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dalla redazioneSciopero ?
02/12/2010

 

Sciopero ...

 

Me ne son stato a leggere le varie osservazioni.

 

Un divertimento un po’ triste.

 

Il tocco finale lo dà la “tifoseria organizzata”.

 

 

 


Trascurato il vero problema.

 

Il vero problema è di concetto legalitario.

 

Un qualcosa che nel mondo d’oggi e in Italia non si guarda più, con poche eccezioni, io.

 

Forse il nostro GUI massimo e ottimo lascerà cader su di noi la sua parola dirimente.

 

In attesa mi ci provo io.

 

Certo vi sarete accorti che il sistema calcio tende a calpestare i valori che caratterizza-vano il calcio di una volta, compresa la fedeltà del giocatore alla sua squadra. Persino nelle maglie, le società insidiano la propria stessa tradizione.

 

Forse, in un futuro lontano, vedremo la pubblicità anche sulla bandiera nazionale. Pensate che affascinante, il tricolore col riquadro arancione “bevete vermut malachia”.

 

Uno di questo valori ha un nome severo: dicesi contratto. ll contratto è ovviamente uno speciale impegno tra due parti, nella nostra fattispecie tra una società e un calciatore.

 

Nel contratto le parti si impegnano volontariamente.

 

Il giocatore Giulivo Malcalzati dice alla società Montesereno: io ti ho scelto, voglio giocare per onorare la tua maglia.

 

Si può spingere perfino a pensare: darò il massimo delle mie forze per questa maglia giallo-verde perché questo giallo-verde mi ha preso il cuore, lo amavo fin da piccolo  – ma ciò poi non è un corollario indispensabile, indispensabile è la buona intenzione di onorare il contratto.

 

Sacro è il concetto, per il buon sportivo, dello sposalizio di impegno.

 

Se corre del denaro, esso non può, non deve ledere il concetto sportivo che resta  alla base della squadra di calcio.

 

Tale sacralità è stata pian piano demolita dal gioco sulle scadenze variabili. Da anni i contratti hanno una scadenza, da 1 a 5 anni. Questa scadenza viene quante volte tradita. Il parametro zero, le plusvalenze, le trattative con società terze (chissà perché mi viene in mente Eranio), lo scarso impegno come arma, tutta una serie di ostacoli sono messi in campo per contrastare il patto contrattuale.

 

Pensate che sia bene?

 

Eppure non bastava.

 

Ora le società vogliono questo: potersi dirottare l’una coll’altra il giocatore senza il consenso del giocatore stesso. Il nostro Malcalzati dovrebbe trovarsi trasferito d’ufficio dal Montesereno al Monteglabro contro la propria volontà, anche se a Malcalzati il  Monteglabro, che come tutti sanno ha quella maglia deprimente a cerchi grigi, proprio non va. Con Montesereno sì che va d’accordo e ha fatto volentieri il contratto; questo è l’ambiente che gli piace; ma niente, Malcalzati si troverebbe trasferito al Monteglabro e dovrebbe cercare lì di sorridere suo malgrado e nonostante la maglia.

 

La risposta a questo tentativo di imposizione è una e semplice: si tratta di un assurdo. Un mostro giuridico.

 

Non c’è spazio per discettare di compensi.

 

Ci fosse questo spazio, dovremmo anche considerare la massa di giocatori a cui verrebbe applicata la norma, con compensi diversi da Malcalzati a Pertipoldo. Ma questo spazio non c’è.

 

Non è questrione di denaro ma di legalità.

 

Fanno dunque molto bene i giocatori a rifiutare questa norma e ad usare per questo gli strumenti possibili.

 

Bravo sindacato calciatori. Resisti e insisti.

 

Difendete la libertà dello sportivo, come mi piace considerarlo.

 

 

 

Vittorio Riccadonna

 

    

 



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"Sciopero ?" | 2 commenti
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Stai visualizzando i commenti del giorno 04/12/2010


In effetti
di RABAX il 04/12/2010 11.11

la posizione della tifoseria organizzata mi  parsa un po' "aziendalista", per usare un termine di moda con l'avvento di Ballardini per non dire anche con un minimo di tentativo di scontata demagogia.

Mi riconosco e condivido i valori di "legalità" ben illustrati da Vittorio.

Certo che i tempi di De Pra sono lontani anni luce, ancora più rispetto a quelli effettivamente trascorsi.

Si deve prendere atto che, oramai, nel calcio stanno prosaicamente prendendo sempre più campo altri valori, altri miti, diciamo più pratici, terra terra, meglio, per dirlo senza troppi giri di parole, oramai su tutto stradomina il dio denaro.

E' un calcio che piace sempre di meno perché sempre meno sport, appartenenza, passione e sempre più "business".

A volte comincia a sorgere il dubbio che la figura del tifoso romantico, appassionato, legato alla sua terra, alle sue tradizioni, alla sua squadra del cuore rischi d'essere abbastanza travolta dagli eventi e cadere in un qualcosa che preferisco non dire.

Mi rendo conto che sto scivolando fuori tema, ma, se codesto è il contesto, queste dispute tra lega calcio e sindacato calciatori professionisti,  francamente, non intrigano più di tanto.

Un po' come sta avvenendo, in altro settore, per la politica sempre più autoreferenziale, lotta di potere e d’interessi, distante dai cittadini.

Se ad esempio, come in non pochi lamentano, la nostra squadra si sta via via trasformando in un bel supermercato di giocatori, la reazione, magari superficiale, approssimativa e precipitosa, che però rischia di sgorgare abbastanza spontanea è quella che ti porta a pensare: ma che s'arrangino un po' tra di loro. 





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