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dalla redazione1925
06/05/2012

 

Nei giorni scorsi un articolo di Curzio Maltese collegava i fatti di Genoa-Siena ai fatti drammatici accaduti alla stazione di Torino in occasione del quarto spareggio tra Genoa e Bologna nel 1925, con lo scopo di mettere in cattiva luce la tifoseria del Genoa.
Già il semplice fatto di risalire ad avvenimenti accaduti 87 anni fa per denigrare il tifo rossoblù mette un po’ di prurito addosso, ma Curzio Maltese va oltre e deliberatamente falsa i fatti, asserendo che alla stazione di Torino i tifosi genoani spararono colpi di pistola contro quelli bolognesi.
Se Curzio Maltese avesse voluto fare una ricostruzione storica, invece di un articolo contro il Genoa e i genoani (sarebbe interessante sapere chi glielo ha commissionato...), avrebbe dovuto prima di tutto dire che a sparare furono i tifosi del Bologna e solo loro, e poi dare una descrizione dei fatti completa, partendo dalla situazione calcistica del momento. Ma non solo, tenendo conto anche della situazione politica.


Il Genoa di Mr. Garbutt era da anni la squadra più forte d’Italia, mentre il Bologna era la squadra emergente e destinata ad un grande futuro.
Si trattava di uno scontro epocale, non a caso divenuto epico e passato dalla storia alla leggenda.
Si confrontavano non solo le due squadre più forti d’Italia, ma anche due concezioni di calcio: quella “all’inglese” di Mr. Garbutt e quella “danubiana” di Felsner.
Gli inglesi in quei tempi erano i “maestri” e non a caso Mr. Garbutt che faceva giocare il Genoa all’inglese aveva vinto i campionati del 1915, del 1923 e del 1924, e forse qualcuno lo aveva perso a causa della sospensione del campionato per la “grande guerra” del ‘15-‘18. E anche per qualche caso di…pilotaggio. Eh! si, gli arbitri che pilotavano c’erano anche a quei tempi…
Clamoroso l’arbitraggio di Varisco che fece perdere al Genoa il campionato del 1920, dominato in modo persino esagerato dai rossoblù della lanterna: vittoria del girone con 19 punti su 20, 49 gol fatti e 3 subiti, e vittoria del girone A di semifinale con 18 punti su 20, 24 gol fatti e 6 subiti. In totale: 17 vittorie e 3 pareggi, 73 gol fatti e 9 subiti in 20 partite! Cose da squadra mitica, come in effetti era.
Ma l’arbitro Varisco, interista, per favorire la sua squadra del cuore, nel girone a tre con la Juve, riuscì a far perdere il Genoa contro i bianconeri per 3 a 2, facendolo giocare in otto! E alla fine il campionato lo vinse l’Inter.

Ma se gli inglesi erano i più forti, i “danubiani” erano ormai cresciuti moltissimo arrivando a giocare un calcio perfetto sia dal punto di vista stilistico che tattico.
Il calcio danubiano era molto tecnico e molto ragionato, basato su triangolazioni perfette e sul possesso palla, mentre il Genoa di Garbutt giocava un calcio così detto “verticale”, basato sulla velocità e su lanci profondi volti a sorprendere le difese avversarie.
Ho sempre pensato (magari sbagliando) che l’insofferenza che i tifosi del Genoa hanno per il gioco lento e ragionato provenga dalle viscere delle nostre origini “inglesi” dalle quali abbiamo ereditato il gusto per il gioco veloce e senza fronzoli.

