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Genoa CricketGenova, un secolo dopo
01/11/2013

 

"Quella volta che Pashupatti fissò negli occhi un leopardo a pochi metri di distanza, capì che doveva rimanere freddo, fermo come tramortito. Furono secondi infiniti nel giardino di casa sua, alle pendici dell'Himalaya. Poi, con un balzo, il leopardo si allontanò nella notte e lui tirò fuori tutto il respiro che si era tenuto dentro.(...)".
Non rammaricatevi se, malgrado gli sforzi di memoria, non vi riesce di collocare queste righe tra le pagine del "Kim" di Kipling o se vi vien da pensare che forse appartengono ad altra opera meno conosciuta dello scrittore anglo-indiano. Non correte alcun rischio di essere bocciati all'esame di letteratura inglese. Siete assolti.
Sono infatti le righe con cui si apre il capitolo - il primo dell'opera - dedicato alla nascita, o meglio, la resurrezione del gioco del cricket nella nostra città, del libro "Italian cricket club - Il gioco dei nuovi italiani".


 


Il libro è stato presentato venerdì scorso nei locali del Museo e devo dire che miglior ambientazione non poteva essere individuata.
Devo ringraziare la sensibilità dell'amico Paolo Marini, il nostro quetzatcoatl, colui che ha, tra gli altri, il merito di aver dato il via alla storia del quiz su questo sito, per l'invito. D'altronde, non ero il solo dei genoadomanisti ma ero in buona e qualificata compagnia e pure gentile se si pensa a Cristina e Chiara.
Ma credo che tutta questa presenza sia più che giustificata. Perchè mi pare giusto e doveroso ricordare che se è vero - come Paolo Marini racconta nel libro - che l'idea di fondare un Genoa Cricket fu una risposta, una reazione ai fatti mai dimenticati e purtroppo indimenticabili dell'estate 2005, sfociata nella decisione di "raccogliersi ancora di più atorno alla storia del Genoa", è "storia" che l'idea nacque e maturò proprio su questo sito, da una sfida lanciata, quasi come una folgore da Zeus, da Frizzi. Che infatti, non a caso, venne indicato come colui cui spettava l'onore di essere il primo presidente.
Così, mentre gli autori del libro raccontavano, mi passavano nella mente le riunioni presso i locali dell'AICS a fianco della chiesa della Conciliazione di Via Venti per capire cosa e come fare perchè, davvero, non si sapeva cosa e come fare, con le pizze mangiate nel cartone come tovaglia; le perplessità, le difficoltà, persino i contrasti sorti a proposito della maglia da gioco e del logo. E la prima esperienza di cricket giocato, in quel di Medicina, nell'assolato luglio della campagna bolognese.
La riunione serale in albergo per decidere, da parte dei giocatori, chi dovesse essere il capitano, la prima partita...Ma ditemi voi se può essere casuale, se non è così tipicamente genoano, che la prima partita del Genoa Cricket si sia conclusa con un risultato di parità (117-117) cosa più unica che rara in questo sport, oltretutto soli imbattuti del torneo dalla squadra che poi se lo sarebbe aggiudicato..! Quella partita in cui mi piazzai di fianco a Mark e ad ogni palla giocata, lui, poverino, che già doveva dirigere i ragazzi, doveva pure rispondere alle mie domande "e questo cos'è?", "e questa è una cosa buona o no per noi?". Grande insegnante, Mark, anzi prof. Ebury (come si dice detesti essere citato), se alla fine di quella partita e in quelle condizioni, avevo imparato le regole del cricket. Già, in quelle condizioni...perchè a due lanci dalla fine eravamo in una situazione di punteggio che, volendo fare un paragone col calcio, era 2-0 per gli altri a 1 minuto dalla fine. Poi, qualcuno che non ricordo più, forse anche perchè quei ragazzi li conoscevamo ancora poco, sparò all'ultima palla un fuori campo, il 6 che ci dava il pareggio e mi trovai ad innovare quel bisecolare gioco facendo conoscere la solitaria invasione di campo al grido di "come Dante! come Dante!", non il sommo poeta ma l'abbastanza minimo paraguaiano...
Lo so che mi sto dilungando in ricordi anche troppo personali ma, scusate, ne ho quasi bisogno. L'orgoglio nel sentirci chiedere da tutti, arbitri e dirigenti di altre squadre, una maglia in regalo perchè non solo era indiscutibilmente la più bella, ma perchè netta la percezione che l'avvento di un Genoa Cricket era un evento per lo sport stesso, perchè, signori, non solo nel calcio ma anche nel cricket siamo stati i primi in Italia. La consapevolezza, come viene ricordato nel libro, che adesso la C, la prima C dell'acronimo che completa il nome del Genoa aveva riacquistato un senso e la dignità tutta sua.
Quante cose, quanti aneddoti ci sarebbero ancora da ricordare...
Mentre si stava giocando nel pomeriggio il secondo match in una situazione ambientale incredibile, in una calura oltre i limiti del sopportabile, resa quasi da tregenda da un vento fortissimo e rovente che pareva di essere in un forno a microonde, la percezione visiva in lontananza, tra la polvere sollevata in mulinelli, di qualcuno che avanzava lentamente, come un Ringo per il duello decisivo. Ma non era un Ringo solitario, bensì un..."mucchio selvaggio": padre, madre e due figlioletti, uno dei quali sventolava la bandiera del Grifone.
"Sono pazzi questi...", pensai. Erano il nostro Spensley e famiglia!
Le lacrime celate di Mark, che lui riuscì a trattenere, ma nel controluce dei riflettori scorsi chiaramente al termine della partita, persa di pochissimo, che ci precludeva l'accesso alla finale a quattro.
Passione, orgoglio, emozione...Tutti sentimenti genoani - quest'ultimo in modo fortissimo se ricordo il tremito della mano mentre mettevo la firma - che ho provato il 7 settembre 2007, data scelta non a caso, quando venne firmato l'atto ufficiale che costituiva il Genoa Cricket 1893. Era la sede della Fondazione e non del console d'Inghilterra, non eravamo Sir o comunque english gentlemen ma credo che, se fra 100 anni un qualche pronipote del Quetz riproponesse su questi schermi il "Quitz", potrebbe anche inventarsi una domanda su cosa accadde il 7 settembre 2007 e chi furono i fondatori, beh, su al terzo piano del Ferraris un gruppetto di amici si guarderebbe e si strizzerebbe l'occhio.

Franci

 



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