IL CASO SARDI - SANTAMARIA (12)
Data: 24/12/2015 13.47
Argomento: i quaderni


 

Il Genoa a Canossa  (segue)

 

L’articolo evidenzia la viva commozione destata dalle vibranti parole di Oberti nell’assemblea, che le accoglie con vivi applausi.

Si susseguono gli interventi: Bonomi, del Brescia F.C., vorrebbe che la penalizzazione andasse al membro del Genoa Club che ha compromesso la sua società; Lombardi afferma di aver ascoltato con piacere la filippica contro il professionismo e di associarsi alle parole dell’avv. Sarteschi: il Piemonte F.C. ha sempre dato l’ostracismo a tutto ciò che sa di professionismo ed è quindi d’accordo nel colpire. Pasteur non ha negato i fatti, ha voluto dividere la responsabilità del Club da quella del socio mecenate, ma non crede però che questo socio abbia dato 3mila lire per suo conto personale anziché per la Società.

 



Dopo l’intervento di Valvassori teso a meglio chiarire come si sia giunti a determinare la discordanza fra le due date in cui furono riscossi i denari, il presidente sospende l’adunanza per consentire di raggiungere l’accordo su uno unico e condiviso che ricomprendesse i vari ordini del giorno proposti.

Il delegato Derossi (Minerva F.C.) presenta quindi l’ ordine del giorno, al quale si associano i delegati Baraldi (U.S. Milanese), Colombo (Racing), Brezzi (Alessandria) e Bozino (Pro Vercelli), già riportato a proposito del servizio de La Gazzetta dello Sport

Seguì una lunga discussione, cui parteciparono Forlano (Stresa Sportiva) proponendo clemenza per le società eventualmente ritenute parimenti colpevoli; Carrara, della Virtus Juventusque, che dichiarava di non sentirsi di sanzionare i provvedimenti contro il professionismo perché sino ad allora non si era fatto niente; Bozino che sosteneva non una sanatoria ma una diminuzione di rigore e l’instancabile avv. Sarteschi (Novara) che si “ribellava” alla tendenza per una clemenza poiché non credeva sufficienti le penali di 2 o 3 mila lire trattandosi di una Società recidiva come il Genoa Club.

Il rappresentante del Nazionale Lombardia, Rigoliosi, rilevava infine che in altri casi non si erano adottati provvedimenti come si sarebbe dovuto e si dichiarava poco persuaso dell’efficacia delle sanzioni punitive. Dopo un’ ulteriore invocazione dell’avv. Bozino alla concordia di tutti i rappresentanti per  raccomandare mitezza per il passato e grande rigore per l’avvenire, il Presidente dava ancora la parola a Pasteur, che così parlò:

 

“Dopo le nobili ed elevate parole dell’egregio amico Oberti e dell’illustre avv. Bozino, io non sono in grado di parlare, tanto più che il generoso contegno usato dai predetti oratori e da tutta l’assemblea verso la Società che rappresento in questo doloroso momento, mi ha profondamente commosso. Mi limito quindi a ringraziarvi tutti a nome del Genoa Club, certi come potete essere che il contegno dell’assemblea verso il Genoa Club non sarà dimenticato e non mancherà di dare i suoi buoni frutti”.

 

L’assemblea applaudì a queste parole ed il Presidente, unendo il suo personale plauso a quello dell’assemblea, mise in votazione l’ordine del giorno per appello nominale che venne approvato con 45 favorevoli su 48. Votò contro il rappresentante della Fiorente di Genova mentre si astennero il rappresentante del Genoa Club e quello della Stresa Sportiva.

 

Per quel che concerne la stampa genovese, Il Secolo XIX ed il Caffaro riportarono sostanzialmente le notizie pubblicate altrove e già trascritte.

Il Secolo XIX, il giorno 15 luglio - quindi due giorni dopo lo svolgimento – dava notizia del processo titolando: “Qui stanno girando dei soldi tra i dilettanti del calcio. Meglio che il Genoa cambi strada”. Dopo aver sommariamente ricordato i fatti ed i motivi che avevano portato all’imputazione del Genoa e di alcuni giocatori e le argomentazioni addotte a difesa, si entrava nel merito di quanto accaduto nel processo.

 

“E l'assemblea si è tenuta numerosissima di delegati, quale non si riscontrò in altre occasioni.

