''Il Goal'' di Nemesis
Data: 05/03/2007 11.39
Argomento: l'opinione


 

Leon sul dischetto, pallone in orbita.

Nei Distinti, un tenore fiducioso sprigiona il suo Do di petto: "arbitro, devi dare 10 minuti di recupero".

Poco dopo, con il Genoa in vantaggio, sul tabellone appare la durata del tormento: 6 minuti.

Nel brusio generale, lo stesso tizio di prima effettua un carpiato con doppio salto mortale: "bastardo, ma allora li vuoi far pareggiare".

 

 



Non c'è speranza: il goal è una chiave speciale che consente di accedere a una dimensione ribaltata.

Il goal modifica la critica su una prestazione, il giudizio su un giocatore, l'equilibrio delle sensazioni.

La linea della porta funge da confine tra il bene e il male: se la palla resta di qua, l'universo s'inquina; se va di là, il travaglio si trasforma in entusiasmo trasformando le condanne in assoluzioni; il goal è un indulto, è un passaggio a livello, è una password che accende un mondo criptato.

Dopo la sua leggerezza su Osvaldo, De Rosa stava per essere incatenato ai tornelli della Nord; poi, il suo guizzo da consumato centravanti l'ha elevato a eroe della galassia.

Leon è riuscito nella straordinaria impresa di vivere due vite nell'arco di 45 minuti.

Prima ha dato spettacolo con la sua verve scanzonata infilzando l'ostruzionismo del Lecce, e i tifosi si davano pacche sulle spalle complimentandosi per l'acquisto.

Poco dopo, con i due rigori sbagliati (di cui uno a porta vuota), è stato eletto "scarpone d'oro" per l'anno in corso e per quelli a venire.

Signori miei, la forza di un'idea è nulla rispetto a quella di un goal, e con un goal al momento giusto si potrebbe riscrivere la storia.

Il goal è capace di interferire nei rapporti personali, nell'umore, nella serenità delle famiglie; un goal sbagliato può modificare una carriera, può far cacciare un allenatore, può distruggere anni di lavoro.

Un bel goal diventa il biglietto da visita con cui, anche un mediocre, potrà ritagliarsi un posto negli almanacchi; un goal di fortuna può essere il talismano che accompagnerà il giocatore nei suoi alti e bassi; un goal di rapina concede, a chi lo fa, la fiducia della gente affinchè lo rifaccia.

Quel che dà fastidio però, è l'illusione che il goal produce, come se ai 3 punti generati si aggiungesse buon peso anche l'automatica riattivazione dei cortocircuiti.

Se il prestigiatore De Rosa non avesse svuotato il cilindro con il sesto coniglio stagionale, i commenti dei tifosi illuminati sarebbero diventati invettive pret-a-porter da scolpire sulla Colonna Infame.

Il pareggio casalingo contro un Lecce scarponaro avrebbe riacceso i motori della polemica interna con il seguente ordine del giorno: involuzione del bel gioco che non c'è più, i 12 anni di serie B, sconquassi alla media inglese, ennesimo fallimento degli acquisti di gennaio, modulo troppo dispendioso, preparazione atletica e squadra fuori forma, varie ed eventuali che ogni buon Genoano si porta in saccoccia.

E invece la settimana scorrerà serena, tutti arzilli e fiduciosi verso la grande Giostra del Saracino di Arezzo.

Sembra impossibile che un semplice tiro, dentro o fuori per uno stramaledetto centimetro, possa diventare un bastimento carico di contumelie o un carro vittorioso dove ci si spintona per salire.

Gli episodi, i famosi "episodi", sono in genere gli alibi dello sconfitto: "abbiamo perso per un episodio"; mai che uno ammetta di aver vinto per un evento casuale.

Non è certo il caso di ieri, perchè il Genoa ha meritato, ma comunque senza quel goal avremmo oggi assistito a un nuovo processo dall'esito incerto.

Non rimane che sperare nei goal: mica solo per la classifica, ma per vivere più tranquilli.

 

Nemesis

 

 








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