Storia e evoluzione
Data: 14/05/2015 00.36
Argomento: dalla redazione




L’evoluzione è il fenomeno dominante del nostro mondo terreno.
Le condizioni della nostra vita evolvono di millennio in millennio, di secolo in secolo, di anno in anno. La trasmutazione è continua e inarrestabile e investe sia le cose materiali sia i principi spirituali sia noi stessi
Se tutti agiamo in un tempo presente, qual è il valore della storia?
Il nostro agire riguarda il presente e si proietta nel futuro: il passato è pietrificato e immutabile. Non conta più. Non esiste.

C’è anche un’altra filosofia: noi siamo il nostro passato, siamo il prodotto del nostro passato. Quindi il passato è parte ineliminabile di noi stessi.



L’umanità passò attraverso civiltà, più o meno aperte all’evoluzione, che, una dopo l’altra, crollarono e furono sostituite da nuovi sistemi. Alcune di queste civiltà si chiusero alle influenze esterne rifugiandosi nel massimo rispetto delle proprie tradizioni; prolungarono con questo la loro esistenza ma poi il loro crollo fu completo.

Anche la prevalenza mercantile che attualmente governa il calcio, che può dispiacere, va considerata quale prodotto dell’evoluzione.

Scusate, ho cominciato così ma volevo parlare … delle maglie...ora faccio la virata.
Cerco di proseguire il ragionamento: anche sulla questione delle maglie, come accade in questioni complesse, serve identificare il punto centrale. L’ultima discussione sulle maglie turchine anti-Torino in corso su questo sito è davvero interessante, vasta, sottile, alterna; difficile enucleare il vero problema, che si nasconde dietro false considerazioni.
Falsa considerazione è la resistenza, da parte di molti, all’idea di CAMBIARE la divisa sociale. Se l’evoluzione suggerisce di cambiarla, in astratto e dal punto di vista storico non va visto come atto nocivo cambiare la maglia.
Non lo facemmo forse già due volte?
Anzi, uno dei meriti della nostra discussione, e questo merito spetta al nostro ottimo scrittore “Alonso Chisciana”, è di averci condotto alla dimostrazione storica dell’opportunità di sostituire la camicia bianca nel 1899: sostituzione suggerita proprio dalle tre squadre di Torino partecipanti al primo campionato, quello del 1898, le quali avevano maglie bicolori e due di esse a striscie verticali. Così il Genoa si trovò superato, dal punto di vista organizzativo, dalle altre squadre che disponevano di “mute” sociali confezionale dalla società e l’anno successivo adottarono la medesima soluzione, attraverso l’aggiunta di striscie blu. Un cambiamento, quindi, suggerito dall’evoluzione.
(Sul secondo cambiamento, del 1901, non sappiamo se fu dovuto a mere ragioni estetiche; sappiamo solo che il rossoblù fu votato di stretta misura).

Di conseguenza, la maglia vista contro il Torino si può adottare anche in permanenza, se piace di più – altro sono i dissensi sull’opportunità: parlo in linea storico-teorica.
Ciò che ripugna, invece, è spacciarla per una maglia storica, nell’ambito di una celebrazione storica.

L’antica storia del Genoa ha qualcosa di sacro perché il genoano si identifica in essa e il genoano è una presenza positiva per la vita del Genoa.
Io ero ancora piccino che mi sentivo decantare i primati del Genoa e le glorie passate. Sarei lo stesso che sono se nulla avessi saputo?
Quindi falsificare la storia, sia per malizia, sia per ignoranza, sia per mercato, è un piccolo delitto, un tradimento.

Genoani, dite pure tranquillamente che la maglia turchina è bella; dite pure che mena bene; dite pure che vorreste vederla sempre.
Dite quello che volete, ma respingete risolutamente e fermamente la menzogna che si tratti di una maglia storica e condannate la sua mercificazione sotto tale etichetta. Questo, no.
Forse in futuro potrà capitare, per effetto dell’evoluzione; ma l’evoluzione che sia sana è basata sul vero.


Vittorio Riccadonna





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