IL CASO SARDI - SANTAMARIA (2)
Data: 30/11/2015 14.31
Argomento: i quaderni


 

L’ “affare Fresia”.

Secondo Davide Rota, Attilio Fresia, nato a Torino nel 1891, “è stato con ogni probabilità il giocatore italiano più forte del periodo 1910-1920”. Nel 1913, sempre in quel programma di rafforzamento di cui si è detto, Fresia passa dall’Andrea Doria al Genoa.

 



Nel giugno, quando appare chiaro che il giocatore ha accettato il trasferimento dietro compenso di una forte somma, scoppia il caso. Fresia viene sottoposto a giudizio e giudicato colpevole come pure il Genoa, seppur con un diverso grado di responsabilità.[1]

 

L’eco suscitata fu notevole, al punto da mettere in discussione il primato del caso Sardi-Santamaria, apertosi poche settimane più tardi, come quello emblematicamente indicato come il primo caso di professionismo del calcio italiano.

In particolare la Gazzetta dello Sport gli conferì grande rilievo, aprendo addirittura un dibattito che coinvolse sulle pagine del giornale personalità di spicco dell’ambiente calcistico nazionale.

Si iniziò l’11 giugno quando, sotto il titolo “Le importantissime deliberazioni della Federazione Italiana” veniva riportato il comunicato ufficiale della seduta del Consiglio direttivo della Federazione Italiana Giuoco del Calcio del 9 corrente. Presenti, col vice-presidente sig. Emilio Valvassori, il segretario dott. Tonino Scamoni, i consiglieri sigg. Piero Albertini, Umberto Giovanardi, Vieri Goetzlof, Lai Prof. Rag. Silvio e sig. Alfredo Armano della Commissione Arbitrale.

A proposito dell’affare Fresia si legge quanto segue:

 

 “La Presidenza federale, su proposta del consigliere prof. Lai, ha aperta un’inchiesta per approfondire a quali condizioni il giuocatore Attilio Fresia passava dalla Società Andrea Doria al Genoa Club, e incaricava una Commissione di indagine in persona del consigliere Albertini, per espletare la necessaria inchiesta. Il consigliere Albertini riferiva sull’esito degli interrogatori cui furono sottoposto il giuocatore signor Fresia e vari testimoni e presentava le sue conclusioni osservando che il signor Fresia non si era presentato al confronto che egli aveva stabilito in rapporto con uno dei testimoni. Fallito il quale, proponeva alla Federazione, e la Federazione notificava al Genoa Club, l’invito formale per il Fresia di presentarsi dinanzi al Consiglio Federale odierno, mentre ancora una volta il signor Fresia non si è presentato. Il Consiglio Federale, udite quindi le conclusioni della Commissione d’inchiesta, udite le difese del rappresentante del Genoa Club, dopo ampia discussione, ritenendosi convinto dell’esistenza dei

fatti denunciati che cadono sotto la precisa sanzione dell’articolo 8 del regolamento organico, delibera all’unanimità (il signor Vieri Goetzlof si era a questo punto assentato): 1) di dichiarare, come dichiara, professionista il giuocatore Attilio Fresia, che resta quindi squalificato per anni due; 2) di infliggere, come infligge, una multa di lire mille al Genoa, tenendo conto della recidiva di casi di professionismo; tale multa da pagarsi nel termine di un mese dalla comunicazione alla Società”.

 

Seguiva un breve commento:

 

“Non conosciamo gli elementi sui quali la Federazione ha basato i suoi giudizi ed il verdetto ultimo che è senza dubbio gravissimo e che può parere così ex abrupto anche esagerato. Così come non sappiamo dell’esclusione all’ultima ora dei nazionali Sardi e Santamaria, che vogliamo sperare sia stata provocata unicamente dall’impossibilità dei due giuocatori di abbandonare le loro abituali occupazioni. Il colpo dato al professionismo dovrebbe essere mortale. Di ciò nessuno avrà a dolersi. Si uscirà una buona volta dalla menzogna e da quel penoso dubbio che, giustificato per molti, incombeva ingiustamente su altri non pochi e lo sport del calcio uscirà notevolmente rafforzato nella disciplina minacciata seriamente da sottil morbo”

 

Di seguito, alla voce “Le ultime notizie”, si apprendeva che un “attivo consigliere della Federazione”, avvicinato dai giornalisti, aveva reso noto che altre importanti deliberazioni sarebbero state prese a riguardo dei giuocatori Sardi e Santamaria, che ultimamente abbandonarono l’Andrea Doria per entrare nelle file del Genoa Club.

