soffre.

 

Il nostro attacco non punge perché la nostra mediana soffre, ecco il problema.

 

Sembra che gli avversari siano più veloci, più pronti; il nostro gioco è timido; troppo di frequente dobbiamo rincorrerli; i nostri giocatori sono lontani tra loro.

 

Ho provato a capire il perché. Rilassati, coi suoi massimi dirigenti in tribuna? Privi di un riferimento fisso in avanti su cui appoggiare? Un momento di stanchezza? Non so dirlo.

 

Il fatto è che si è ripetuta una cosa già vista: la squadra si è fatta timida, ha ripiegato a difendersi da un avversario che in casa propria aveva urgenza di riscatto.

 

Del copione delle cose già viste, la seconda fase è quella della reazione. Una volta subìto lo svantaggio, la squadra si porta in avanti come avrebbe dovuto fare prima.

 

A questo punto entrano in azione le forze oscure, che nel più classico del repertorio si nascondono nel malvagio arbitro, nei pali della porta avversaria, nei rallentamenti sistematici, nell’errore di mira decisivo.

 

Le forze oscure hanno prescritto che la Lazio aveva bisogno di vincere; ma, sinceramente, nel chiudere le porte del Circolo ed avviarci ciascuno a casa attraverso il buoio e il freddo, i soci del Verdeal si confessano che il portiere avversario non è stato impegnato in vere parate.

 

 

 

Vittorio Riccadonna

 

 



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