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dalla redazioneCon rincrescimento
09/11/2010

 

La notizia del licenziamento di Gasperini ha colpito profondamente noi genoani.

 

E’ terminato un ciclo interessante che era sorto sotto il segno costruttivo di una ventata nuova, di un programma da sviluppare in un avvenire.

 

Le idee di Gasperini, applicate dalla squadra in modo fedele ed efficiente, fecero del Genoa un attore calcistico notevole nella nazione.

 

 


Il calcio è una palestra tattica continuamente in fermento di riqualificazione. Nella sua storia, ad ogni modificazione si sono contrapposte contrarie, con la conseguenza di reciproci assestamenti. Recentemente molte idee relative a quel complesso sistema tattico che va sotto il nome di “zona” sembrano acquisite in forma definitiva; sarà sempre così?

 

Erano le idee di Gasperini di tanta superiore concezione da imporsi in modo permanente?

 

Sono le richieste ai giocatori di estremo impegno tattico e fisico portatrici di un successo imperituro?

 

E’ prudente non tener conto delle sopite tendenze di ripulsa dell’animo di qualche giocatore?

 

E’ utile, oppure limitativo, restringere il campo giocatori a coloro che maggiormente si adattano alle idee tattiche di scuderia?

 

Ho dubbi, non risposte. Ho delusione che quello che mi sembrava un progetto di lunga edizione sia stato interrotto bruscamente. Ho dispiacere che non si sia potuto verificare, usciti sperabilmente da un periodo di minor efficienza, la vitalità di un pensiero calcistico.

 

La spiegazione che mi dò è che non si credeva più che nei giocatori risorgesse quella fiammeggiante lucida volontà di vittoria che ci ha portato a tanti successi.

 

Ben si poteva vedere come l’organizzazione voluta da Gasperini nel suo periodo migliore, così ricca di pregi, nascondesse nel suo nucleo alcuni limiti, alcuni anche gravi punti di debolezza.

 

Tuttavia a noi che abbiamo osservato, pur solo per televisione, lo svolgimento dei recenti campionati del mondo, non può essere sfuggito che la grande maggioranza delle squadre nazionali, anche le più importanti (persino squadre come Argentina e Brasile) abbiano giocato con schemi molto simili a quelli pensati da Gasperini.

 

Sembra che forse il famoso 3-4-3, per usare i numeri, con le ali dedite intensamente anche a compiti da mediano, abbia trovato una generale applicazione mondiale.

 

Abbiamo perduto un esploratore; avremo meno, sul nostro campo, il fascino del nuovo.  

 

Siamo rientrati in gruppo, nella normalità. Nella semplicità, come ha detto Preziosi.

 

 

Vittorio Riccadonna

 

 



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