''La diagnosi del Dr. House'' di Nemesis
Data: 01/04/2008 15.17
Argomento: l'opinione


 

 

Quando il paziente giunse al Pronto Soccorso, ci fu un certo trambusto.

Gli infermieri e i barellieri si guardavano sbigottiti per cercare conferma finché il medico di turno, che per fortuna era il Dr. House, azzerò i dubbi e ratificò i sospetti: si trattava del Genoa cfc.

In un certo senso era il "paziente" perfetto, perché a memoria d'uomo non si ricordava un esercizio di pazienza così totale e condiviso, diluito in decenni di sfibranti attese e laceranti delusioni, e tuttavia faceva un certo effetto vederlo in un luogo così inusuale.

 

 

 



Il malato non pareva sofferente, e il pur vecchio e tribolato cuore assicurava pulsazioni  regolari.

Sul volto, inciso da rughe che sembravano scolpite dall'aratro, brillava un sorriso fosforescente che lasciò perplessi gli addetti: perchè era lì, se pareva il ritratto della salute?

Il Dr. House, infallibile nelle diagnosi e nella genialità delle anamnesi, snocciolò le domande di rito.

"Quanti anni ha?"

"114 e 6 mesi, ma ben portati".

"Cammina da solo?"

"Se è per quello corro come un matto, tutte le domeniche".

"Ha problemi di digestione?"

"Ultimamente no, ma ho avuto per anni la bocca amara e una certa difficoltà a ingoiare i rospi".

"Infatti, il fegato mi sembra ingrossato, a bile come stiamo?"

"Beh, potrei essere un donatore di bile, ma provi lei a stare una dozzina di anni in B".

"Soffre di allucinazioni?"

"Ecco, quello sì, ogni tanto vedo luccicare una stella".

"Ha notato qualcosa di strano negli ultimi tempi?".

"Eccome, mi sento leggero e senza problemi, è come se avessi vent'anni".

Fu a quel punto che il Dr. House, sempre più sconcertato, cominciò un'accurata ispezione e, girandolo su un fianco, notò una profonda cicatrice sulla schiena.

"Che roba è questa?"

"Oh nulla, una coltellata di qualche anno fa; ho rischiato la vita ma, dopo un po' di rianimazione, mi sono ripreso al meglio e oggi me la godo.

Pensi che riesco perfino a far divertire chi mi vuol bene, e tutti quelli che mi hanno procurato il male, uno ad uno, li vedo appassire sopraffatti dai guai".

Intanto, dall'esterno dell'Ospedale giungeva un brusio incredibile, e il motivo era semplice quanto commovente: erano arrivati i parenti, ma in 30.000, e ciascuno aveva da dire la sua sulle terapie del caso, anche se ovviamente non ce n'erano due uguali.

Uno di loro, forse un po' avventatamente, sentenziò ad alta voce "lo stiamo perdendo" suscitando un'immediata preoccupazione, ma in breve si chiarì che stava parlando di un posto in Uefa, e nessuno ci fece più caso.

Il Dr. House proseguiva le indagini e gli chiese a bruciapelo: "Usa qualche farmaco?".

"Ma che dice, non sono mica la Juve... io".

"Senta, temo che si siano abbassate le difese".

"Non ne parliamo neanche, io gioco sempre con la 3 proprio per tenermi alto".

Un'infermiera, ostentando un braccialetto rossoblù, gli tastò la fronte ma a tutti parve una scusa per fargli una carezza, e quando gli prese il polso per misurare i battiti fu chiaro che voleva invece tenergli la mano.

La folla premeva e l'astanteria fu invasa dai dubbi e dall'incertezza, perché in quella gente speciale sapevano convivere con pari dignità affetto e apprensione, ma l'attesa fu breve perché il Dr. House aveva ormai concluso quella visita surreale.

Arrivò come sempre zoppicando, ma quel passo insicuro emanava tutta la certezza della sua scienza, e con un ironico sorriso annunciò la diagnosi:

"il paziente soffre di una rara sindrome che si manifesta con il benessere.

Il suo nome è tranquillità, e colpisce solo chi è sereno senza esserci abituato.

La buona notizia è che si cura da sé, conservandola, e passata l'iniziale incredulità tutto si placa.

Il sistema immunitario rinuncia a reagire e accetta il nuovo stato che, con il tempo, diventerà duraturo e piacevole".

Ci fu un applauso festoso, qualche coro di giubilo, e il caro vecchio Genoa scese dal lettino per farsi ingoiare dalla folla, e dopo tanti anni tornò a illuminarsi di normalità.

Ora erano tutti più euforici anche se quella strana parola, "tranquillità", nessuno l'aveva mai sentita nominare prima, ma la buona novella concesse un'ebbrezza senza precedenti, ovviamente.

"Sopraffatti da un'improvvisa tranquillità"... sembrava il titolo di un film, ma era tutto vero.

Un po' in disparte, l'infermiera sorrise a se stessa e si sentì complice di quell'arzillo vecchietto: lei si era accorta che il Genoa cfc aveva la febbre a 42, ma aveva taciuto nella certezza che presto sarebbe salita fino a 51, se non di più.

 

Nemesis

 







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