''Qualcosa non torna...'' di Pierpaolo Viaggi
Data: 09/03/2012 14.35
Argomento: l'opinione


 

Questa potrebbe essere una sorta di liaison con il commento di RABAX di alcuni giorni or sono a proposito dell'ipocrisia nobilitata quale etica sportiva. Si diceva stupito, il nostro, delle poche reazioni e contenuti commenti all'uscita del P.M. di Cremona che ventilava quale possibile soluzione una amnistia generalizzata. Uscita tanto infelice che al tizio, più che l'etichetta di “tristemente tifoso" - peraltro appiccicatosi da se medesimo – sembrerebbe meglio adattarsi quella di "Guerin meschino". Ma più ancora che il contenuto della proposta, ciò che avrebbe dovuto stupire è il fatto che la stessa sembra esorbitare completamente dalle competenze che gli sono proprie e riconosciute.

 



Evidentemente, però, deve trattarsi di una propensione che ha preso decisamente la mano ai diretti interessati, sentite le parole pronunciate dal Capo della Polizia Manganelli. Parole accettabili se pronunciate da un Ministro degli Interni o della Giustizia, di sicuro non da parte di un rappresentante, seppure al massimo livello, della Polizia.
Dovere suo e dei suoi collaboratori è trovare le colpe a carico ed assicurare alla giustizia chi si è reso colpevole di reato. "Assicurare alla giustizia", appunto, la quale sola è deputata a giudicare e comminare le pene, senza che il signor Manganelli stabilisca a priori come la stessa dovrà comportarsi.
Ma quale insana follia, quale stravolgimento, anzi usurpazione di ruoli, si sta impadronendo di questi soggetti? Ma non è che tutti preoccupati solo di controllare lo spread quotidiano, si sta perdendo il senso e il concetto fondamentale di separazione dei poteri?

Ma vorrei aggiungere un'altra considerazione, sempre in tema di etica sportiva, slealtà eccetera. Lo faccio servendomi delle parole di un grande calciatore:
" (...) Adesso sono molto pentito di aver giocato. Se dovessi ricominciare la mia vita da capo, il campo da gioco non lo degnerei di uno sguardo. No, il calcio è tutto uno schifo. Dirigenti, certi giocatori, giornalisti, tutti sono ficcati dentro l'affare senza che si preoccupino neanche un po' della dignità dell'uomo. Io non me la sono mai presa a male. Quando hanno provato a corrompermi, non mi sono arrabbiato né li ho buttati fuori a calci né li ho denunciati. Ho detto di no, che si cercassero un altro con meno orgoglio di me.
(...) Molte cose mi hanno addolorato. i giornalisti si sono intromessi nella mia vita privata, mi hanno attaccato molto durante lo sciopero dei giocatori perché loro stavano dalla parte dei club. Io ho deciso di vivere la mia vita e con loro ho rotto. (...) Non ho più voluto mischiarmi con dirigenti né con giornalisti che scrivono quello che vogliono quelli che comandano. Io lo so che bisogna guadagnarsi la vita ma non è giusto infangare gli altri. Per questo non ritornerei in un campo da gioco neanche se mi offrissero milioni. Io ci ho sofferto, molto, e non lo sopporto. Per questo le ho detto che se adesso dovessi giocare una finale, mi segno un gol contro. Non vale la pena impegnarsi la vita in una causa che è sudicia, corrotta. Chi se ne sente capace, lo faccia pure. Un bel giorno dovrà renderne conto, allora sapremo chi è l'uno e chi è l'altro, e se valeva la pena sporcarsi le mani." (Osvaldo Soriano - "Futbol")

Non faccio il suo nome; dico solo che non è italiano ed appartiene al calcio di oltre mezzo secolo fa. Non faccio il nome perché, tanto, sono sicuro ve lo svelerà ABBADIE.
Al quale mi rivolgo semplicemente per dire che se si vuole parlare di poca lealtà sportiva ecc., non è obbligatorio, sempre e comunque, di fare riferimento al calcio italiano.

 

Pierpaolo Viaggi







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