Cambio di timoniere o di rotta?
Data: 26/11/2012 15.54
Argomento: dalla redazione


 

Una esagerazione è una verità che ha perso la calma.

 

 

 

 



Chissà perché, ma il momento Genoa a volte fa venire in mente questa frase di Kahlil Gibran.

 

Ci arriviamo, ma procediamo con ordine.

 

C’è molto dibattito in questo periodo sul Genoa, sulla gestione societaria, sulle prospettive future.

 

Dibattito per certi versi potrebbe anche essere un eufemismo.

 

Sicuramente e non da oggi coesistono diverse anime ciascuna con idee molto diverse e spesso poco conciliabili.

 

Genoadomani è stato, inevitabilmente, coinvolto e ci sono stati momenti non facili.

 

L’intervento da parte di alcuni nostri writers, poi saggiamente ritirato, a mio avviso, è stato un po’ intempestivo ed anche con qualche scivolata che sarebbe stato preferibile evitare.

 

In effetti non è neppure difficile rendersi conto perché un genoano di media età, che frequenta la Nord da una vita s’inalberi abbastanza, toccato nel leggere che non sarebbe un vero genoano in quanto, a ragione od a torto, la pensa i modo diverso e, peggio, se sente che a breve in gradinata potrebbe arrivare anche “l’olio di ricino” (come argutamente è stato scritto da qualcun altro).

 

E’ ancora più vero, però, che nella galassia del tifo genoano ci sono alcuni personaggi che per la loro genoanità ed il loro spessore, nel tempo si sono elevati rispetto agli altri e sono diventati, con merito, delle vere e proprie “icone”.

 

Meritano quindi, oltre che riconoscenza, un grande rispetto, sempre e da parte di tutti.

 

Ce n’è più d’uno, ma ora mi piace citarne in particolare alcuni come Roberto Scotto, Pippo Spagnolo e, non certo per piaggeria, il nostro Mario Epifani.

 

Addolora, quindi, e lo considero davvero ingiusto quando, a volte, con un po’ di leggerezza, nei vari siti, in questa occasione anche sul nostro, queste lo ripeto “icone” non vengono tratteggiati con il riguardo ed il rispetto loro dovuto.

 

Magari non tutti li conoscono davvero e bene e qualcuno può essere sviato da giudizi un po’ leggeri e abbastanza personali che impropriamente, a volte capita, di leggere in alcuni siti

 

Questo a prescindere dalla condivisione o meno delle posizioni che di volta in volta possono assumere questi personaggi davvero importanti  e considerati nell’ambito del tifo genoano.

 

Tornando al titolo: vista la non facile situazione del momento per Genoa-società e Genoa-quadra: meglio un cambio di timoniere o, invece, di rotta?

 

Su questo punto ci si divide e gli animi si scaldano, bisognerebbe provare ad evitarlo.

 

Qui viene l’inciso della citata frase di Gibran.

 

Credo, infatti, che, se non tutti, anche molti dei cosiddetti “benpensanti” ritengono che le critiche degli ultras non siano campate in aria e ne condividono il “merito, ma non anche il “metodo”.

 

E’ per l’appunto una verità che in qualche caso temo abbia perso la calma ed un po’ anche la misura.

 

Si rischia anche provocare negli altri, per reazione, per ripicca arroccamenti e posizioni prevenute, a prescindere.

 

Mi permetto dirlo ora che, mi auguro un po’ smaltita la rabbia del derby perso, si possa ragionarne in modo costruttivo, senza perniciosi e controproducenti ulteriori scontri tra genoani.

 

Certe espressioni, spero siano state solo la conseguenza dell’emotività del momento perché ingiustificate.

 

Come possiamo, per esempio noi piccoli azionisti, che da sempre abbiamo fatto e facciamo dell’indipendenza di giudizio uno stile di vita, poter accettare d’essere definiti (ammesso ci si riferisse a noi) “servi”?

 

Chi non ricorda ad esempio quando Mario Epifani per le critiche espresse alla via via sempre più degenerante politica dell’allora Presidente Spinelli si giocò il posto nel Consiglio del Genoa?

 

Ma anche per gli altri che, come dicevo, quasi certamente in tutto od in gran parte probabilmente condividono il merito di certe contestazioni, perché definirli “servi”?

 

Solo perché, in assenza di valide alternative e conseguenti nuove prospettive per la Società, anche sulla base di più di una esperienza del recente passato, temono il salto nel buio con rischi enormi anche di mera sopravvivenza dei nostri gloriosi colori?

 

Il calcio attuale, purtroppo, ha un mare di difetti ed è molto difficile immaginare persone davvero serie ed affidabili che siano invogliate ad entrare in un mondo dei costi assurdi, dei procuratori sanguisughe, del calcio commesse, ecc., ecc., specie poi in periodi di grave crisi come quelli attuali.

 

Quella del possibile, di più probabile salto nel buio, sbollita la rabbia più che giustificabile del momento, credo sia, responsabilmente, argomento da tenere in grande debita considerazione anche da parte dei più arrabbiati.

 

Perché, anziché un cambio di timoniere, non si prova, invece, a chiedere tutti insieme un vero effettivo e non effimero cambio di rotta?

 

Impossibile?

 

L’estate scorsa ci eravamo andati vicino, perché non sperare che dai che ti dai non finiscano per convincersene un po’ tutti?

 

L’unione fa la forza, parlo dei tifosi, diversamente “dividi et impera”; l’augurio è che cessino le contrapposizioni e che ci si possa unire tutti per lottare per obiettivi seri, concreti realizzabili e, per quanto più possibile, condivisi. 

 

Giancarlo Rabacchi

 

PS. Il contenuto dell'articolo esprime il pensiero dell'estensore e per la delicatezza degli argomenti trattati non impegna, in quanto non concordato preventivamente, la redazione del sito.







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