Date le voci corse ci si attendeva grandi cose, specialmente dalla parte del Genoa. Invece la questione ha potuto risolversi in modo equanime. Erano presenti 48 delegati delle Società. Il Genoa era rappresentato dal noto sportman gentleman, signor Pasteur. Egli – dopo che il dottor Scamoni ebbe riassunti i fatti che portarono alla deliberazione Federale – non negò né ammise la colpevolezza del Club, ma disse che i fatti che al Club si addebitavano erano opera di un socio il quale aveva agito di propria iniziativa, e che per conseguenza il Genoa non doveva scontare una colpa non sua. Tutto questo il signor Pasteur ha esposto con grande fermezza, con parola chiara ed espressiva. Le parole di Pasteur fecero impressione all'Assemblea, si ché nessuno trovò strano che il suo avversario diretto, il presidente dell'Andrea Doria, cav. Oberti, abbia avuto per lui cordiali espressioni e, ritirando l'accusa, si augurò che il Genoa si liberi da certe persone le quali – per troppo amore – hanno potuto temporaneamente rendere antipatico il più vecchio e forte Club d'Italia.

L'avvocato Bozino della Pro Vercelli ha anch'egli cortesi parole per il rappresentante del Genoa ed espone il suo convincimento sulla necessità di non colpire maggiormente il già colpito Club, tanto più dopo le dichiarazioni di redenzione fatte dal leader rappresentante del Genoa”.

 

Veniva quindi riportato l’ordine del giorno e l’esito della votazione a riguardo dello stesso.

Dal canto suo, il Caffaro, sempre lo stesso giorno 15, sotto il titolo “L’assemblea straordinaria della Federazione del Calcio a Vercelli”, riprendeva in pratica l’identico testo pubblicato dal Corriere della Sera.

 

 

Più diffusamente e in maniera piuttosto originale, trattava l’avvenimento domenica 20 luglio Il Calcio, sotto titolo a tutta pagina “Considerazioni e note dietroscena sull’assemblea di Vercelli”. Dopo aver svolto le considerazioni di cui al titolo, il direttore Astillero ricordava i momenti ed i protagonisti principali del processo:

 

“La seduta ebbe momenti drammatici. Le dichiarazioni di Pasteur, i discorsi del cav. Oberti e dell’avv. Bozino, il voto dell’assemblea, furono episodi di insolita solennità nel mondo dei footballers.

Il Genoa, quando venne a conoscenza che il suo sistema di difesa crollava per le colpe di un suo membro, si appigliò al miglior partito: quello di presentarsi all’assemblea, di confessare d’esser caduto in errore, di separare nettamente la responsabilità del club ignaro di tutto dalla responsabilità del membro autore degli atti di professionismo.

Era tuttavia difficile presentarsi all’assemblea e tenere tale contegno. Il Genoa Club ebbe la fortuna di poter mandare il signor Pasteur. La sua persona era il vivo esponente delle più pure tradizioni genoane, dei migliori ricordi dei primi tempi di battaglia. Pasteur può dire: Veni, vidi, vici…

I rappresentanti doriani, seppure erano animati da giustificati propositi ostili contro il Genoa, si sentirono disarmati di fronte all’avversari leale e gentiluomo delle prime battaglie fra genoani e doriani. Così il cav. Oberti ebbe facile la parola generosa verso il club rivale, potè facilmente esaltare il passato glorioso del Genoa, potè stendere la mano amica al rappresentante degli avversari.

Il Genoa, come disse il cav. Oberti, esce diminuito dalla lotta, al pari della Doria. Ma l’avvenire è provvido di ravvedimento e di ripari (…)”.

 

In cosa consisteva quell’originalità rispetto agli altri giornali, quel tocco di quasi scanzonata ironia pur nel trattare un argomento che tanto seriosa attenzione aveva suscitato nonchè dispute anche accese, di cui poco sopra si diceva? La particolarità si ritrova nell’articolo “Dal mio taccuino” (firmato Selz.), con cui il processo viene raccontato in forma cronachistica fatta di appunti nelle sue varie fasi - prima, durante, dopo - in chiave semiseria rispetto alla generale gravità conferita al tutto.

 

“Sbarcando a Vercelli, nel piazzale davanti la stazione, la solita folla dei bicciolani [1]indomenicati, venuta a godersi il grande avvenimento del giorno: l’arrivo dei delegati.

