Una partita che non scordo - II
Data: 21/08/2010 11.33
Argomento: dalla redazione


 

Da solo allo stadio

 

Triste dopoguerra, macerie, squallore. Sono ritornato a Genova.

 

Un conoscente di famiglia, danaroso all’eccesso, oserei dire, mi ha regalato un biglietto per la partita. Comincia il nuovo campionato. Un regalo semplice che per me ha un significato.

 

Non c’é mio padre, oggi, a guardarmi come quando mi arrampicavo sui gradini della Nord alti per me. Oggi, per la prima volta, sono solo e autonomo. Sono ormai quasi un ragazzo, tornato dopo tanti anni a rivedere la squadra dell’infanzia.

 

 



Comincia il nuovo campionato. I giocatori non li conosco. So che c’è il nuovo centrattacco argentino, se ne parla. Guardo guardo, mi sembrano tutti uguali. Il Genoa attacca verso sud. Attacca sempre. Verso la fine del tempo, finalmente, un calcio d’angolo tirato dalla destra fa cadere la palla davanti alla porta, tra le tante teste laggiù, nella confusione non si vede bene, la palla dev’essere arrivata proprio all’argentino, che stava, mi sembra, al centro un po’ dietro. Gli è capitata giusta e ha fatto il primo gol, evviva. Un gol normale, fortunato, casuale, mi sembra ... niente di memorabile.

 

Termina il primo tempo, siamo in vantaggio. Questo argentino gioca come tutti gli altri, soltanto, mi sembra, non fa veramente il centrattacco, gli piace di più giocare a passaggi. E’ un tipo alto e magro e tiene le braccia ciondoloni. Sarebbe anche veloce, ma a tratti sembra estraniato.

 

Anche nel secondo tempo le azioni stazionano nella parte del campo più lontana. Gli avversari, che hanno la maglia azzurra, vorrebbero pareggiare. Invece il Genoa segna uno dopo l’altro tre gol, in situazioni di gioco analoghe, molto aperte, di contrattacco. E’ proprio l’argentino, che ha il merito di tutti e tre. Il terzo gol lo fa lui, sfuggendo in avanti dalla zona centrale e tirando da fuori area un rasoterra leggermente diagonale, preciso, forte, un po’ rimbalzevole sul terreno arido: il portiere si tuffa sulla destra a vuoto. Un gol normale, bello, sì, da centrattacco, ma perfino un po’ stupido e fortunato; anche qui non ci vedo niente di straordinario. Invece, mi stupisce altro. Il gesto che mi sembra meraviglioso è come lancia le due ali del Genoa, che vanno a segnare gli altri due gol, a turno. Nei due casi, sempre dalla zona centrale del campo in posizione arretrata, invece di avanzare, l’argentino ha fatto due passaggi molto lunghi rasoterra, magici.

 

Quando un’ala viene lanciata in profondità, in genere vediamo la palla spedita bene in avanti e l’ala la rincorre, cercando di vincere il concorso del terzino avversario. Questo è un gioco usuale, dove l’ala non ha l’arma dello scarto. Ma l’argentino non ha fatto così. Questi due passaggi sono partiti veloci e arrivati docili, morbidi, proprio lì davanti accosto all’ala in corsa, proprio sul piede, con la velocità giusta per accompagnare la corsa. L’ala non ha dovuto inseguire il pallone né ha dovuto sospingerlo per accelerarlo. Non ha dovuto fare nessuno sforzo per dominare il pallone, se lo ha trovato lì bello pronto. Doveva soltanto proseguire la corsa verso la porta e segnare con facilità.

 

Nell’ideare un tale passaggio in profondità, bisogna combinare direzione, velocità, tempo ... già è cosa difficile nel pensiero. Poi, il piede nel calciare deve realizzare in pratica quello che si è pensato, e se da lontano, la precisione del passaggio lungo dev'essere grande. Ci vuole una mente scientifica ... Oppure, viene tutto da solo, per istinto? (Un Dio, deve fare calcoli?)

 

Questo atto di perfezione straordinaria, l’argentino l’ha realizzato non una sola volta, ma due, sui due lati del campo. Come se si fosse detto: “ora favorisco quell’altro, a questo la palla del gol glie l’ho già data...”.

 

Sì, veramente quei due passaggi mi sembrano una novità nel gioco come lo conosco io.

 

Devo descriverlo a papà. Che l’argentino sia davvero bravo?

 

 

 

Vittorio Riccadonna 

 

 

Genoa-Brescia 4-0  (1-0)

Genova, 22 settembre 1946

I giornata 

 

Genoa::

Cardani; Cappellini, Sardelli; Cattani, Servetto, Bergamo;

Vitali, Trevisan, Verdeal, Chizzo, Dalla Torre.

 

Brescia:

Sacchetti; Messora, Albini; Rebuzzi II, Perazzolo, Mariani;

De Filippis, Bertoni I, Penzo, Bulgarelli, Bertoni III.

 

Arbitro: Bellé da Venezia.

 

Marcature: 31’ I t. Verdeal; 9’ II t. Dalla Torre, 19’ Verdeal,

38’ Vitali.

 

 

Era più che bravo.

 

 







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