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il Grifone in campoCon fatica e con merito
13/08/2016




        III turno C.I.:   Genoa-Lecce 3-2

PORTE: 2’ II t. Veloso (G) 17’ Lepore (L), 19’ Torromino (L), 28’ Pandev (G), 35’ Pavoletti (G)



Il Sole si avvia a passare da Leone a Vergine. L’Estate va al suo declino. Lo Stadio di Ferraris non è più deserto. Ancora vuota la seconda Gradinata detta Sud, la contrapposta e storica ritrova voce di genoani. Sono tornati. Il calcio ricomincia. Noi siamo qui.



Abbiamo urgenza di scoprire la nuova fisionomia della nostra squadra, se è rimasta simile a se stessa oppure se si dà un nuovo giuoco, e se il nuovo allenatore, che tanto incita all’impegno, alla volontà e alla corsa, sta preparando, dietro a quelle belle cose, una struttura logico-meccanica, secondo un pensiero creativo suo.

Scoprire non era difficile, dopo le indicazioni delle partite amichevole, il perno costituito dalla coppia Veloso-Rincon al centro dei secondini - termine abbandonato che voleva dire mediani. Dunque è vero: c’è qualcosa di diverso, un’idea nuova. Scandagliarne il significato, le prospettive e i limiti, è invece per ora meno facile e sarà argomento forte a carico dei prossimi commentatori. Troviamo innestato, nel cuore della formazione, un criterio di ordine, disciplinatore della strategia di un gioco; non latore forse di quel tocco di fantasia che sorprende gli avversari, e costrittivo forse per Rincon abituato ieri a percorrere vasti spazi anche in appoggio alla difesa.

Di conseguenza, diventa importante l’opera immaginativa di attaccanti meno prevedibili; e qui, in aggiunta a Pandev, è stata determinante l’entrata, nella ripresa, delle due ali Lazetic e sopratutto Ocampos, un giovane che ha mostrato grandi qualità.

Ce ne saranno, di commenti, da fare, in avvenire. Ce ne saranno, di partite da valutare.

Il Lecce esce con onore da questa Coppa Italia, volgarmente detta tim. S’è difeso con validità, ha giocato con organizzazione, ha attaccato con qualità. Ha lasciato tutti esterrefatti e colla bocca aperta, con un uno-due improvviso che ha capovolto il risultato subito dopo aver preso il gol su punizione di Veloso proprio all’inizio della ripresa (una sassata bassa da ottima posizione; il fallo io non l’ho visto bene, ma devo dire del buon arbitraggio di Gavillucci).

Alzi la mano chi sull'1-2 non ha pensato all’Alessandria.

Tuttavia a questa Coppa Italia abbiamo potuto presentarci con la formazione migliore pensabile, essendo in anticipo sul campionato; contrariamente ad altre partite del passato perse con formazioni da beduini. Quindi avevamo le armi in pugno e una superiorità da far valere. Non che sia stato molto agevole, quel portierino parava bene, le melée erano strette, ma la vittoria è stata conseguenza della nostra finalmente buona manovra.

Registrare meglio la difesa oltre che di Juric sarà compito di Burdisso.



Vittorio Riccadonna



GENOA:
Lamanna; Izzo, Burdisso, Gentiletti; Fiamozzi (18’II t. Lazovic), Rincon, Veloso, Laxalt, Pandev (40’II t. Ntcham), Pavoletti, Gakpe (22’II t. Ocampos).
LECCE: Gomis; Vitofrancesco, Cosenza, Giosa, Ciancio; Lepore, Arrigoni (31’II t. Maimone), Mancosu; Doumbia (9’II t. Torromino), Caturano, Vutov (9’II t. Pacilli).
ARBITRO: Gavillucci da Latina.
AMMONITO: Mancosu (L).



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