Un po' di ovvietà
Data: 07/06/2007 14.29
Argomento: dalla redazione


Arriva la partita, forse meglio dire, almeno speriamolo, la domenica decisiva, davvero un evento che, a Genova ed a Napoli, un po’ tutti si accingono a vivere con il cuore in gola.

 

 



Domenica dicevamo decisiva, ma solo, dai gufiamo un po’ anche noi, se il decimato Piacenza, come non è da escludere, non dovesse riuscire a mettere sotto questa determinata Triestina, una squadra che quando gioca come ha fatto con noi al Ferraris, è probabilmente in grado di creare problemi anche alla “prima” squadra del Piacenza.

Chiaro che per il Genoa, dopo il campionato scintillante fatto sino a qui, sarebbe il caso di chiudere in bellezza e vincerla questa partita sfoderando una di quelle bellissime prestazioni che ci hanno tanto entusiasmato nel corso di questo campionato e non essere costretti a sperare negli altri (anche se  megiu che ninte....).

E’ da verificare, ma, a giudizio degli osservatori neutrali, il miglior Genoa, appare un gradino sopra al sia pure  sparagnino ed estremamente cinico ed efficace Napoli.

I partenopei meritano rispetto e cautela, ma. attenzione, non sono neppure la Juve e, dunque, possono essere anche battuti.

Chiaro che questa domenica, intanto, la "sfiga" dovrebbe passare un po' da una altra parte.

Ovvio che il Mister dovrà scegliere bene l’undici titolare e metterlo in campo nel modo più appropriato.

Che i giocatori devono lasciare nello spogliatoio possibili incertezze e paure, essere determinati e ben consci delle loro possibilità

E, tanto per dirne una, che, ad esempio, La Rosa torni ad essere il “match winner” ammirato sinora (e che, quale vedovella inconsolabile di Paci, mi è costato un anno di punzecchiature) e non il “pirla" di Mantova dove si è divorato due o forse tre goals fatti e poi ci ha messo tanto di suo (non è stato l’unico) per contribuire confezionare l’atroce (ennesima) beffa finale.

Che Di Vaio ritrovi l’orgoglio di Torino, dove davanti ai suoi vecchi tifosi, ha voluto dimostrare che le sue qualità sono ancora intatte.

Che Leon trascini la squadra come solo lui riesce a fare, ecc., ecc.

Superfluo poi annotare, ma non si sa mai, che anche i telefonini questa volta  devono restare rigorosamente spenti ed avanti di questo passo.

Di ovvietà, di cose scontate e quanto altro ancora se ne potrebbero aggiungere ad iosa, ma qui mi fermo.

Meglio, oserei sperare, qualche cosa averla detta piuttosto che "nascondersi" scaramanticamente come sette giorni fa.

Tanto è lo stesso, insomma, dai, o la va o la spacca!

Giancarlo Rabacchi







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