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dalla redazioneSoltanto per ischerzo ...
11/05/2011

 

Quanti commenti contrastanti sul comportamento della squadra e del pubblico!

E’ diventata una piccola strana guerra.

Non so cosa ci potrei aggiungere.

Solo un tentativo di riflessione.

 

 


Il male originario penso sia nato dal buon comportamento della nostra squadra contro Brescia e Lecce, non “incontrato” da una consistente schiera dei nostri sostenitori.

Ecco il caso di un bene che butta in male. Siamo tutti maliziosi.

 

Poi, la partita attesa.

 

Già dai primi minuti sono apparse due cose, non del tutto sosprendenti.

 

Prima: il nostro nervosismo di fronte all’aggressività degli avversari. Le ammonizioni che ci siamo prese sono venute più da spintoni di reazione che da nostre iniziative di offesa, e aggiungerei anche che l’arbitro le poteva giudicare più equamente. Questo nervosismo dei nostri giuocatori fu figlio della tensione dell’ambiente, che stranamente ci ha pervasi e fatti ammonire più dei nostri avversari. non di un calcolo di autolesionismo. Dopo essersi prodigati al massimo, pei nostri avversari la sconfitta sarebbe stata un dolore; pei nostri, peggio: un sospetto di tradimento. Alla fine, hanno avuto applausi gli sconfitti.       

 

Seconda: la nostra sofferenza a metà campo, per un deficit di velocità. Kuzca (pardon. Kucka, si scrive così) non ha ancora ripreso la sua migliore forma e con Milanetto male competeva contro la mediana sampdoriana (pardon, si scrive così) che oltre che volitiva era assestata: è l’unico loro reparto che può considerarsi forse quasi all’altezza.

Il Genoa, quando, nel secondo tempo, era in vantaggio, si è palesemente orientato alla tattica di difendersi in compattezza, come gli abbiamo visto fare spesso negli ultimi tempi con efficacia, e per esperienza so che una volta ceduto il governo del giuoco agli avversari spesso non è facile riprenderlo, specie di fronte ad avversari decisi a giuocarsi l’anima. Diventa in questi casi più difficile manovrare in contrattacco: gli attaccanti restano isolati, i passaggi più difficili, il gol del pareggio ha creato ansia e la pressione degli avversari imbaldanziti è aumentata.    

 

Una partita perfetta termina 0-0, e tutti e tre i gol provennero da errori dei difensori.

Cari amici affezionati di calcio, tutti noi abbiamo sognato almeno una volta di esserci noi, fisicamente, dentro il campo, belli e scattanti e sovranamente abili, e abbiamo sognato di fare ai “nemici” gol meravigliosi.

Per ischerzo, mi immagino ringiovanito e rinvigorito in campo a miracol mostrare; ma, invece che in vesti di attaccante irresistibile, questa volta mi vedo soltanto a difendere l’una o l’altra porta.

Questo io immaginario non avrebbe lasciato Floro Fl. libero, su corner, vicino al palo. L’avrei tallonato sennza pietà, quale gol in tuffo di testa, se lo sognava, accidenti.

E Boselli ha fatto molto bene un movimento, una giuocata, che non aveva le caratteri-stiche eccezionali di una invenzione capolavoro, ma soltanto di una risorsa che è nel bagaglio di un giocatore di buona classe. Se il marcatore fossi stato io (quell’io descritto lassù) al posto di Lucchini avrei sì bevuto la finta sulla destra ma sarei stato prontissimo a rientrare in tempo a chiudere il tiro di sinistro, non mi avrebbe lasciato indietro, ah no. Si sa bene che io possiedo lo scatto breve e la conclusione della manovra l’avrei capita subito, prontamente, e io (quell’io lassù) non mi stanco facilmente. Inoltre è certo che se fossi stato io in porta il tiro di Boselli l’avrei intuito, non mi sarei costretto a buttarmi in ritardo: il tiro incocciato di sinistro a quel modo doveva per forza uscire in diagonale bassa. Sono troppo buono, io, anche in porta, e quel tiro lo paravo di sicuro.

E se avessi dovuto, dalla parte nostra, parare il tiro di Palombo?

Ecco, devo confessare. Veramente persino io sarei stato in difficoltà su quel pallone che è mi rimbalzato in alto verso la gola. Vi prego di capire che era molto disagevole, ti mette in difficoltà, è come se la palla volesse aggredirti. Non te l’aspetti.

Eh, sì, l’errore del nostro Eduardo è il più leggero di tutti quanti!

(L’intùito è tutto. Ma io me ne sto seduto alla tastiera...).

 

Vittorio Riccadonna

 

 



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