Il dodicesimo uomo
Data: 28/04/2006 22.40
Argomento: dalla redazione


 

Si vuole, come fissato in linea definitiva dal 1870, che il calcio si giochi in 11.

Tutt’intorno, più o meno presente o assiepato, partecipa alle vicende il dodicesimo uomo, essere policefalo potente nella voce e trascinante di passione.

Dicono che il dodicesimo uomo sia la vera forza della squadra.

 

 



Il dodicesimo uomo non ha una natura imparziale e manifesta la sua partigianeria senza ritegno.

Una squadra con un forte dodicesimo uomo viene considerata molto avvantaggiata sulle avversarie.

Il dodicesimo uomo, oltre agli innumerevoli nomi individuali, ha anche diversi nomi collettivi, che vogliono significare, un po’ a cavallo tra la saggezza e l’insania: l’appoggio alla squadra (supporters, ovvero  sostenitori), la competenza (aficionados), la passione fanatica (fans), la passione quasi una malattia (tifosi), la passione senza limiti di azione (ultras), ecc.

Come tutti sappiamo, il dodicesimo uomo del Genoa possiede molta forza e incute timore agli avversari.

Quando il dodicesimo uomo del Genoa vede la squadra in difficoltà si agita senza tregua. E’ un dodicesimo uomo molto interventista.

Dal momento che la squadra deve partecipare al campionato di serie C, il dodicesimo uomo giustamente considera:

- che questo campionato è indegno del Genoa (“la serie C non ci appartiene”);
- che siamo vittime di una iniqua macchinazione.

Da tali giuste opinioni, la sua passione lo porta stranamente a dedurne che il Genoa in serie C debba per forza primeggiare. Soltanto il primo posto lo accontenta. Non importano le molte difficoltà incontrate e imposte. Non considera che le squadre avversarie non sono state formate, come la nostra, in solo pochi giorni di affanno. Il secondo posto gli fa alquanto schifo.

Se il Genoa fa secondo, il dodicesimo uomo se ne sente offeso.
 
Allora va dicendo che il livello del campionato è basso, che non ci sono avversari di valore, che nessuno ha buoni giocatori tranne noi, che gli arbitri non sono all’altezza, e tratto a queste opinioni anche da tutta una serie di personaggi in vista, perde la capacità di apprezzare il bel gioco che alcune delle altre squadre sanno esprimere, viene sopraffatto dalla vergogna, dimentica quello che ha fatto di buono la società e ne ingigantisce invece gli errori.
 
Al dodicesimo uomo la considerazione astratta non basta. Vuole intervenire materialmente a raddrizzare le difficoltà.
 
Diamine, “il Genoa è nostro!”.

“Non meritiamo di soffrire così!”.

Dove sarebbe il Genoa senza il dodicesimo uomo che lo sostiene?

Per fortuna c’è chi può dare una lezione, spiegare il giusto comportamento.

I giocatori devono imparare, non importa se anche in maniere brusche.

Anche gli allenatori hanno bisogno di opportune istruzioni e avvertimenti. Il risultato del prossimo incontro va assolutamente ottenuto!

Il dodicesimo uomo in questo vede opera meritoria e nei momenti di difficoltà generosamente si presta.

Molte e differenti sono le teste del dodicesimo uomo. A volte contrastano tra loro, ma con grande stima e dignità. Se c’è qualche eccesso, viene generosamente tollerato.

La passione del dodicesimo uomo è tanto grande che non può essere contenuta nella dimensione dell’amore: arriva a sfiorare l’odio, la contesa personale, la brama di distruzione.

Così è da molti, moltissimi anni.

Noi siamo orgogliosi di avere un dodicesimo uomo così forte nel tempo.

La nostra squadra non sarà mai sola nelle avversità. Non appena nascerà una crisi, ecco subito che il dodicesimo uomo interverrà, non importa se a sospendere gli allenamenti.

A volte può capitare che il dodicesimo uomo guardi entro di sé per domandarsi sui danni delle lacerazioni esterne e interne.
 
Ma sono esitazioni passeggere, non lasciano segno. Il dodicesimo uomo da queste incertezze sa riprendersi.
 
Non cadrà mai nel tranello di prestar fede a quella frase maligna e tendenziosa detta una volta da un certo Osvaldo:

“Con questo pubblico non si vincerà mai niente”.


Vittorio Riccadonna

 


 







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