Giustizia sommaria: per il calcio una necessità?
Data: 06/08/2005 18.29
Argomento: dalla redazione


E' bastato ascoltare poche battute dell'arringa difensiva dell'Avv. Coppi per capire in quale palude siamo, purtroppo, sprofondati.

 

 




Questa vicenda, vissuta sulla nostra pelle, ha evidenziato in maniera solare che il calcio non può permettersi che una giustizia sommaria.

Non ha i mezzi (che, però, in questo caso sono stati surrogati dalla giustizia ordinaria), ma soprattutto i tempi per garantire processi seri ed approfonditi.

Ci sono i calendari da emanare, ci sono il totocalcio, ora di più, i palinsesti televisivi da varare per cui occorre fare in fretta, decidere presto, ed a chi tocca tocca.

E' anche chiaro che, diversamente, i processi sportivi sarebbero una burletta, nel senso che se vengono garantite agli accusati tutte le garanzie che qualsiasi paese civile garantisce agli accusati i tempi si allungherebbero e le pene non potrebbero essere applicate con celerità, ma in tempi successivi.

Non sono se tutto questo sia più o meno giusto è, però, quello che è stato scelto di fare.

Bene (anzi non so), ma ci sono, o ci dovrebbero essere dei limiti ed in situazioni del genere occorrerebbe avere sempre il massimo di prudenza e di misura.

Entrando nello specifico è di tutta evidenza come ad esempio una vicenda strettamente collegata alla presunta combine con il Venezia, parlo ovviamente dei rapporti molto dubbi intercorsi prima dell'ultima di campionato tra i presidenti di Venezia, ora in carcere, e Torino, avrebbero meritato un minimo di approfondimento, tanto che, se è vero quello che hanno riportato tutti i giornali, la stessa Disciplinare ha provato a chiedere gli atti al Tribunale di Torino che, però, si è rifiutato per ragioni di segreto istruttorio.

Ora non sto a fare ulteriori polemiche sulla maggiore o sospetta solerzia del tribunale di Genova, potrebbero esserci state situazioni diverse, ma far notare solo (si fa per dire) la disinvoltura con cui la Disciplinare e, pare ora anche la CAF, hanno rinunciato ad acquisire notizie ed informazioni utili per chiarire al meglio quella vicenda che non definisco torbida per non dare l'impressione di faziosità, ma che credo sia difficile per qualsiasi osservatore indipendente non considerare poco trasparente.

Non c'è tempo e dunque si lascia perdere.

Inutili le proteste di chi è alla sbarra e non si stanca di ripetere che tutto è cominciato di lì, che nessuno ha mai voluto comprare partite, ma solo difendersi da interferenze illecite.

Difficile uscire da questi pantani, peggio da queste sabbie mobili, soprattutto quando non si hanno santi in paradiso, anzi e, quindi,  ci si trova nella scomoda situazione per cui la giustizia (tanto più se sportiva) per gli amici si interpreta, ma per tutti gli altri si applica e duramente.

Se al posto del Genoa si fosse trovato diciamo la Juve o qualche altra big, si sarebbero sicuramente  attesi (e pazienza per i calendari) i tempi dei PM di Torino per chiarire bene le cose, sennò, nel dubbio ci si sarebbe ben guardati dal massacrare.

La Disciplinare nel caso ha invece rigidamente "applicato".

Come si regolerà la CAF, vorrà provare ad "interpretare"?

Un brutto segnale temo, però, sia già arrivato, se è vero il rinvio al lunedì della comunicazione della sentenza.

Ma perché allungare i tempi d'attesa?

Davvero una ulteriore crudeltà gratuita per tutti noi che, oramai da due mesi, siamo sulla graticola.

Segnale negativo, intanto perché lascia presumere una conferma dell'enorme ed esagerata batosta inflitta in primo grado e,soprattutto, perché dimostra con quanta poca sicurezza e responsabilità prendono le loro  decisioni tanto da temere anche le reazioni di una delle più civili e sportive tifoserie d'Italia.

Sappiano che i Genoani non hanno e non avranno nulla da vergognarsi per il loro comportamento, per loro signori qualche dubbio rimane…

Giancarlo Rabacchi







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