I vari treni del mattino riversano le grandi personalità del mondo footballesco: mezza Federazione, un nugolo di autorevoli rappresentanti dei maggior Clubs, qualche curioso venuto da lontani lidi senza neppure essere molto sicuro se l’assemblea sarà pubblica.

Vercelli dorme desolatamente sotto il solleone. I saluti che scambiano sono veramente…calorosi. Quindi facciamo conoscenza con le mosche bicciolane. Dio, quante mosche! Sono milioni e milioni, tutte desiderose di dare un personale benvenuto ai forestieri. I signori delegati, gravi, gravi, mentre si salutano colla serietà richiesta dalla circostanza, si autoschiaffeggiano a più non posso. (…)

                                                                                  

La “bombetta” sta per scoppiare sul serio, non c’è che dire. Appena arrivato, la faccia contrita d’un gruppetto genoano mi mette in sospetto. O genovesi, perché sì gran duol?

Un rosso e bleu mi piglia a braccetto, mi trascina in un luogo appartato, sotto l’ombra di un ippocastano e, stringendomi a più non posso il braccio, mi sussurra all’orecchio con voce rotta dall’emozione:

- Tutto scoperto!.. Rovinati… Non ci resta che confermare… Davidson… lo chèque delle 3000 lire… non era uno ma due… imprudenza… assurdità, ridicolo… rovinati completamente… figuraccia…(…).

Chi l’avrebbe detto? Non ci resta che andare a fare la prima colazione.

 

A poco a poco l’aula della palestra, dentro l’Esposizione, si va affollando di delegati.(…)

Si nota un fatto un po’ fuori dall’ordinario: Pasteur parla animatamente coi… doriani. Incredibile, ma vero. I delegati neutrali guardano quel gruppetto con circospezione e girano al largo.

Intorno, per la sala, una infinità di fioretti attaccata al muro, a portata di mano. Ce ne sono tanti che ciascun delegato potrebbe armarsi. Convenitene: da parte dei vercellesi ospitanti è una bella imprudenza aver lasciato tante spade alla mercè di tutta quella gente. Che non appena la discussione si infervorerà, verrà ai ferri corti.

Un delegato propone un duello tra Pasteur e il prof. Lai: una specie di giudizio di Dio sul caso Sardi-Santamaria. (…)

 

Resegotti, detto l’inquisitore, gira con un gran busta sotto il braccio. Assicura che è gonfia di documenti. Ancora pochi giorni e scoppieranno altre “bombette” del genere.

 

 

Qualche delegato guarda quella busta stranamente gonfia con occhio abbastanza preoccupato. Dopo tutto, sicuro sicuro di non aver peccato, chi può esserlo? Ho visto lo sguardo d’un delegato errare da un bel fioretto al ventre di Resegotti. Il quale, ignaro dei propositi assassini che la sua busta suscitava, chiacchera animatamente, dicendo che se l’assemblea darà torto alla Commissione d’indagine, egli ipso facto darà fuoco a tutto l’incartamento degli altri casi di professionismo in istruttoria.(…)

 

L’ing. Mauro viene eletto presidente dell’assemblea. L’ex rosso e nero diventa ora nero e azzurro (ma non si tratta d’un caso di professionismo): un presidente coi fiocchi, energico, imparziale, dominatore dell’assemblea.

Alla sua destra, chiuso in un’elegante palandrana, siede il decorativo messer Valvassori, con un paio di baffi veramente da vicepresidente. Alla sua sinistra, il simpatico avv. Faroppa, segretario dell’assemblea. Alla prima proposta di eleggerlo all’onore e alla fatica del segretariato, il piemontino è scappato a gambe levate dalla sala e si è rifugiato nell’Esposizione. (…)

Al gran tavolo dove siede la Corte, prende posto una coppia che con l’assemblea del calcio sembra entrare come il cavolo a merenda. La coppia – lei, una figurina simpatica, con un cappellone che copre mezzo il tavolo – estrae penna e cartelle e si accinge… a stenografare.

Anche gli stenografi? E poi dicono che la Federazione è in bolletta…

 

La verifica dei poteri dà luogo ad esilarantissime sorprese. Si viene, ad esempio, a conoscere che l’ing. Mauro è delegato della Lazio di Roma; che suo fratello, l’avvocato, rappresenta la “fortissima” Società Fides di Milano; che il doriano Laviosa ha il mandato del Circolo San Luigi di Genova. Ma il più bello della faccenda è quando all’avv. Bozino, che funge da verificatore delle deleghe, si presenta il casalesissimo prof. Jaffe con la delega del… Balzola Football Club!

