Ha un bel nome  questo santo, un nome augurale e anche un po' allegro, il diminutivo poi suggerisce l'immagine di un giovane, quasi di un ragazzo.

Ha anche il vantaggio (finché dura) di non essere oberato dai gravosi compiti di uomo di marketing che affliggono il suo vicino di calendario San Valentino, anche se qualche rischio in proposito lo corre nel suo recente ruolo di "patrono dei single", ruolo certamente delicato ma che dovrebbe alleggerirsi se i DICO riusciranno a superare indenni il fuoco di sbarramento dei single vestiti di viola e di porpora (peraltro, a quanto sembra, fuori dalla sua giurisdizione: troppo arcigni).

Ieri San Faustino ha regalato un pomeriggio di sole alla festa che ha radunato al Pio un po' di quella gente che nei giorni in cui il calcio mostra il peggio di sé vuole resistere resistere resistere.

E che per resistere ha perfino fatto della focaccia e del vino bianco un'arma acuminata: la semplicità e il sorriso opposti alla violenza di chi sta uccidendo il calcio e alla disordinata reazione di chi non riesce a capire come salvarlo.

Un'aria di primavera ha accompagnato i rappresentanti di tre o quattro generazioni quasi in un rito significativo, che ha affidato al ricordo dei più piccoli il Genoa come "era" nel 2007 al suo campo di allenamento e ha dato ai meno piccoli la conferma che i loro sogni e le loro lacrime non sono stati (ancora) buttati via.

Un appuntamento fra amici si è così rivelato una grande intuizione, e chi si è meritato un non piccolo "grazie" ha ora l'impegno di tener viva questa nuova "Festa di San Faustino".

Anche perché nella "sua" tradizione della Val Trompia San Faustino è il santo del sole che scioglie la neve sui sentieri, e noi sappiamo quanta neve si è accumulata sui sentieri del Genoa!

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