I pensieri cattivi
Data: 24/01/2009 20.27
Argomento: dalla redazione


 

I pensieri cattivi sono il contrario dei pensieri in libertà, così vivaci qui nel loro guscio.

 

Cattivi in origine vuol dire presi prigionieri, presi in cattività. Il termine “cattivi”, caratteristico della lingua italiana, prese posto a “mali” come contrario di “buoni” da quando un buon frate, in un secolo lontano, nella sua predica definì i peccatori “prigionieri del demonio” (captivi diaboli): una definizione non cattiva, quasi buona.

 

 



Di che sono prigionieri, i pensieri cattivi?

 

Del più terribile dei padroni. Del perbenismo, dell’adeguarsi, dell’autocensura, della schiavitù al pensiero corrente.

 

Della voglia di spregiare i pensieri in libertà altrui se non conformi.

 

Della voglia di estendere lo spregio ai pensatori in libertà non conformi, anche se genoani.

 

La storia dell’umanità è un impressionante esempio di come i pensieri correnti in ogni era sappiano generalizzarsi ed acquisire tali forme di oppressione.

 

E qual’è la libertà dei loro opposti, i pensieri in libertà?

 

E’ la libertà dell’acqua, che, indicata come esempio da quel Vecchio-Saggio cinese che visse agli antichi tempi di Socrate, sempre cede e mai recede, scorre dappertutto, tutto accoglie, entra in tutti i recipienti, ne assume tutte le forme.

 

Sappiamo noi distinguere i pensieri cattivi tra i nostri pensieri in libertà?

 

E’ facile.

 

Il pensiero in libertà, quando un altro pensiero in libertà esprime un giudizio negativo su un particolare, riflette e dà un giudizio su questo particolare, secondo una logica di comprensione attinente all’argomento.

 

Il pensiero cattivo, quando un altro pensiero in libertà dà un giudizio negativo su un particolare aspetto, considera questo fatto un’espressione indebita da reprimere comunque. Il pensiero cattivo passa facilmente a contrapporre altre considerazioni non pertinenti all’argomento, instaura una dialettica forzata spostando la questione, sfrutta le armi della rettorica e dell’ironia.

 

C’è chi ritiene che Di Vaio (ma è soltanto un esempio) poteva essere meglio sfruttato?

 

Il pensiero in libertà non ha paura di ammetterlo ma sa discutere serenamente degli aspetti tattici in cui i giocatori si devono inquadrare.

 

Il pensiero cattivo invece trova difficoltà anche ad ammettere l’evidenza e si rivolge alle osservazioni personali, insinua che il pensatore in libertà sia un  incompetente o un “nemico della patria” – intendo, naturalmente, un oppositore di qualcuno della nostra amata squadra, ad esempio dell’allenatore.

 

Così, pian piano, gli autori dei pensieri in libertà rifuggono e il campo resta ai pensieri cattivi.

 

Siate come l’acqua.

 

 

Vittorio Riccadonna

 

 

 







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