Apriti cielo! I due pezzi grossi del calcio piemontese si guardano con una voglia matta di ridere. Ma, perdio, la gravità dell’assemblea non permette che un sorriso a fior di labbro (…). La Stresa Sportiva è rappresentata dal simpatico geometra Forlano. La vecchia gloria juventina, irriconoscibile oggigiorno, è salutata calorosamente da alcuni amici: - Ciao, Bigio. (…)

 

Ed eccoci al primo momento drammatico della seduta. Pasteur in fondo alla sala si alza con vari fogli in mano. Tutti gli sguardi sono rivolti su di lui.

Il momento è solenne. Il Genoa Club sta passando il più brutto quarto d’ora della sua vita. Pasteur sa dominarsi; la sua voce è ferma ed egli giunge alla fine della sua lettura senza tradire il suo stato d’animo penoso.

L’assemblea è commossa. Ma ecco il rappresentante di Savona che si prepara a guastare tutto, sul più bello. Egli denuncia le trattative che un influente genoano ha compiuto presso un suo promettentissimo giocatore terzino a destra: gli è stata fatta una corte assidua, gli è stato offerto un banchetto, s’è fatto di tutto per farne un rosso e bleu.

Le dichiarazioni dell’avv. Carlevarino suscitano qualche impressione. Ma il rappresentante novarese, l’avv. Sarteschi, piccolo, magro, coi capelli tagliati a fior di pelle, s’incarica di ricondurre il buon umore: - Non inveiamo troppo, dice, contro Sardi e Santamaria. Anch’io, quando avevo vent’anni, se fossi stato giuocatore di football e mi avessero proposto 1500 lirette per cambiar di società…

Scoppio irrefrenabile d’ilarità e tentativo d’applauso subito raffrenato dal presidente scandalizzato.

 

Il discorso del cav. Oberti, presidente dell’Andrea Doria, commuove l’assemblea. Quando egli dice: “Sardi e Santamaria vennero bambini nell’Andrea Doria; per dieci anni furono fedeli alla loro bandiera; poi disertarono per denaro”, vedo – incredibile ma vero – degli occhi lacrimosi.

Le calde parole del maggiore dei doriani suscitano una viva emozione. Il momento è veramente drammatico. Si comprende che questa assemblea segna una delle pagine più memorabili nella storia del nostro football. La stretta di mano che il prof. Lai dà in presenza a tutti a Pasteur, suggella il nobilissimo contegno fornito dai doriani nell’ora più penosa del Genoa Club.

La bellezza dell’atto ci ricorda che lo sport non dovrebbe essere odio tra fazioni né mercato di carne umana, bensì affratellamento di energie, gara di nobili sentimenti, educazione di cuori e di coscienze.

Dopo il discorso del cav. Oberti sono in nota altri oratori. Ma Malvano, l’ala sinistra juventina del buon tempo antico, rinuncia alla parola: - Dopo quel discorso, non parlo più!

 

L’Alessandria ha un valido rappresentante nell’assemblea, che prende spesso la parola e battibecca col presidente. E’, se non erro, ingegnere. Ma l’ing. Mauro insiste nel chiamarlo avvocato.

- Ma perché vuol proprio che io sia avvocato? – chiede irritato l’alessandrino

- Scusi se l’ho offeso! – obbietta sardonico il presidente.

I numerosi avvocati sparsi per la sala pigliano cappello. Si sentono numerosi “Grazie!” a denti stretti.

Il rappresentante del Nazionale Lombarda si dichiara poco persuaso che i provvedimenti federali contro il professionismo possano guidare la barca del calcio italiano in porto, lamentando il numero stragrande di falsi dilettanti le società italiane. Il delegato milanese fissa il segretario federale. Ma questi scatta inviperito – Lei perché guarda me?

Il buon Tonino, nella sua qualità di influente juventino, deve aver creduto che il delegato milanese, guardandolo, intendesse far capire che sotto la maglia bianco e nera covava del marcio.

La sortita riconduce il buon umore e mette in imbarazzo il delegato del giovane club milanese, che ha perso il filo.

 

L’assemblea, quando Dio vuole, finisce. Se sapeste con che entusiasmo si corre alla stazione…




[1]  Tipici biscotti vercellesi, definizione che l’autore adopera nell’articolo per riferirsi a qualunque cosa relativa alla città piemontese (n.d.r.)

 







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