''Il destino e le lacrime'' di voce sommessa
Data: 06/06/2006 13.11
Argomento: l'opinione


In un finale emozionante il Genoa ha vinto una partita che si è aggiunta a quelle che non saranno dimenticate.

Ma insieme alla partita non dovrà essere dimenticato, e soprattutto non deve oggi e nelle prossime settimane essere dimenticato, il rischio mortale che il Genoa ha corso, e che ancora corre.

 



Non un secondo campionato di C1 (piccolo incidente in un percorso plurisecolare), ma la rinuncia al suo ruolo storico di “prima squadra italiana” e di “alfiere” di un modo originale, profondo e fecondo di vivere una passione senza aggettivi.

Nei momenti più difficili e oscuri, come questo e più di questo, abbiamo sentito la nostra “diversità” come garanzia di sopravvivenza nonostante tutto.

 

Oggi questa diversità si manifesta principalmente in due aspetti.

 

Il primo è la particolarissima posizione che sta assumendo la “vicenda Genoa” nel contesto dello “scandalo del calcio”, dove di giorno in giorno si fa strada la percezione che in un sistema senza regole e senza garanzie la sanzione per comportamenti veniali sia diventata la durissima condanna che doveva tacitare una pubblica opinione fuorviata e intontita.

A questo si aggiunge la sconcertante scoperta che il presidente del Genoa Enrico Preziosi aveva da tempo puntualmente descritto lo stato di degrado nel quale un corrotto sistema di potere aveva ridotto il calcio, e che per questo era stato deferito e condannato da quella “giustizia sportiva” alla quale oggi alcune “anime belle” gli imputano di non essersi rivolto un anno fa…

 

Il secondo, se possibile ancora più importante, è che il Genoa può rappresentare l’esempio guida nel momento in cui la Federcalcio finalmente commissariata sembra prendere di petto sotto il profilo economico e sotto il profilo etico il problema del rapporto fra proprietà, giocatori e sostenitori.

Guido Rossi ha affrontato l’argomento in termini di trasparenza e di garanzie, e ha prefigurato niente di più e niente di meno di quello che già oggi è la realtà della Fondazione Genoa, come i colleghi D’Angelo e Carbone (anch’essi ormai assurti agli onori dei lenzuoli e delle rime) possono ben illustrargli (sempre che non lo abbiano già fatto).

 

E qui il cerchio si chiude: la Nord presidiata poteva (e ancora può) fare da detonatore e alzare il livello della contestazione senza se, senza ma e senza argomenti contro Preziosi e quello che lui rappresenta per il futuro del Genoa.

 

Il commento che a questo punto si impone è già stato scritto nei “Pensieri in libertà” da un genoano che si firma achab, che in rete per molti anni ha fatto riflettere (e non solo) chi ama il Genoa e che ha così rotto un troppo lungo silenzio.

 

Ha dunque scritto achab:
Il Genoa è il Genoa. La Nord è un gruppo di persone che - oggi - sente solo in parte la continuità con l'Idea per la quale sta lì. Se Lopez avesse messo sulla traversa il suo benedetto colpo di testa, il "cuore" attuale della Nord avrebbe sfasciato tutto: facce, speranze, storia. Questo grande meraviglioso popolo è, in grande parte, in esilio (volontario o coatto) e produce 2.000 partecipi alla Fondazione, modo attivo e concreto (e serio, pulito) di contribuire al prosieguo del mito. Se tanti, nella trance populistico-emozionale, riflettessero sugli effetti del "Genoa dei Genoani", vedrebbero una squadra in serie c, che fatica per uscirne. Le cose devono cambiare, presto e definitivamente, se non vogliamo aggrapparci alle partite-disperazione, per le quali andiamo celebri e dove il pubblico sembra avere un effetto trainante e decisivo.”

 

Domenica stretto fra i pali, le traverse, il pareggio beffardo, la sorte che non voleva aiutare il mio Genoa, ho pianto senza lacrime come chi teme si stia per compiere un avverso, maligno destino.

 

Letto achab sono ancora più convinto che potremo scongiurarlo solo se saremo pienamente consapevoli di quello che è in gioco.

 

voce sommessa

 







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