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il Grifone in campoInfilati !
27/11/2011

 

 

A.C. Cesena                              2

(25’ II t. Mutu, rigore; 35’ Mutu)

 

 

Genoa  C.F.C.                            0

 

 

 

Ritorniamo da Cesena pensierosi e sconfitti. La partita è andata storta, non siamo riusciti a mettere la palla in porta in occasioni favorevoli.

 

Episodi ce ne sono stati parecchi, davanti a un portiere e all’altro, con il peso delle decisioni dell’arbitro. Sugli episodi è possibile imbastire un buon racconto di questa gara, che, come tutte, è costituita da una serie di episodi.

 

 


Preferiamo invece affrontare l’argomento sotto altro profilo, pregandovi per ora di dimenticare i vari episodi, che potrebbero contristare i nostri ragionamenti.

 

Il Cesena in questo campionato aveva ottenuto vittorie soltanto fuori casa: in casa, mai. Si poteva pensare quindi che la sua migliore caratteristica fosse il contrattacco.

 

Il Genoa di Malesani ha impostato la sua gara sul massimo controllo del gioco centrale ed ha ottenuto, particolarmente nel primo tempo, una chiara supremazia di palleggio, dimostrando migliori qualità tecniche e propensione alla spinta del gioco in avanti.

 

Si è così consegnato alla tattica preferita degli avversari.

 

Un fatto è risultato evidente fin dall’inizio. Le articolate azioni d’insieme dei rossoblù (che vestivano gli infelici calzoncini bianchi) congegnavano una serie di attacchi sostenuti da buona truppa di giuocatori, la quale a sua volta si trovava di fronte la truppa dei difensori di maglia bianca; per cui agli attaccanti rossoblu non era, in genere, facile liberarsi in spazi aperti.

 

Al contrario, le azioni di contrattacco delle bianche maglie davano una diversa, maggiore sensazione di pericolosità, si infiltravano velocemente nelle maglie della mediana nostra, che era chiamata a rincorrerle.

 

Già all’inizio della gara, apparentemente dominata dai rossoblù, dunque, si delineava una situazione tattica nefasta.

 

Non poteva non ricorrere alla mente la situazione della partita contro il Bari di Coppa, con la difesa del Genoa in ambascie; benché, a differenza di quella, la superiorità di giuoco oggi fosse in mani nostre.

 

Può darsi anche che la fatica dei 120 minuti battagliati giovedì abbia influito per stanchezza su qualche nostro giuocatore.

 

Poteva il Genoa scegliere una tattica differente? Ha questa squadra i giuocatori adatti a portare contrattacchi di profondità, contropiedi veloci?

 

Domanda più importante: ha giuocatori di centrocampo costituzionalmente portati alla costruzione del giuoco? Li vediamo dotati di tante buone qualità, ma pochi vediamo passaggi ispirati dalla fantasia, della misura ben calibrata, e li vediamo, questi giuocatori, poco sostenuti da quella capacità di dribbling che serve ad aprire il giuoco all’invenzione.

 

Sarebbero questi dunque problemi costitutivi. Ci sostiene la speranza che siano destinati a risolversi. Infatti Zé Eduardo sta già allenandosi (tolleratemi il già). Non perché io patisca una deficienza nel ruolo di centrattacco: secondo me non è questo, e anzi mi rallegro del mancato arrivo di Gilardino, come già scrissi; ma per il miglioramento, che penso di poter aspettarmi, della capacità manovriera di tutto l’attacco.

 

Infatti è brutto, deprimente, profondamente negativo, che la squadra abbia il giuoco in mano e non sappia portarlo a conclusione (non dico che siamo a questi punti).

 

Di un altro fattore ha sofferto il Genoa nella partita di oggi: della mancanza di Antonelli, che avrebbe dovuto fare da pendant al generoso Mesto nelle avanzate laterali: Mesto diverse volte è andato al centro dal fondo, purtroppo con pochi risultati, dalla sinistra invece non c’è stata questa spinta.

 

In questo quadro, un’osservazione generica sull’arbitraggio.

 

Nel primo tempo, Palacio dalla sinistra sfuggiva al difensore e questi l’ha spinto di fianco col braccio: una spinta leggera, in sé piccola cosa, ma sufficiente e determinante per fargli perdere il tempo del tiro. Benché non plateale, quello era un calcio di rigore, per l’intenzionalità e l’effetto del pur piccolo fallo. Invece il calcio di rigore che ci è stato dato contro è derivato da un fatto plateale, evidente, tale da non sollevare neppure proteste quasi, eppure io nutro seri dubbi proprio sull’intenzionalità, mi sembra che il primo fallo sta stato di Bogdani e Moretti abbia resistito e ricambiato l’abbraccio (impressione televisiva): un peccato di ingenuità. Così le apparenze a volte prevalgono sulla sostanza. Solo i grandi arbitri sanno vedere in profondità. Ma non se ne abbia Rizzoli, la mia, ripeto, è soltanto fugace impressione televisiva.

 

Arriviamo così alla descrizione degli episodi, cioè delle casualità che ci rendono, a fine partita, lieti oppure scontenti. Occasioni ne abbiamo avute. Un salvataggio sulla linea di Comotto è stato miracoloso. I portieri sono stati entrambi bravi. Antonioli, un vecchio valoroso, ha fatto una magnifica uscita a terra su Palacio nel primo tempo e almeno un’altra ottima parata. Frey ha sfoderato un paio di interventi davvero difficili, non poteva fare nulla sui due gol: sul primo, un tocco morbido, dal punto del rigore, che ha sfruttato il suo spiazzamento, sul secondo una parabola precisissima ad effetto proprio nel sette più lontano.

 

E’ stata una gara intensa. Il giuoco del Genoa è stato intenso. Tutti si sono impegnati. Il giuoco del Genoa è stato migliore, più d’assieme, di altre volte.

 

Per l’avvenire aspetto miglioramenti.

 

 

 

 Vittorio Riccadonna

 

 

 



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