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dalla redazioneUna partita che non scordo - V
27/04/2011

 

Tifo latino o quasi

 

Sopra lo stadio lo spazio è aperto, sulla collina splende ampio il cielo di un dolcissimo, caldo autunno. La gradinata  mi accoglie distensiva e comoda, o così sembra ai miei giovani anni.

 

Gli azzurri sono una squadra notevole all’attacco, ci sono attaccanti di grande valore. Oggi arrivano a far visita i rossoblù, vale a dire una compagine storica del nord, titolata, che però, pensano tutti, non ce la può fare oggi di fronte alla squadra locale.

 

 

 


La partita comincia tra l’entusiasmo del pubblico che pregusta la vittoria. I rossoblù giocano stretti in difesa, col terzino libero, e si svincolano poche volte con un’azione isolata che si spegne prima di farsi pericolosa. Ma perché tutti questi fischi senza ragione?

 

In effetti, noto con stupore che il pubblico locale sembra avere l’abitudine di fischiare sistematicamente tutte le azioni in avanti degli avversari. In che paese sono capitato? Che costume antisportivo è questo? A casa mia, applaudiamo se mai le azioni avversarie, o fischiamo il gioco scorretto e i comportamenti antisportivi. Mai avevo sentito fischiare gli avversari senza una motivazione, così, solo per mero antagonismo.

 

La partita va avanti con dominio degli azzurri, che hanno una supremazia evidente. Non sono, però, fortunati. Il loro grande brasiliano verrà abbattuto un paio di volte doloro-samente dal suo marcatore rossoblù, un atleta forte col nome che comincia per “T”, e il pubblico si invelenisce nel pretendere il calcio di rigore.

 

Nel finale del primo tempo i rossoblù, nell’unica azione pericolosa, hanno una bella occasione ma l’ala sinistra tira fuori. Il primo tempo termina 0-0.

 

Nell’intervallo guardiamo in giro il panorama assolato. Di sostenitori arrivati dal nord non se ne distinguono.

 

Nel secondo tempo la differenza dei valori in campo sbocca subito nella segnatura di due gol e la supremazia degli atleti di casa continua fino a marcare il 3-0 a venti minuti dalla fine.

 

Lo spirito giulivo degli entusiasti spettatori viene appena scalfito da un errore del portiere esordiente che concede agli ospiti di segnare la rete della bandiera.

 

Invece si capovolge improvvisamente la situazione. I rossoblù ora, tra la sorpresa generale, attaccano in 7 o 8, la difesa di casa sbanda in affanno, tra errori e salvataggi. Sembra che gli azzurri confusi siano senza più energie.

  

Il veleno della partita è nella coda. A 3’ dalla fine arriva il gol del 3-2. La situazione intorno si fa ribollente. 

 

Infine l’arbitro ha il coraggio di dare il rigore per una spinta con caduta, che porta ad un impensabile risultato di 3-3.

 

Non accettano! Affronto! Cuscini! Improperi! Invadono il campo! Arbitro e giocatori scappano! Confusione generale!

 

Partita sospesa!

 

Scendo dalla collina del Vomero convinto della sconfitta del Napoli a tavolino.

 

Saprö invece che si era già nel ricupero, la partita era finita col calcio di rigore e il risultato ufficiale resterà di 3-3.

 

Ma perché tanta incontinenza? Sembrava quasi una forma di odio contro la squadra del Nord.

 

  

Vittorio Riccadonna

 

 

 

Napoli-Bologna 3-3

6 novembre 1955

Napoli:

Fontanesi; Comaschi, Pison; Ciccarelli, Tre Re, Granata;

Vitali, Amadei, Jeppson, Vinicio, Pesaola.

Bologna:

Giorcelli, Rota, Dell’Innocenti;

Pilmark, Greco I, Tubino;

Bonafin, Cappelli, Pivatelli, Randon, La Forgia.

Arbitro: Maurelli da Roma.

Marcature:

5’ II t. Vinicio; 7’ Vitali; 25’ Vinicio; 30’ Pivatelli; 42’ Bonafin; 47’ Pivatelli (rigore).

 

 

Post scriptum.

 

La nuova abitudine di fischiare gli attacchi degli avversari è arrivata, da allora, nei nostri stadi.

 

Tanti anni dopo, il Napoli doveva gratificare un’altra squadra rossoblù, il Genoa, di un pareggio che ci salvava dalla serie B.

 

Da allora, Napoli e Genoa si dicono gemellate. Un gemellaggio che io non glorifico.

 

Perché il grande, magnifico pubblico napoletano quella volta si mise a gridare “Genoa Genoa”?

 

Lo fece in odio ad una squadra più settentrionale ancora: il Milan.

 

L’allenatore del Bari sabato scorso a fine partita ha commentato: il pubblico è sovrano.

 

La democrazia nel calcio?

 

 



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"Una partita che non scordo - V" | 1 commento
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Stai visualizzando i commenti del giorno 27/04/2011


caro Vecchio Marciatore
di Abbadie56 il 27/04/2011 23.22

che bello leggere nomi di giocatori che mi ricordano da vicino l'adolescenza,
quando il calcio per me era sogno e i calciatori una specie di eroi omerici.
Oggi sono sempre molto appassionato. Anche se in modo diverso da un tempo
il calcio continua a piacermi.  

abraços

 

 





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