Il Consiglio – aveva aggiunto il “cortese interlocutore” – era già nella sua ultima seduta in possesso dei documenti per concludere, ma volendo rispettare la procedura, aveva creduto bene di rimandare l’esame preciso degli incartamenti alla prossima seduta affinché i due giuocatori incolpati potessero intervenire alla seduta stessa e, se del caso, discolparsi.

 

Nei giorni seguenti l’argomento venne ripreso ed esaminato con grande enfasi.

La Gazzetta dello Sport, ponendo il giorno 13 giugno, come suggeriva il titolo dell’articolo, “il professionismo sulla bilancia federale” si chiedeva dopo la deliberazione della Federazione se si dovesse trattare di “provvedimento isolato o epurazione completa?” E sottoponeva al pubblico accuse, difese e rimedi.

 

“La seduta federale del 9 giugno è una di quelle che possono essere destinate a fare epoca. La deliberazione presa a carico del giuocatore…errante Attilio Fresia e del Genoa hanno impressionato e movimentato l’ambiente calcistico ed hanno anche fatta maggiormente sentire la necessità di iniziare subito dopo l’effettuazione dell’ultimo incontro internazionale di domenica prossima (il giorno 15 a Vienna contro l’Austria n.d.r.), un attivo e sano lavoro di studio e di riforme anticipando anche notevolmente la convocazione di assemblee parziali e generali (vorranno essere più di una sola) per addivenire ad un assetto nuovo delle discipline calcistiche per la futura stagione.

L’affare Fresia è destinato ad assumere importanza eccezionale perché, i più, lo vedano come il punto di base e di partenza di tutte le riforme insistentemente chieste dai fatti piccoli e gravi della quotidiana vita del foot-ball. E’ il ça-ira di una piccola rivoluzione calcistica; dovrebbe essere il passaggio del Rubicone dei novatori delle compromesse sorti dello sport del calcio. L’ambiente sportivo s’è scosso all’annuncio della grave e giusta deliberazione federale, ha anche applaudito, ma attende altro, non può permettere che tutto rimanga lì, confinato in un fatto, che perderebbe tutti i suoi caratteri di gravità, di schiettezza, d’efficacia qualora rimanesse chiuso nei termini semi-legali e senza conclusioni…concludenti.

A proposito dell’ultimo verdetto federale abbiamo ricevuto molte lettere da numerosi ed appassionati cultori del football e quasi tutte hanno un unico ritornello, un “meglio tardi che mai”. La resipiscenza della Federazione Italiana del Calcio nel dormiveglia che favoriva tanti intrighi condotta ora con audacia e con sicurezza tanto aperte e prodigiose da suonare offesa alla vista di chi non può esimersi dal vedere e dal rilevare dei fatti, verità indistruttibili, ha fatto grande ed ottimo effetto nell’ambiente calcistico nazionale. Si capisce che il colpo mortale non può essere racchiuso nella forza offensiva di una scudisciata che sfiora solo la borsa del Genoa e che per la logica ineluttabile dei fatti può lasciare ad altre iniziative condotte con maggior prudenza e maggior persuasione sonante, la continuazione di manovre così bene organizzate da essere un sistema. Noi crediamo e speriamo che la Federazione voglia farci dimenticare qualche deliberazione non da molto tempo presa in un caso consimile, e voglia arditamente iniziare a condurre a termine una campagna santa non dimenticandosi mai: 1. che i giuocatori appartengono a Società; 2. che queste devono dividere le responsabilità che esse inizialmente hanno creato e che finiscono poi col ricadere ingiustamente sul giuocatore che rimane vittima dei suoi falli e di quelli degli altri; 3. che v’è una responsabilità spesso trascinantesi da Società a Società e che va impunita nelle multe facilmente estinguibili, ed ingiuste poiché esse vanno sempre a colpire l’ultimo malaccorto lasciando al coperto gli altri; 4. che occorre troncare la vita degli stessi enti federali quando essi apertamente demoliscono la vita delle altre società e dello sport.

Tutto ciò perché la Federazione Italiana del Giuoco del Calcio si mantenga fedele al suo mandato. Che se poi la vita tumultuosa ed attiva dello sport del football vorrà proprio che in Italia si istituiscano delle squadre professioniste: ben vengano esse! Saranno fattrici di progresso, di rapida evoluzione. Il professionismo non ha mai stroncato né può ammazzare lo sport, ne è anzi in molti rami l’anima vera, purché butti la maschera e combatta una buona volta a viso aperto.”

 




[1] A seguito della squalifica, accettò l’invito del Reading per giocare tra le file degli inglesi ma l’esperienza ebbe breve durata.     Rientrato in Italia nel 1915, morì per una complicazione polmonare nel 1923, a soli 32 anni







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