"Sesto Potere" di Nemesis
Data: 09/05/2006 15.11
Argomento: l'opinione


Cari amici di tastiera, vi scrivo da un punto imprecisato dell'universo e la vostra voce mi arriva forte e chiara, anche se decodificata da un monitor.
Ci uniscono milioni di Km di fili e resto affascinato nel guardare quel cavo che s'infila nel muro e arriva a casa vostra senza passare dal via.

 



Se voglio urlare scrivo maiuscolo e se scherzo utilizzo la faccina all'insù, ma qui c'è poco da ridere.
Abbiamo imparato a parlarci in diretta, bypassando la mediazione delle lettere ai giornali filtrate dai tempi e dalle convenienze editoriali.
Se la stampa è il quarto potere e la Tv è il quinto, noi siamo passati direttamente al sesto, il mare dei naviganti in Internet.
Ormai senza voce, le mani catturano quel vago pensiero che s'intimidiva nel breve percorso fra il cervello e la bocca e, potenzialmente, lo consegnano a recapiti illimitati.
Forse è il trionfo della pigrizia e posso scrivervi anche in pigiama, ma che piacere avere la casa piena di amici senza muovere un dito: forse la frase è inadatta per chi usa una tastiera, anche se le dita non sono mai più di due e le altre otto fanno folklore e servono solo a tenere in equilibrio le mani.
Le dispongo aperte sui tasti e qualcuno di loro s'intimorisce fino a sparire, finchè mi convinco che la K o la Y non ci sono proprio.
I messaggi sono pensieri meditati, oppure notizie, il più delle volte sfoghi che assomigliano a un May Day che da piccolo credevo volesse dire Mio Dio.
In ogni caso hanno un merito: prevedono una fase di concentrazione e obbligano a una elaborazione, due passaggi in più rispetto all'istinto che fa parlare senza riflettere.
Ci accusano di aver sponsorizzato l'anonimato, e forse qualcuno ne approfitta, ma la circolazione delle idee viaggia in tempo reale e il tasto invio è la proiezione di noi stessi nella mente degli altri.
Muri e Muretti hanno pulsato allo spasimo nel 2003 in quella che fu chiamata "l'estate dei reload", e che poi sarebbe l'aggiornamento in diretta della realtà.
Quei siti rossoblu hanno partorito e se oggi frequentiamo Genoadomani dobbiamo ringraziare l'impegno e la passione di chi ha capito l'importanza del Web, facendosene carico.
Il Genoa ci ha abituati a un colpo di scena al giorno, quasi sempre tragico, e il pensiero di uno diventa il patrimonio di tutti lasciando tracce nella memoria e a volte scalfendo certezze granitiche.
Siamo stati tutti economisti e poi avvocati, psicologi e fisioterapisti, e ultimamente anche registi di fiction grottesche.
Però ci sentiamo meno soli perchè la condivisione di uno stato d'animo è la chiave per non deprimersi nei buchi neri delle tragedie.
Nella Genova di un secolo fa, quando in capo al mondo affondava un bastimento, c'era un tamtam che in poche ore avvertiva tutta la città. Le voci passavano fra i vicoli e le case, fra i balconi aperti e gli incontri casuali per strada.
Forse era una dimensione più umana, ma io mi ostino a credere che anche nel virtuale, anche dietro il nick più improbabile, si annidi un Genoano che conta i giorni mancanti alla Stella.
Il rischio enorme che corrono i quaquaraqua, così definiti per spregio dagli Ultras, è reciproco.
E' cioè quello di appiattirsi nel proprio orticello, dimenticando che fuori altri cuori pulsano a ritmi diversi e forse ignorando che ogni albero può dare frutti originali e indispensabili.

Nemesis

 







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