Quando al Genoa si ragionava da Real
Data: 30/04/2008 13.05
Argomento: dalla redazione


 

Domenica scorsa il Genoa perso in casa con l'Empoli, squadra di bassa classifica in lotta per non retrocedere.
Noi, che credevamo di lottare per un posto in Uefa.
Non pochi tifosi rossoblù ci sono rimasti male e alcuni hanno anche fischiato e insultato i giocatori a fine partita.
Cose che in Italia accadono con una certa regolarità, e che più raramente si verificano all'estero. Ma a volte accadono anche lì.
Tutto il mondo, come si dice, è paese.


 



Che dire?
Da che parte cominciare?
C'è solo l'imbarazzo della scelta.
Per esempio potrei cominciare da un Genoa-Modena 1 a 2 del novembre 1952, ai tempi della mia adolescenza.
Il Genoa era al secondo anno di B, dopo la seconda retrocessione della sua storia, e non poteva fallire.
Quella sconfitta casalinga col Modena, che arrivava dopo una sconfitta a Salerno, mise in ansia tutta la tifoseria genoana che temette di fallire di nuovo la promozione.
Ma nessuno fischiò i giocatori.
Ero alla partita, quella triste domenica grigia e maccaiosa come a volte capita a Genova.
Il Genoa sbagliò anche un rigore. Ma i tifosi tifarono fino all'ultimo secondo.

Oppure, andando indietro al Genoa dei tempi d'oro, potrei cominciare da un Genoa-ProVercelli 1 a 2, che costò ai rossoblù l'eliminazione in semifinale, nel corso del campionato 1921/22.
O da un Genoa-Bologna 1 a 2 del 1925, che portò poi a quei famosi cinque spareggi tra Genoa e Bologna, capaci di aprire una ferita nel cuore dei genoani, tuttora non rimarginata.
Questo solo per ricordare che, nella storia del Genoa, le sconfitte casalinghe in partite molto attese dai tifosi, non mancano certo, fin dai tempi del Genoa da leggenda.
*
Da molti decenni ormai, persi nella notte dei tempi gli anni d'oro, noi genoani viviamo le sconfitte come nei primi anni del difficile dopoguerra le famiglie vivevano la perdita del portafoglio.
Un vero dramma!
I soldi non bastavano nemmeno per arrivare alla fine del mese.
Figuriamoci perdere il portafoglio!
Era una cosa che non doveva accadere.
Come non deve accadere, per i tifosi genoani, che il Genoa perda una partita attesa.
Tenendo conto del piccolo particolare che per un genoano, le partite attese sono...tutte!.
*
Guai a perdere!
Questo l'incubo col quale abbiamo convissuto per intere generazioni.
Ma non è sempre stato così. E, forse, non dovrebbe essere più così nemmeno oggi.
Il Genoa non è più così povero da dover trasformare in dramma ogni partita persa.
Bisognerebbe forse cominciare a cambiare modo di comportarsi, perché certi atteggiamenti estremi oggi non sono più giustificati da una situazione di miseria, come poteva essere un tempo, e agli occhi di osservatori neutrali appaiono più come capricci di bambini viziati da una famiglia benestante, che come la conseguenza di una vera disperazione, credibile solo in chi ha davvero poco e niente a disposizione.
*
E un cambiamento sarebbe auspicabile anche nei confronti dei giocatori e del gioco espresso dalla squadra, cominciando ad apprezzare di più il bel gioco e chi ha davvero doti tecniche rilevanti. Il che eviterebbe al giocatore di sentirsi trascurato, o addirittura osteggiato.
C'è stato un tempo, nella seconda metà degli anni trenta, che i soci del Genoa insorsero contro i dirigenti che avevano acquistato il centravanti Pantani, ritenendolo di classe insufficiente per una squadra della tradizione tecnica del Genoa.
I dirigenti si difesero affermando che Pantani era grande e grosso e veniva bene per farsi valere nelle aree di rigore, dove i difensori di quei tempi senza moviole, picchiavano come ferrai. E come non bastasse, Pantani -giuravano- segnava anche dei gol.
Ma i soci rossoblù, veri appassionati del bel gioco che era nelle tradizioni di quel Genoa -ahimè troppo lontano per essere ricordato oggi nella sua espressione tecnica- ribadirono che a loro non importava né del fisico, né dei gol.
Quello che importava, era che il giocatore non era all'altezza del Genoa.
E non lo volevano.
Non importa fare dei gol e vincere, insomma -ecco la tesi sostenuta dai genoani di quei tempi- ma importa come si fanno i gol e come si vince.
Questa era la mentalità dell'ambiente Genoa al tempo in cui la squadra rossoblù lottava per vincere i campionati. E a volte li vinceva anche.
*
Settant'anni dopo, circa, il Real Madrid stupirà il mondo del calcio, per il licenziamento dell'allenatore Capello, che aveva appena vinto il campionato.
Molti criticheranno il Real per una decisione che appariva ingiusta.
Ma il presidente del Real risponderà gelido alle domande di chi si meravigliava del licenziamento, che al Real non conta vincere, ma conta come si vince.
*
Così ragionano al Real. E per questo vincono molto.
Ma il Genoa, grazie alla sua storia ultracentenaria era già passato per questa fase negli anni trenta, quando al Real di quei tempi, non a caso, aveva rifilato cinque reti a zero in un'amichevole.
Ancora una volta il Genoa, anche in questo, era arrivato prima di altri.
Ma sono passati così tanti anni che molti tifosi non lo ricordano più.
O non lo sanno ancora.

Franco Venturelli


 







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