Dalla società sportiva all'impresa sportiva
Data: 06/10/2010 12.35
Argomento: dalla redazione


 

    Tale il titolo di un convegno ad alto livello, organizzato dalla “Federprofessional”  (Associazione alte professionalità indipendenti), con la collaborazione anche della Fondazione Genoa, svoltosi ieri presso l’Auditoriom della Confindustria di Genova, in Via S. Vincenzo.

    Si sono avvicendati una decina di oratori che hanno affrontato e approfondito svariati temi riguardanti l’organizzazione del calcio sotto molti aspetti e con confronti con le altre realtà europee.

 

 



    Troppo impegnativo per noi rivivere qui tutti gli aspetti trattati. Ne diamo qualche accenno e ne teniamo a disposizione agli amici del nostro sito una  documentazione.

     Il dott. Alfredo Parisi della Federprofessional ha trattato il complesso tema dei rapporti delle società di calcio con i gruppi sociali che le ruotano intorno, dal punto di vista dell’interesse gestionale delle medesime. Sono state analizzate e confrontate le varie voci di entrata: biglietteria di campionato, attività internazionale, televisioni (in Italia in percentuale questa ultima voce è sensibilmente più alta rispetto alle altre 4 maggiori nazioni europee) e le possibili strategie.

    L’avvocato Roberto Betti ha esposto i criteri evolutivi del fisco, che tiene ora sotto tiro società e giocatori.

    L’avvocato Gian Paolo Maraini ha detto degli “organismi di vigilanza sul modello organizzativo”, di cui le società sarebbero tenute a fornirsi ma sono in genere ancora sprovviste e la cui presenza nella Juventus è stato un fattore per la riduzione della famosa pena in sede di retrocessione.

    Il dott. Davide Scapini, che nessuno di noi ha dimenticato, ha trattato il tema, che ha aspetti scabrosi, dei “procuratori” (non si chiamano più così) dei giocatori di calcio.

    Il professor Andrea D’angelo ha fatto la storia delle diverse strutture che si sono succedute nel tempo nel nostro Genoa, partendo dalla fase iniziale di soli soci praticanti fino a toccare il fenomeno dell’azionariato popolare ed ha presentato la nascita della “Fondazione” come possibile sbocco.

    Il dott. Felice Pulici, indimenticato portiere, ha parlato della struttura dei campionati giovanili, regionali e nazionali, rilevandone anche i difetti, e della scarsa presenza di giovani in prima squadra rispetto al resto d’Europa.

    Il dottor Diego Tarì ha parlato del patrimonio immobiliare, particolarmente del problema dei campi da gioco di proprietà e delle relative economie; il dottor Luca Barabino di quello immateriale; il dottor Antonello Amato di sport, eventi, impresa.

    Ci soffermiamo un poco sul problema della “tessera del tifoso”, trattato dall’avvocato Massimo Rossetti, perché tocca particolarmente noi sostenitori. La sua opinione è che la tessera del tifoso, che preferirebbe chiamare tessera del supporter, è in realtà un grande business e le società sono più che complici. Nessuno può affermare che sia stato un successo, quando c’è la diminuzione del 18% di abbonamenti su base nazionale (70% per la Lazio). Ha presentato un’opzione alternativa, che è stata proposta dalla Federsupporter  ( www . federsupporter . it  ) che si incentra sulla possibilità di presentare una dichiarazione sostitutiva (“autocertificazione”) alla società, e che tutti potete consultare su quel sito.

  Ci rendiamo conto di aver potuto dare soltanto cenni sommari.

 

 

Vittorio Riccadonna

 

   







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