''La Fondazione: domande e commenti'' di Bourbaki
Data: 19/11/2005 13.15
Argomento: l'opinione


 

La presentazione del progetto di Fondazione ha aperto un dibattito fra i Genoani, nel quale trovano spazio anche molte domande e commenti disparati.


 



Le domande sono tutte legittime, perché l'argomento è tosto ma soprattutto nuovo, ed ha molti aspetti tecnici che richiederanno un po' di tempo per diventare familiari a quanti si interessano all'iniziativa (e, per inciso, fanno bene, perché essa può essere davvero il punto di svolta verso un futuro importante e inaspettato).
I commenti sono anch'essi legittimi, ma non tutti: non è
obbligatorio che la Fondazione piaccia, però è obbligatorio che chi commenta parli di cose che sa, pena il sospetto di scarsa buona fede.
Tra i commenti dubbi, due sono comparsi qua e là particolarmente fuori luogo e fastidiosi.
Uno tende a mettere fin d'ora in cattiva luce quanti si faranno carico di gestire le attività della Fondazione.
Bene: dovrebbe essere invece chiaro che tutti gli incarichi nella Fondazione e (per i consiglieri e sindaci da questa nominati) nel Genoa CFC S.p.A. saranno assolutamente su base volontaria, e pertanto non compensati da alcun tipo di emolumento.
Questo è stato cantato in musica sia al Plaza sia a Telegenova, per cui non è corretto ricamarci sopra.
Un secondo commento si balocca sulla domanda "Quanto vale il Genoa?" e in alcuni casi da qui si invola in considerazioni per lo più fuori dal mondo.
La questione di quanto vale una società che svolge una determinata attività in un certo settore è di quelle che, come si diceva una volta, fanno versare fiumi d'inchiostro. Peggio ancora: versati i fiumi si resta ben lontani da una conclusione pacificamente accettata.
Una cosa però fra gli addetti ai lavori non è considerata educata: estrapolare il cosiddetto "valore reddituale" fuori dal suo campo di applicazione (quello dei redditi relativamente consistenti) fino a dire che se una società ha reddito zero allora vale zero. Con questa logica una società in forte perdita sarebbe la realizzazione del sogno proibito di qualunque saltafossi che potrebbe rilevarla incassando un premio tanto maggiore quanto maggiore è la perdita.
L'assurdità è evidente e sui giornali di questi giorni se ne trova una conferma: secondo l'FBI la Madonna dei Fusi, di Leonardo da Vinci, trafugata anni fa da un castello scozzese, vale 65 milioni di dollari, ma non certo per il reddito che potrebbe dare se fosse esposta in un museo.
E ancora, immaginiamo che il Genoa venga messo all'asta sulla pubblica piazza: in un'asta di solito uno si arrende e abbandona o quando non ha più i soldi per fare un'offerta o quando ritiene che il prezzo abbia superato il valore che "per lui" ha l'oggetto che viene battuto.
Bene: conosco più d'uno che, se avesse i soldi, non muoverebbe ciglio anche di fronte a 100 milioni di euro.
Questo vuol dire che quando Preziosi conferisce alla Fondazione il 25% delle azioni del Genoa e fa un ragionamento in base al quale conclude che "per lui" il Genoa vale 40 milioni, si può discutere sul ragionamento ma non si può mettere in dubbio che il valore del conferimento sia consistente.
A questo punto si è visto porre la domanda: ma poi in fondo che se ne fa la Fondazione del 25% del Genoa? Anche qui per rispondere potrebbe mancare l'inchiostro, ma una risposta è irricevibile: "Niente.".
Niente? In qualunque scabeccissimo esercizio commerciale il socio all'uno per cento "però" titolare di un diritto di prelazione può fare venire il mal di testa al socio che detiene il 99%, se solo questo si intesta a vendere a un compratore sgradito al primo. Tanto è vero che un diritto di prelazione di solito vale un pacco di soldi, al punto che in caso di contrasto si trovano sempre ottime ragioni per onorare le parcelle dei legali prontamente schierati dalle parti in difesa e in attacco.
La Fondazione proprietaria del 25% del Genoa, se nel frattempo non sarà diventata preda di una banda di filibustieri (ma per come sono congegnate le cose si può escluderlo), potrà veramente dare del filo da torcere a chi mai dovesse provare a fare sulla pelle del Genoa i propri interessi, come così spesso è accaduto nella sua storia recente.
E questa è solo una delle risposte alla domanda di cui sopra.
Certo la Fondazione potrebbe fallire gli scopi che si propone, e qui sta il vero rischio che corre il progetto.
Perché questo non accada e perché al contrario si apra veramente un futuro diverso sarà necessaria una grande adesione dei Genoani, di tutti i Genoani, anche i più apparentemente lontani dalle quotidiane battaglie. Per ottenere questo risultato il pallino è in mano a chi ora dovrà formulare un complesso piano operativo. Chi volesse invece segare tutto, anche se non sarà agevole, naturalmente può tentare sparando "inesattezze", su internet e altrove.

Bourbaki

 







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