"Il Genoa sul pianeta calcio" di Paolo Paganini
Data: 08/12/2004 17.48
Argomento: l'opinione


In un calcio sempre più dominato dagli interessi economici, dal business, diventa sempre più difficile ritrovare un'etica sportiva, ritrovare valori, passioni genuine, anche lontane, che hanno però segnato e caratterizzato generazioni di calciatori, di tifosi, di appassionati.

 



La serie A oggi è diventato un "affare" per 3-4 grandi squadre, grandi società. Società che puntano alla quotazione in borsa, che parlano o progettano stadi "virtuali" con il principale obiettivo di ottenere guadagni. E il tifoso rappresenta purtroppo sempre di più l'anello debole di questa catena. Da tempo si discute della possibilità di creare un vero e proprio campionato europeo riservato però ai grandi club. Una sorta di élite del calcio, una cerchia esclusiva insomma riservata a pochi. E tutto il resto? Non conta, o conta poco anche e soprattutto sotto l'aspetto commerciale. Questa premessa vuole inquadrare, a grandi linee ci mancherebbe, quello che, come addetti ai lavori, stiamo "toccando" con mano sul pianeta calcio. Forse il campionato di serie B non ha ancora smarrito del tutto quei valori a cui facevo riferimento prima. Un campionato dove militano squadre dal passato glorioso - e ti chiedi come mai stiano ancora lì - come Genoa, Torino senza dimenticare piazze come Bari, Verona, Catania, Salerno ed altre. Ma il "bello" di questo campionato è che - a fianco di questi club che hanno scritto pagine importantissime del calcio italiano ed internazionale - fioriscono realtà di provincia, per non dire di paese (AlbinoLeffe), che ci riconciliano un po' con quello che di imprevedibile e, se volete, di "poetico" offre da sempre il calcio. Ed è questo forse il suo gran segreto, il suo fascino, la sua inossidabile forza. Un campionato tradizionalmente incerto ed avvincente.Quest’anno poi con solamente 2 promozioni dirette e con la lotteria finale dei play off l'equilibro è ancora più esasperato. Si spera ora che dopo 10 anni di purgatorio il Genoa possa tornare nella massima serie. La convinzione generale è che questo sia veramente l'anno buono,ma è sempre meglio toccare ferro. Quest'anno, indubbiamente,gli ingredienti per fare bene ci sono tutti,per non lasciare nulla, ma proprio nulla di intentato, per puntare decisi alla serie A. Genova, come città, merita attenzione e prestigio anche sotto l'aspetto calcistico. Così come a Milano, Roma e sino a poco tempo fa Torino il profumo del derby (della Lanterna) deve essere solamente di serie A.. E' sin troppo chiaro, penso, che - al di là della rivalità sportiva anche più accesa e degli sfottò - avere 2 squadre in serie A rappresenti per Genova e per la Liguria in generale, un volano importante in grado di portare benefici sul piano della visibilità e anche sotto l'aspetto commerciale. In casa rossoblù le componenti giuste ci sono per compiere questo sospirato salto di qualità.

Intanto un presidente che si è calato, per non dire immerso totalmente nella realtà genoana. Una realtà molto particolare. Un presidente passionale, vulcanico che, comunque, conosce bene il mondo del calcio, le sue mille sfaccettature. Un presidente che dopo Saronno e Como è approdato in una piazza impegnativa, storica del calcio italiano. Una piazza molto esigente che aspetta nuovamente il grande calcio e che non va illusa o tradita. E questo Preziosi lo ha capito perfettamente. Del resto le fortune di una squadra di calcio partono proprio dal vertice, nascono principalmente dall'organizzazione societaria. Da un presidente che ha disponibilità economiche ma le sa tradurre con investimenti mirati, da uno staff competente ed affiatato e da un allenatore che, al di là del bagaglio tecnico, sappia trasmettere quelle motivazioni che ti permettono di conquistare grandi traguardi. Serse Cosmi è un tecnico molto preparato - ma non sono certo io a doverlo dire o sottolineare, per lui parlano i risultati - ma soprattutto è un uomo che riversa nel lavoro di tutti i giorni sul campo di allenamento e nella partita quella carica agonistica che ti consente poi di superare i momenti di difficoltà e di arrivare a centrare gli obiettivi prefissati. Cosmi è un allenatore da Genoa. Perché è un istintivo, un passionale, un uomo schietto che non si trincera dietro le solite frasi fatte oppure dietro a dichiarazioni di circostanza per salvare le apparenze. E' un tecnico che crede ciecamente in quello che fa. E' stato ad un passo dalla Roma ma appena il Genoa ha chiamato,ha lasciato la serie A e ha risposto subito presente. Già in Portogallo l'estate scorsa,con Cosmi nelle vesti di opinionista Rai agli Europei, parlavamo spesso di Genova e del Genoa: "Mi piace la città, mi piace il Genoa la sua storia e la sua tifoseria verrei di corsa" - questo mi ripeteva - e alla fine ci è riuscito. Ed è proprio Cosmi,a mio avviso, il vero grande acquisto di Preziosi.

Nella scala "gerarchica" poi: dal presidente allo staff societario, dallo staff all'allenatore si arriva necessariamente alla squadra o meglio al valore della rosa, dell'organico a disposizione. Non conta avere a disposizione 11 bravi titolari, per puntare in alto, conta avere una rosa ampia con "altri" 11 bravi titolari lì a disposizione pronti a subentrare con la consapevolezza che il rendimento complessivo non cambierà. Il Genoa ha questa caratteristica, ha questo tipo di "peculiarità" e non è escluso poi che a Gennaio possa esserci qualche altro correttivo giusto per non lasciare, come dicevo prima, niente al caso. Rosa ampia, dunque, di qualità ma anche individualità di spicco come l'argentino Milito, come Lazetic e come lo stesso Cozza, bersagliato dagli infortuni,ma un giocatore sicuramente di categoria superiore.

Gli ingredienti, quindi, ci sono e sono ben miscelati; occorre adesso un pizzico di buona sorte per preparare la tavola e fare festa.

Paolo Paganini







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