Non ha l’aspetto di una tastiera nuova: ha anch’essa la sua età, ma eccola di un nuovo finalmente docile alle mia dita ancora malferme, strumento amico per il collegamento, virtuale, coi mei amici.
Lunghe notti, spesse volte insonni, popolate di ombre bianche per i corridoi e le corsie, inquiete di lamenti. Vengo da una specie di limbo ovattato, nel quale avevo perso la mia identità.
Non ho avuto ancora tempo, e forza, per rivangare il GenoaDomani dei giorni trascorsi.
Chissà quanti argomenti di interesse ci sono qui ancora nascosti per me.
Chissà quante interessanti domande – e risposte – del quiz già detto del quez.
Chissà se sarà stata onorata la giornata mondiale della poesia. A volte qualcuno ci aveva azzardato.
Ma sì. Richiamerò il vostro sguardo a qualche verso, adatto alla mia ormai crepuscolare attenzione.
Io sono un orso
e mi consolo.
Mastico un tozzo
bevo da un pozzo
dormo sul dorso
vivo da solo.
(Toti Scialoja)
A fine di riposo sempre affanno
E zappo in acqua e semino in su rena;
E la speranza mi lusinga e mena
D’oggi in dimani; e così passa l’anno...
..........
(Benuccio Salimbeni senese)
A stradda
Assetto-u in sce nà pri-a
da stradda che no so
dovve a porta
daggo a mente a gente ch’a gi-a
a se da un muggio da fa e a cri-a.
Gh’e n’ombra che intanto,
ascosa dovve a stradda
a fa un gi-o, a l’aspéta. Ogni tanto
a piggia un passante
pe un brasso
o-u mette in t’un canto:
a l’è a so u-a.
A stradda che no so
Dovve a porta,
a l’è quaexi fini-a.
Me ì-so e caminn-o co i atri
sperando che l’ombra
a no s’accorse de mi
e a me lasce passà.
(Sergio Sobrero)
(G. C. Verdeal)
Nella severa pace d’una selva
Vorrei passar la vita tuttaquanta
La solitudin amo come belva
Allora certo mi farei gran santa,
Alla fiera del pari che s’inselva
Ratta potessi a pace andar cotanta!
Bramo osservar nonnulla, studiar tutto,
Di quelle pure a cui non bado cose
Rittraggerne vorrei il gran costrutto;
L’insieme che le fa tanto armoniose,
Semplicitade aver siccome un putto,
Neppur a mosca azioni far dannose!
(Maria Gervasio)
V. Riccadonna