Il Genoa era ancora il più forte, ma anche il più anziano. Il Bologna aveva l’entusiasmo della gioventù, la fame di vittorie e l’appoggio del regime.
Fu uno scontro epico. I giornali d’epoca ne parlarono a non finire, gli occhi di tutta l’Italia del calcio erano puntati sulle due squadre protagoniste di una sfida che sarebbe diventata storica, nella sua drammatica unicità.
Furono necessari cinque incontri per stabilire chi fosse la squadra più forte.
Il Genoa aveva vinto il primo incontro a Bologna per 2 a 1, ma nell’incontro di ritorno il Bologna con l’identico punteggio aveva vinto a Genova, andando in vantaggio a sette minuti dalla fine!.
Di qui la necessità di un terzo incontro.
A questo punto va ricordato che anche nel campionato precedente lo scontro tra Genoa e Bologna fu al calor bianco. Nella finale della Lega Nord infatti si erano trovate anche in quel caso di fronte il Genoa e il Bologna e furono scintille.
Il Genoa aveva vinto 1 a 0 a Marassi e stava pareggiando 1 a 1 a Bologna. Era virtualmente campione d’Italia (com’è noto il vincitore della Lega Nord era praticamente campione d’Italia, stante l’abisso esistente a quei tempi tra le squadre del nord e quelle del sud ), quando l’arbitro Panzeri a sei minuti dalla fine sospese la partita per continue intemperanze dei tifosi bolognesi
nei confronti dei tifosi rossoblù e dei giocatori del Genoa.
Non si può capire il motivo per cui nella finale della lega Nord dell’anno successivo si arrivò a disputare ben cinque finali, se non si ha ben chiara questa situazione: il Bologna era squadra molto forte e poteva contare su una tifoseria dove spadroneggiavano gli squadristi del regime, che si
presentavano armati sugli spalti ed erano pronti a invadere minacciosi il campo da gioco perché nessuno osava opporsi ad essi.
In questa situazione estrema, l’arbitro Mauro, il miglior arbitro italiano, quando si vide costretto a sospendere il terzo spareggio col Genoa in vantaggio per 2 a 0 e col Bologna che reclamava con gli squadristi in campo un gol per un pallone che non era entrato, non ebbe poi la forza, al momento di stendere il rapporto, di opporsi a chi lo voleva costringere a scrivere che l’incontro andava ripetuto per la presenza di spettatori in campo.
L’incontro com’è noto era finito 2 a 2, ma solo perché Mauro aveva pregato i giocatori del Genoa di riprendere a giocare per questioni di ordine pubblico, stante il fatto che per lui la partita era finita sul 2 a 0 per il Genoa.
I giocatori rossoblù accondiscesero, sentendosi ormai campioni d’Italia (mancava solo la formalità dell’incontro con la vincente del girone sud) per la decima volta. Ma le cose andarono diversamente e fu così necessario un quarto spareggio.

In questo clima di violenza armata e di ostilità manifesta nei confronti del Genoa e dei suoi tifosi ebbe luogo il quarto spareggio terminato questa volta in parità: 1 a 1. E successivamente alla stazione di Torino esplose l’ostilità dei tifosi bolognesi nei confronti di quelli genoani, sotto forma di una ventina di colpi di pistola sparati dal treno dei tifosi della Dotta.
Due tifosi del Genoa rimasero feriti, uno al costato e l’altro ad un dito della mano.
Le indagini della polizia ferroviaria di Torino individuarono con certezza che i numerosi colpi di pistola partirono dal treno dei tifosi del Bologna.
I  giornali ne dettero notizia e i dirigenti del Genoa chiesero che i responsabili venissero perseguiti, in caso contrario avrebbero ritirato la squadra.
La Federazione non sapeva che pesci prendere, ma ci pensò Roma a decidere ordinando al Genoa di giocare pena la radiazione.
Il Genoa capì che il suo destino era segnato, l’ordine arrivato da Roma evidenziava un chiaro interesse del regime a favore del Bologna.
La quinta finale venne giocata in pieno agosto coi giocatori del Genoa in vacanza all’oscuro di tutto, e quelli del Bologna –che invece erano informati di tutto- ad allenarsi, e finalmente il Bologna riuscì a vincere il suo primo campionato. Ma per il Genoa si trattò di un furto vero e proprio.
Si trattò di un fatto talmente eclatante, che a 83 anni di distanza, l’ importante giornale inglese
The Guardian, pubblicando nel 2008 i risultati di una ricerca sui più grandi “furti” nella storia del calcio collocò il furto subito dal Genoa ad opera del Bologna nel 1925 al primo posto nel mondo.

Mi è difficile capire il motivo per cui Curzio Maltese abbia scritto un articolo in cui cita i fatti del 1925, ignorando completamente tutti i dati noti e documentati sui giornali d’epoca e in ultimo anche dal prestigioso The Guardian.
Poiché non capisco, evito ogni commento. Ma mi auguro che la Società  Genoa o la Fondazione Genoa intervengano ufficialmente chiedendo al giornalista in oggetto di scrivere una smentita delle affermazioni false e gravemente lesive della sportività dei tifosi genoani da lui fatte, e al giornale di
pubblicarla  con la stessa evidenza con cui ha pubblicato l’articolo.
Alè GenUa!!!!!!!!!!!!!!!

 

Franco Venturelli

 

 

 



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