IL CASO SARDI - SANTAMARIA (3)
Data: 01/12/2015 23.53
Argomento: i quaderni


 

LE ACCUSE.

La parola al prof. Lai della “Doria”

Genova, 12 – Non ricordiamo che alcuna precedente deliberazione abbia messo tanto a rumore il campo dei foot-ballers quanto la recente dell’ultima assemblea del consiglio. A Genova in ispeciale dove più direttamente è subita la gravità del provvedimento che interessa le due maggiori società cittadine, la notizia ha fatto grande impressione e naturalmente i pareri sono stati divisi in due campi diametralmente opposti. Si comprende che i genoani protestino contro il provvedimento che giudicano illegale, mentre dal canto loro i partigiani della Doria si allietano per aver vinto oggi una battaglia contro il professionismo nel giuoco del calcio.

 



Abbiamo creduto opportuno in questa contingenza di avvicinare il prof. Silvio Lai che nei nuovi fatti ha avuto tanta parte e lo abbiamo trovato proprio mentre stava sfogliando lettere e telegrammi di plauso e d’incoraggiamento che gli venivano dalle società consorelle di Vercelli, Torino, Milano, Roma. A giustificare le deliberazioni federali, egli ci ha spiegato come l’accusa mossa dalla Doria contro il Genoa non sia dovuta affatto ad alcun risentimento od ostilità, ma solo al desiderio vivo di epurare il foot-ball dal professionismo obbedendo ad un senso di giustizia.

Ma gli abbiamo osservato:

 

“Non credete voi che si sia deliberato senza avere prove di fatto?

Di questo appunto noi dobbiamo compiacerci – ci ha risposto – e cioè che la deliberazione sia stata presa seguendo un nuovo indirizzo di giudizio, senza necessità di  documenti, di prove materiali, ma basandoci solo su quelle morali, cioè sopra una acquisita convinzione. E a questo sistema è purtroppo necessario ormai ricorrere se si vuole raggiungere lo scopo: se si vuole ottenere una buona volta che la forza dei clubs non debba ricercarsi nella ricchezza economica degli enti, ma invece nel fiorire delle energie dei giocatori, se si vuole che le partite siano vinte non dai più ricchi, ma dai più forti, se si vuole che lo scopo delle società sia quello di formarsi dei buoni giocatori italiani, non di comprarne dai valenti stranieri. Vercelli, Casale, Novara, ci insegnano come i loro migliori elementi di prima categoria siano tratti dalle squadre minori, e la Doria ad esempio con giuocatori nazionali ha vinto quest’anno il campionato ligure-lombardo riserve e quello ligure di terza categoria. Del resto nel caso Fresia come accusa ci siamo basati sopra testimonianze, come argomentazione sulla deficiente difesa del Genoa che non ha mai categoricamente smentito quanto veniva addebitato al suo nuovo giuocatore. Bisogna una buona volta cominciare. È bene quindi che, in attesa di poterci liberare del professionismo praticato dagli stranieri, la Federazione abbia voluto intanto usare un mezzo repressivo perché il male, cacciato dall’uscio, non rientrasse dalla finestra col sovvenzionare elementi nazionali”

 

D’altra parte, da fonte che non è affatto propensa né per l’uno né per l’altro partito, ci viene osservato come mai nel riguardo del professionismo del Fresia questa convinzione siasi manifestata solo ora, cioè appena venti giorni dopo la sua entrata nel Genoa e non si sia voluto approfondire la situazione di questo giuocatore anche nei riguardi delle altre società alle quali aveva prima appartenuto.

 








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