Trionfo attraverso la sofferenza
Data: 14/09/2009 10.26
Argomento: il Grifone in campo


 

Genoa C.F.C.                         4

(51’ I t. Floccari, rigore; 10’ II t. Mesto;  30’ Crespo;  43’ Karja, rigore)

 

S.S.C. Napoli                         1

(42’ I t. Hamsik)

 

 

Molti gli spettatori per questa partita: chi in piedi, chi accomodati sui nuovi discussi seggiolini, chi allogati sulle vaschette usate. I napoletani concentrano l’azzurro nell’infelice “settore ospiti” ma anche lo sparpagliano per lo stadio confuso di rossoblù, ed appaiono questi, che vengono amichevolmente tra noi, i veri ospiti, e quelli, come truppe avversarie dopo una marcia.

 

 



I giocatori entrano in campo con le divise tradizionali e il colore ceruleo del Napoli si spegne, rifletto, nell’ambiente ormai notturno: è maglia adatta al sole del loro golfo.

 

Il portiere De Sanctis sfoggia un completo giallo-giunchiglia; non paragonabile per brillantezza al giallo quasi fosforescente dell’arbitro Tagliavento, che già con la divisa annuncia il proprio protagonismo.

 

La partita si presenta equilibrata, nel senso che alla battaglia a centro campo non conseguono incisivi attacchi nelle due aree di rigore. Una sventola diagonale di Criscito, da una posizione che dettava un tiro obbligato, al 16’ provoca la prima parata della partita: De Sanctis la devia, un genoano sfiora la palla che esce, Tagliavento dà il corner, De Sanctis protesta. Rovesciato il campo, il centravanti  Pià si trova libero con un ottimo pallone di fronte alla porta e spara su Amelia.

 

Il Napoli comincia a dare la sensazione di prevalere, conducendo il gioco con la coppia a centrocampo formata da Cigarini e Pazienza. Un aggancio mancato da Maggio (20’), un potente improvviso tiro fuori bersaglio di Hamsik (25’) un ottimo intervento difensivo di Criscito (27’). Al 24° minuto Tagliavento aveva consentito a Pià, che era uscito un minuto per infortunio, il rientro in gioco direttamente in azione viva, con tentativo di fuga sulla sinistra di sorpresa.  

 

In una di queste azioni offensive napoletane, in uscita da un accanito tackle a 4, inaspettatamente a Criscito viene esibito il cartellino rosso. E’ il 28’. Avrebbe detto una parola di troppo. Misteriosamente, tra il pubblico comincia a circolare persino la parola che avrebbe proferito: forse qualche radioamatore l’ha sparsa e si è diffusa istantaneamente. Comunque il pubblico comincia a mandar bordate all’arbitro. La situazione di infiamma vieppiù quando, al 37’, Campagnaro, sotto la nostra porta, sull’uscita bassa di Amelia, entra in ritardo come un carro armato e lo calcia in testa. Il gioco resta fermo per 3’. Da quel momento Campagnaro è accomunato all’arbitro, nei fischi e ululati, ad ogni pallone toccato. L’arbitro lo aveva ammonito, ma secondo il pubblico non bastava.

 

Il Genoa suscita ammirazione, qui si dimostra grande squadra. Non perde concentrazione, pur pressato. Si difende bene, con ordine, e non tenta sortite suicide. Questo è il momento di resistere, poi nel secondo tempo si vedrà. Ma, su un passaggio di Quagliarella, Hamsik esibisce la sua classe con un gol capolavoro: scivola via in dribbling veloce, elude Amelia, dal fondo spedisce in porta con precisione, anticipando il rientro di due difensori.

 

Siamo dunque 0-1, in 10 uomini, in clima di nervosismo generale. Partita terribilmente compromessa.

 

Ma all’ultimo minuto dei 5 di ricupero arriva la svolta liberatrice, discussa, forse riparatrice. Un lungo pallone spiove dall’alto tra De Sanctis e Campagnaro, che si fanno sorprendere dall’arrivo in corsa dell’irriducibile Sculli. Sculli prende il tempo a Campagnaro, si fa largo, lo sopravvanza, riceve una spinta di braccio che lo sbilancia, cade a terra. L’arbitro Tagliavento condanna l’azione di Campagnaro, gli contesta la seconda scorrettezza, lo espelle, dà il calcio di rigore. Floccari trasforma con sicurezza.

 

All’intervallo, tutto è di nuovo in equilibrio.

 

Nella ripresa si nota subito una minore organicità nel gioco delle due squadre incomplete e una maggiore opportunità di spazi per gli incursori più agili. In questo senso, esistono due carte da giocare per i rispettivi allenatori: una è Palacio, che, ne eravamo certi, entra dall’inizio, in sostituzione dell’ammonito Sculli; l’altra, in opposizione, è il prestigioso Lavezzi, tanto ammirato e irresistibile l’anno scorso, però oggi stanco perché di rientro dall’altro mondo, voglio dire dall’impegno della sua nazionale. Ebbene, una comparazione è improponibile. Senza detrimento per Lavezzi, che, entrato al 13’, ha fatto del suo meglio (ma che bravi i difensori del Genoa, Da Socratis a Biava a Moretti! quante volte gli è stata bloccata la palla sul piede!), è stato l’apporto di Palacio la causa motrice del prevalere indiscusso del Genoa nel secondo tempo.

 

Al 10’ minuto un preciso lancio versi sinistra di Amelia, di almeno 50 metri, a Mesto, un breve avanzare, un tiro formidabile nell’angolo alto opposto, portano il Genoa in vantaggio e il Napoli verso l’affondamento.

 

Bello il terzo gol: bravo Crespo a trattare la palla con freddezza, ma che servizio gli ha fatto Palacio.

 

Bella, per gli esteti, la battuta di Karja sul giusto rigore nei minuti finali: una palla quasi accarezzata sullo spiazzamento del portiere.

 

Il Napoli esce avvilito, il Genoa tra gli applausi.

 

Durch Leiden Freude: la gioia attraverso la sofferenza. E’ ancora più bello.

 

 

 

Vittorio Riccadonna

 

 

 







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