E ora Busto ci aspetta
Data: 20/02/2006 23.48
Argomento: dalla redazione


 

Nel turbine di discussioni che hanno contornato il disgraziato rinvio della partita di Pavia, che, dobbiamo ammetterlo, ci ha lasciati un po' senza parola, tra i tanti argomenti dibattuti, vogliamo cercare di individuare il vero fulcro della questione, il problema intorno al quale tutti gli altri si avvolgono?

 

A ciascuno una sua risposta. Ecco la mia.

 

 



Nella nostra generosa passione, ci siamo recati in buon numero, in modo indipendente, come liberi cittadini, ad acquistare biglietti a Pavia; e la società Pavia, del tutto correttamente e in piena normalità, ce li ha venduti, in ispirito di amicizia, cosa per cui, se mai un sentimento merita, dobbiamo ringraziarla; peraltro era cosa dovuta.

 

Come conseguenza, ce ne saremmo andati allo stadio fraternamente accanto gli uni agli altri, poiché questi biglietti non erano per un settore riservato.

 

E' stata così contraddetta la direttiva nazionale, che penso voluta dal ministro degli interni, di proibire ogni contatto tra le tifoserie opposte.

 

Di fronte all'impotenza di proibire un comportamento perfettamente lecito da parte di liberi cittadini appassionati di sport che vogliono assistere ad un pubblico spettacolo, alle autorità è rimasto solo il mezzo di annullare la partita.

 

In altre parole, se noi andiamo in perfetta amicizia a visitare gli sportivi di altra città facciamo cosa sgradita ai nostri reggitori – in barba ai compiti educativi che spettano allo Stato. Tuttavia l'amicizia che ci viene proibita per sé non è condannabile!

 

Leggo, sento e capisco che i genoani si sentono offesi in quanto convinti che nessun incidente sarebbe successo.

 

Se è così, c'è un modo per rivendicare le nostre ragioni e dimostrare pubblicamente la giustezza di questa convinzione.

 

Si avvicina la trasferta su un campo storico: quello della Pro Patria, una delle squadre che hanno fatto il calcio in Italia.

 

Andiamo a far visita a questa gloriosa società prima della gara: andiamo là a ritirare dei biglietti durante la settimana! Stabiliamo contatti, accordiamoci, organizziamo una festa! Poi ci trasferiremo la domenica a Busto Arsizio con mezzi propri o in treni ordinari, in modo da non restare ingabbiati, per incontrarci insieme dentro lo stadio come si usava una volta.

 

Questo è da fare, se effettivamente crediamo che non ci saranno incidenti, come crediamo non ce ne sarebbero stati a Pavia.

 

Le autorità dovrebbero allora riconoscere di essere in contraddizione con una politica dello sport, poiché sarebbe assurdo continuare a bloccare il campionato.

 

Ecco una risposta, che diventerebbe pubblica, a chi ci ha preso per gente pericolosa categoria tre.

 

Potrebbe essere l'inizio di una rivoluzione buona, educativa e del tutto legale.

 

Ma se invece ritenessimo, come ho sentito anche dire dall'Associazione Club, che senza le barriere potrebbe succedere un massacro, allora in questo caso non avremmo più il diritto di lamentarci e di criticare chi ha la responsabilità dell'ordine pubblico.

 

Vittorio Riccadonna

 

 

 







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