Alt: un atleta a terra!
Data: 29/01/2005 11.29
Argomento: dalla redazione


Oramai, tante voci deprecano le numerose interruzioni del gioco causate da un giocatore a terra. Vi si è aggiunta anche quella di Carraro, il quale ha sollecitato provvedimenti verso i simulatori;  ma da un degno presidente della Federazione mi sarei aspettato parole diverse. Ci fermiamo, infatti, alla buccia del problema. La malizia è soltanto un elemento aggiuntivo a una abitudine che di per sé offende lo  spirito del gioco.   
Come si sa, l'arbitro ha il compito di interrompere la gara se ritiene che un giocatore sia gravemente infortunato.



 

 

Se gli dovesse capitare di non accorgersene, verrebbe certo subito richiamato dai giocatori vicini. Nei diversi incidenti di giuoco che ho visto negli anni, non ricordo che un giocatore abbia lamentato un danno fisico per ritardo dei soccorsi. E' estremamente improbabile che avvenga un arresto cardiaco o respiratorio tra l'indifferenza generale. Dunque, il fatto che un giocatore allontani  la palla nel legittimo sospetto di urgenza  di soccorso, deve essere eccezionale.
Certo, si può sempre mandare la palla fuori campo se a terra è un compagno. In questo caso, il giocatore che lo fa però compie una scelta di convenienza: preferisce ricuperare il compagno cedendo il possesso di palla piuttosto che continuare l'azione in minoranza numerica. Non gli spetta la restituzione del pallone!
Altrimenti, buttare di proposito la palla fuori campo, oppure consegnarla agli avversari (al di fuori del caso eccezionale), è atto contrario allo spirito del giuoco e, come tale, scorrettezza passibile di ammonizione.
Siamo quindi al nocciolo del problema, che dunque non consiste nella malizia del giocatore che finge un infortunio per fermare l'azione ma invece consiste nel comportamento antisportivo della squadra  avversaria!
Correttezza significa aderenza allo spirito del giuoco. Lo sport agonistico ha una legge: chi cade soccombe - intendo, sportivamente! Un uomo rimasto a terra senza colpa altrui (l'arbitro non ha fischiato), o ha impostato male il contatto con l'avversario oppure è vittima di un caso sfortunato come ce ne sono tanti in partita.
Il giuoco, normalmente,  deve continuare. Se l'arbitro lo interrompe, provoca UNA interruzione. Se non lo fa ma poi assiste passivamente al giochino di palla fuori e poi palla restituita, di interruzioni ne consente DUE.
Una vecchia "decisione" dell'International Football Association Board (incaricato della normativa del giuoco) dice: "Le Regole del Giuoco hanno lo scopo di far sì che questo si svolga con il minor numero possibile di interruzioni ..." e aggiunge  che interrompere continuamente "...toglie diletto al pubblico".
Invece purtroppo gli arbitri hanno rinunciato alla funzione e si sono fatti complici: una visione distorta, a scarico di responsabilità. Ma mi turba vederli suggerire a un giocatore di mandare fuori la palla, invece di fischiare l'interruzione, oppure al momento di rimettere in gioco essi stessi la palla suggerire a uno dei giocatori di lasciarla agli avversari, invece di considerarla attivamente in gioco appena tocca terra, secondo regolamento. Mi sembrano abusi.
Nel calcio l'amore per la correttezza vuole anche un pizzico di virile stoicismo. Non mi piace il perbenismo ipocrita che ha invaso la nostra società, che ha inquinato  persino il modo di parlare, con l'uso di termini generici, carenti di significato. Non mi piace chiamare anziani i vecchi, non vedenti i ciechi, operatori ecologici gli spazzini. E collaboratori i guardalinee. (E pace la guerra).
Per fortuna il rimedio in questo caso è facile. Mi auguro che presto anche il nostro Capitano, nel presentarsi all'arbitro ed al capitano avversario, annunci: "Noi siamo Sportivi!  NOI NON CI FERMIAMO".

Vittorio Riccadonna

 







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