Rivincita
Data: 07/04/2007 11.29
Argomento: il Grifone in campo


 

Spezia                         1

(30' s.t. Do Prado, su azione di punizione)

 

Genoa                         2

(31' p.t. Di Vaio, su azione di corner; 7' s.t. Criscito, su azione di corner)

 

 

Eccomi ancora immancabilmente qui, dopo un periodo di malessere. Ho rialzato il capo, con un certo sforzo, ho acquistato un biglietto da Orlandini all'ultimo momento, ho preso il treno delle 9,11. E' stato bello, dopo essermi rifocillato, passeggiare a piedi, in perfetta solitudine, lungo il viale alberato che conduce allo stadio (intorno i motorizzati su gomma erano sotto scorta compatta e vincolante). Me ne sono stato a prendere il fresco all'esterno, mentre da dentro si sentivano già le grida altisonanti degli "aquilotti", ben dotati di voce.

 

 



 La partita dell'anno scorso, quella dell'alta classifica della serie C, esigeva, ai miei occhi, di ritornare sul posto di quella sconfitta, che era stata a cavallo tra il regalo da parte della difesa e la deficienza atletica da parte dell'attacco. Pensavo: saremo in grado di reggere alla loro velocità? Sapremo contenere l'aggressione dei giocatori di questa città, che un tempo era sotto la giurisdizione di Genova? Il loro presidente ha parlato di "partita della vita"; il giornale cittadino intitola a caratteri di scatola: "derby da vincere a tutti i costi". Frasi, chiaramente, deformanti; affermazioni non corrispondenti alla realtà. Perché ne hanno bisogno?

 

Il campo confermerà che erano estrinsecazioni di una debolezza. In realtà non si percepiva, nell'atmosfera cittadina, nel parlare con la gente, la medesima determinazione, fiducia ed estrema ostilità contro di noi che si respirava l'anno scorso. Gli spezzini avevano una certa paura, la loro squadra era seriamente mutilata (prevedono anche l'importante assenza di Verricchio), avevano già perso storditamente parecchi punti, erano preoccupati.   

 

Con questi pensieri sono entrato finalmente sotto il sole della gradinata di tubi, mentre cominciavano ad arrivare i genoani sotto scorta e dietro di me si creava la prevista ressa per poter entrare nello stadio prima che cominciasse la partita.

 

La formazione dello Spezia viene declamata all'altoparlante con la consueta enfasi, che a me sembra piuttosto volgare.

 

E finalmente eccoci arrivati all'avvenimento vero. Scusino i lettori questo inusuale lungo preambolo. Ho voluto dire le radici del passato di questa gara, che a me pareva quasi la continuazione di quelle precedenti: una partita della durata di un anno! 

(Un anno lungo, un anno storico).

 

La prima risposta che dà il gioco è che lo Spezia non ce la fa a metterla sull'aggressione. E' difficile andare all'attacco se la palla l'hanno gli avversari! Il  Genoa gioca sul possesso di palla, predomina a metà campo, forte di Milanetto, Juric e Rossi, compie larghe azioni avvolgenti orizzontali. Pochi sbocchi in profondità, è vero, ma poche occasioni agli avversari di avventarsi in attacco. Qualcuna sì: al 9' Guidetti riesce a filtrare, poi al 15' manda Guzman verso Rubigno, sulla sinistra, e il diagonale va fuori di poco. L'occasione migliore per il Genoa l'ha al 17' Gasparetto  che arriva davanti a Santoni ma questi in uscita para il tiro.

 

E il Genoa vince la partita con due calci d'angolo, battuti da Milanetto. 

 

Il calcio d'angolo è una battaglia tattica minimale, giocata su minimi tempi e minime distanze, non molto facile da decifrare dagli spalti, in cui gioca anche la fortuna. I due gol hanno una strana analogia: la palla filtra in mezzo alla difesa e arriva bassa davanti alla porta, viene deviata in gol e respinta dal portiere quando è già dentro; non c'è il dubbio,  ma dà comunque gioia il gesto dell'arbitro che interrompe il gioco e indica la metà campo.

 

Dunque, il primo è di Di Vaio, che arpiona con prontezza la palla raso terra vicino al palo più lontano; questo, alla mezz'ora di gioco. Il secondo nella fase iniziale del secondo tempo, provocato da Nicola con un vero salvataggio acrobatico su Gasparetto, è di Criscito, proprio davanti al centro della porta, che colpisce forse di gamba il pallone toccato di testa da Leon.

 

Tra l'uno e l'altro gol, due episodi che avrebbero potuto essere importanti: un tiro di Confalone, basso, fuori di pochissimo, nel finale del primo tempo, un'altra grossa occasione di Gasparetto all'inizio del secondo, anch'essa respinta da Santoni.

 

La partita scivola verso una fase neutra. Entra Adailton al posto di Di Vaio. Il baricentro del gioco tende ad arretrare. Lo Spezia stringe, acquista prevalenza, con encomiabile slancio. A questo punto Gasparini sostituisce anche Leon, con Masiello. Oramai le possibilità di contrattacco del Genoa risiedevano quasi esclusivamente sul veloce Leon, che insieme a giocate scriteriate aveva fatto azioni di tecnica eccellente: ora il Genoa è in difesa.

 

Rubigno fa la miglior parata su Do Prado, che si era liberato, respingendo in angolo in diagonale.

 

Alla mezz'ora del secondo tempo lo Spezia segna con un perfetto tiro di punizione battuto di seconda, con palla spostata sul fianco della barriera e mandata esattamente nell'angolo alto da Do Prado. Rubigno nel tentativo di arrivarci (in ritardo) si sfracella contro il palo. Terza sostituizione obbligatoria: entra Scarpi, che giocherà onorevolmente.

 

Subito dopo arriva il gravissimo (come ci viene detto) infortunio ad Adailton, che affrontato con decisione ma senza cattiveria tra due avversari riceve un colpo da terra. Non rientra, Genoa in 10.

 

L'ultimo quarto d'ora di gioco è di pura difesa. Il Genoa non riesce a passare la metà campo. Lo Spezia ce la mette tutta, la gradinata "ferrovia" riprende in pieno la sua voce, ma il Genoa stringe i denti e non cede.

 

Finita la gara, nello sfollare verso la stazione ferroviaria, percepiamo l'ambiente più rilassato che l'anno precedente. Sugli spezzini grava la preoccupazione. Per i genoani, forse, gli avversari oramai sconfitti destano un'ombra di compatimento? 

 

Ci guardiamo la classifica.  Rimane un campionato incerto. Dobbiamo ancora giocarcelo.

 

Ma intanto abbiate tutti una buona Pasqua.

 

 

Vittorio Riccadonna

 

 

 

 







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