"Siamo fuori dal tunnel" di Nemesis
Data: 15/06/2005 11.25
Argomento: l'opinione


In una partitura di W.A. Mozart, esiste una clamorosa “stonatura”.
Nel finale, i tre accordi conclusivi si distaccano dalla tonalità del brano e creano una dissonanza terribile, calante e discendente.
Pare che Mozart abbia voluto così protestare per lo scadente livello dei musicisti che, in quel periodo, eseguivano la sua musica.

 



Anche il titolo che diede al brano la dice lunga:
“Uno scherzo musicale in Fa maggiore – K 522 – IV mov. Presto”
Ho pensato a questo, per un attimo, quando Oliveira ha segnato il 2-2, come se il destino e anche la nostra negligenza ci stessero confezionando la più clamorosa delle stecche possibili: il Venezia già retrocesso, senza 15 titolari, senza stipendi, a un pelo dal fallimento, poteva segnare quando voleva, e magari anche se non voleva.
Molti hanno notato che la loro concentrazione nella ripresa è andata via via scemando, e l’inserimento del portiere della Primavera è parso a tutti una buona novella.
Se fossimo rimasti impigliati nella rete dei playoff, non avremmo avuto scampo, perché la squadra brillante e tonica del girone d’andata era ormai soltanto un ricordo.
Comunque, il Genoa è arrivato primo, e a me pare il giusto riconoscimento per aver dominato gran parte del torneo.
Cosmi si fa forte del risultato e del sanguigno legame con la tifoseria e la speranza è che un eventuale divorzio non crei lacerazioni troppo profonde.
Anche le critiche non mancano, e se la più banale riguarda il vantaggio dilapidato, grande peso hanno anche la fase difensiva ignorata e disattesa, e la perdita economica causata alla Società con l’accantonamento in tribuna o panchina dei talenti su cui Preziosi aveva investito tanto.
Cosmi ha spremuto i suoi pupilli anche oltre ogni logica evidenza, senza concimare il terreno per il progressivo inserimento dei pur degni rincalzi.
L’esempio di Rimoldi, migliore in campo contro il Venezia, è significativo.
La gioia per la serie A sta creando un piacevole stordimento e mi accorgo di quanta voglia ci sia di rimuovere la terribile ansia dell’ultima fase.
Sembrano già lontani i calcoli e le tabelle, rifatte e smentite ad ogni cucù dell’orologio, ma è svanito anche quel senso di superiorità che ci inorgogliva e che gli inseguitori ci hanno rosicchiato fin quasi ad acchiapparci.
Le due anime rossoblu si fronteggiano da sempre, quella delle magliette bagnate di sudore e dei giocatori di cuore che corrono fino al collasso, e l’altra più raffinata che privilegia la classe sull’ardore, l’intelligenza tattica e la corsa del pallone rispetto a quella degli atleti.
Nonostante questo dualismo, siamo tutti pronti ad accogliere il futuro strizzando l’occhio, dopo tanto tempo, a un inconscio e sorprendente ottimismo.
La città ha mostrato il suo vero volto, che è rossoblu, perché i 100.000 in piazza hanno distrutto ogni confronto.
Abbiamo concluso la nostra prova più difficile, quella che avrebbe stroncato le tifoserie che hanno bisogno dei risultati per esistere e per resistere, e le facce che ho visto in giro sono le stesse di sempre, con 10 anni di più, con qualche ruga che non c’era prima e che ora incide i volti come i cerchi nel tronco di un albero secolare.
La serie A non sarà solo clacson, girotondi e caroselli o vetrine in cui pavoneggiare i nostri cari 9 scudetti; sarà una bolgia, una giostra vorticosa dove fortissimi cavalieri, e qualcuno anche sleale, ci costringerà a impari duelli stimolando la nostra emotività, perché è sicuro che chiederemo la Champions alla prima vittoria esterna e grideremo al complotto dopo un ingiusto rigore subito.
Il contagio della passione allarga il suo abbraccio, e non ho mai visto così tanti bambini alle partite, alla faccia di tutti i tornei Ravano; vecchie coppie superstiti che aprono lo stinto cuscino rossoblu d’annata e che si nutrono dell’ultima gioia rimasta, famiglie intere con nonna e nipotini, mamme i cui bimbi piangono quando il Genoa prende un goal: crescendo, impareranno a piangere dentro, come fanno i grandi.
Serie A vorrà dire sentir parlare del Genoa nei notiziari nazionali, entrare di diritto e non di straforo nei servizi sul calcio, e gli articoli sul Grifone non dovremo cercarli con la bussola fra le pagine rosa di un distratto quotidiano.
Questo viaggio iniziato nel giurassico del calcio ha raggiunto il punto di una nuova partenza; abbiamo navigato in una lunga notte, infreddoliti e angosciati, con l’unica consolazione di conoscere la rotta giusta perché, come i sapienti marinai, ci facciamo guidare dalle stelle anzi, dalla stella che inseguiamo.
Siamo appagati, liberi dalle umiliazioni subite e, avvolti nelle nostre bandiere, discutiamo con la storia i dettagli di un onorevole futuro.

Nemesis

 







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