''Il peso specifico del Genoa'' di Nemesis
Data: 13/02/2007 23.08
Argomento: l'opinione


 

Io vi affido un pensiero pazzo, che vorrei tenere per me ma essendo pazzo anch'io lo condivido con dei pazzi come voi.

Sapete perché ci tormentiamo nelle alterne vicende del Genoa?

Perché ci proiettiamo in lui.

A lui abbiamo affidato la rivalsa delle nostre frustrazioni e l'identificazione dei nostri successi.

In lui misuriamo la fatica di vivere, la difesa delle radici e le istanze di un futuro rassicurante.

 

 

 

 



A volte il Genoa è un figlio, che difendiamo oltre la logica e al di là del lecito; in altri casi è un padre, a cui va la riconoscenza per la nobiltà della dottrina appresa; nei momenti peggiori è un nonno esausto che ci racconta epiche tenzoni di giostre medievali scandite in un giorno.

E' fatale che le molecole rossoblu si confondano con l'elica del dna di ciascuno, e questa contaminazione concorre a generare una fatale somiglianza: non nei tratti lombrosiani, ma nel modo di reagire e di interpretare gli eventi.

Chi si ribella al masochismo e alla depressione, cade nell'irrimediabile falla opposta, la cieca euforia che confonde i limiti e inventa allucinazioni ma poi, nel crogiuolo ardente, ci ritroviamo insieme a rattoppare ciascuno le ferite dell'altro.

Cerchiamo nel Genoa quel che la vita ci toglie e, più la via di casa si fa dura, più pretendiamo da lui l'antidoto per resistere.

Sarebbe accettabile una tale sovrapposizione se dalla partita fossero esclusi i bari, ma come accade negli uffici, nei negozi, nelle fabbriche, nelle aziende, negli studi, il mazzo di carte è truccato e sotto i tavoli verdi ristagna il putridume: si scalpita, si inveisce, si ulula alla luna, ma fatalmente ci si adegua.

Siamo stanchi, sfiniti; da 4 anni rosoliamo in un girarrosto che non dà tregua, e il tormento è rateizzato in piccole dosi quotidiane che ci intossicano il sorriso.

Intorno a noi si muovono personaggi sgradevoli che però determinano il pensiero corrente; agiscono figuri corrotti e menti perverse, e mentre noi sventoliamo la bandierina rossoblù, qualcuno ha trasformato il calcio nel più losco degli affari zozzi manipolando la semplicità del sentimento sportivo.

Siamo tornati nel ventre materno giocando una serie C (c come catarsi) umiliante; contrazioni insufficienti ci hanno obbligati al cesareo dei playoff e la nuova vita ci ha accolti con uno scandalo epocale, prontamente annacquato.

Ora siamo secondi in Media Inglese, ma qualcosa non ci convince, e io credo che gli stenti condivisi vadano oltre i buchi della difesa o i mancati tiri in porta.

Penso che in noi stia ribollendo il condiglione di un disagio complessivo, dove vettori impazziti mischiano la rabbia sociale alla barbarie del campanile, e fra Catania e Viareggio c'è una spirale invisibile che ci attrae e ci respinge.

Aleggia il sospetto di promozioni già assegnate, e chi rifiuta il vittimismo del complotto resta imbambolato a sfogliare le sentenze diseguali che un Saccani qualunque ha pilotato verso la vergogna.

E' un'impresa disperata comporre uno scritto per spiegare quel che non si sa, ma che si avverte.

E io sento avanzare lo scalpiccìo del disordine, il suo insinuarsi fra gli scaffali allineati e i cassetti intonsi, come se un monsone costringesse il villaggio a sbarrare porte e finestre.

Si coglie in giro una voglia di silenzio, di vuoto, la tentazione di rintanarsi nella scatola nera che è in noi per lasciare ai posteri gli ultimi disperati messaggi.

Ci attrae la normalità che al Grifone è negata ma basterebbero quattro eventi, bada bene di un colore solo, per accendere i falò e inanellare filastrocche aspettando Godot.

Il calcio finisce quando una partita smette di essere una semplice partita e magari diventa una guerra, o una truffa, o una commedia.

Il Genoa invece continua a respirare per le forze misteriose che lo preservano dal trapasso, e in questa inerzia di fede ciascuno di noi scinde l'atomo e produce energia.

Nemesis

 







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