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dalla redazioneParola di sostenitori
17/10/2011

  

Vedo molti genoani pieni di perplessità.

 

Perplessità è una parola moderata. Quando è perplesso, il genoano ha in mano la frusta.

 

Il genoano perplesso vuole abbattere l’allenatore, vilipendere il presidente, cacciare i giocatori. Il genoano perplesso non transige, trapassa.

 

 


Il fatto è che il presidente-operatore ha inciso alquanto la formazione dell’anno passato, in un modo che invero ha avuto approvazioni al momento, ma ora sembra che manchi qualcosa, l’insieme claudica. Forse non è facile azzeccare tutte le mosse.

 

Ma in questo mondo, e anche nel calcio o forse sopratutto nel calcio, quel nonsoche di mancante ha sembianze vaghe, molteplici, fantomatiche.

 

Il centrattacco? Ah, perché non abbiamo più ... perché non abbiamo preso ...

 

L’allenatore? Lo dicevo io ...

 

La mezzala sinistra? Il mediano? Il terzino?

 

Non si impegnano? Non hanno la maglia sudata? Sono lenti?

 

Per fortuna, il portiere viene considerato indenne. Per fortuna, perché capite bene che è un ruolo critico, sarebbe un guaio.

 

La cosa più semplice è concludere direttamente che giuocano male.

 

A questo punto, il genoano perplesso guarda la classifica.

 

Come, soltanto 2 vittorie, 2 pareggi e 2 sconfitte? Siamo soltanto a metà classifica? Ohibò, non ci accontentiamo! Noi vogliamo di più.

 

Non vogliamo aspettare! Vogliamo subito essere a sinistra nei primi dieci, ne abbiamo il diritto, ormai ci siamo abituati.

 

Arriva un vecchietto, una persona malvista che accampa sempre obiezioni. Dice che qualche risultato è andato storto casualmente e che delle 6 avversarie finora incontrate ben 5 hanno conquistato dai 9 punti in su e 1 soltanto ne ha conquistati meno del Genoa. Cosa vuole costui? E proprio con questa, l’unica scarsa, abbiamo pareggiato in casa?

 

Ma il vecchietto risponde che in fondo quelli si sono difesi bene, senza sbagli, non era poi tanto facile.

 

Il vecchietto non capisce il calcio moderno, è attaccato alle vecchie idee. Insiste con le sue vacue speranze. Invita a non turbare il lavoro della squadra, non disprezzare la situazione, aspettare in fiducia.

 

Sì, aspetta e spera.

 

Dice che se la manovra non scorre, non fluisce, dipende dai giuocatori: non che non siano bravi, anzi, sono tutti bravi, ma manca chi sappia tessere, dialogare, costruire la manovra per gli attaccanti; il centrattacco è ostruito (il vecchietto dice ancora “centrattacco”, che non si usa più). Jorquera ha improvvisazioni subitanee ma non ha il trotto continuato per trascinare il giuoco. Palacio è sacrificato, speriamo che non si esaurisca. Chi resta?

 

Chi vuole che resti, cosa dice quello lì?  A gennaio bisogna rifare tutta la squadra.

 

Ma non capite? Ecco chi resta. La nostra carta vincente. Ha la frattura, ma aspettate che guarisca e poi vedrete.

 

Chi avrà ragione?

 

Yo espero.

 

Hoffentlich.

 

 

 

Vittorio Riccadonna

 

 



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"Parola di sostenitori" | 1 commento
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Stai visualizzando i commenti del giorno 18/10/2011


Vecchio marciatore
di Abbadie56 il 18/10/2011 01.22

il tuo appassionato distacco -o distacco appassionato- è semplicemente meraviglioso.

Ti abbraccio, dispensatore di serenità.

 





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